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Leçons de pauvreté

Il crollo della finanza creativa, o la grande truffa del secolo, come sarebbe meglio chiamarla, finirà con qualcuno che pagherà caro. Saranno gli speculatori o i cittadini? Ma diamine, i primi, come sempre. In Italia, decine di avidi finanzieri rovinati vagano per le strade cercando di trovare gonzi al gioco delle tre carte, o ai dadi, vendono false borse firmate e dvd taroccati, rubacchiando qualche soldo visto che non possono più farlo in grande.
Abbiamo visto l’industriale Tronchetti Provera vendere biro all’angolo della strada e i grandi manager della Fiat vendere arbres magiques usati, visto che non possono più spacciare auto.
Ma il più colpiti sono gli uomini del governo. Il povero Berlusconi ha perso due miliardi di euro e subito è corso in televisione piangendo e pregando gli spettatori di comprare azioni, soprattutto le sue di Mediaset. Un caso di accattonaggio mediatico senza precedenti. Dopo averlo visto Sarkozy ha deciso che porterà alla riunione dei G8 una bancarella di dischi di Carla Bruni.
Silvio ha schierato in televisione tutti i suoi esperti economici che hanno spiegato come questa crisi non sia colpa della speculazione e dell’avidità selvaggia, ma dei pavidi risparmiatori che non hanno più il coraggio di investire. E soprattutto dei maestri di scuola, che invece di esser contenti di essere licenziati a raffica, osano manifestare in piazza con gli studenti. E i sindacati italiani? Dopo aver fatto fallire l’Alitalia ora sono riusciti a sabotare anche la General Motors, mediante un maleficio transoceanico.
La gang della criminal-finanza sta facendo i salti mortali per confondere le acque, il ministro Sacconi ha perfino sostenuto che il Dow Jones è il nome di un suonatore di banjo.
Il ministro Tremonti, che cambia idee economiche sette volte ogni notte, ha detto che nessuna banca chiuderà. Qualcuno ha aggiunto: perché così la notte ci potranno andare a dormire i disoccupati senza casa.
Ma nessuna rassicurazione è efficace, la figura del manager rampante, che ha occupato trionfalmente le copertine dei giornali e gli altari delle pubblicità, sta perdendo il suo fascino. Silvio, ridotto in miseria, è tornato a suonare il piano-bar sulla riviera adriatica, e per fare ridere fa l’imitazione di Berlusconi. Gianfranco Fini, presidente della camera, uno che ama fare il sub nei parchi naturali protetti, ha aperto una piccola pescheria. I capi della Lega Bossi e Maroni sono costretti a dipingersi il volto di nero e vendere ombrelli ed elefantini di legno per strada fingendosi senegalesi.
Un esercito di direttori di banca, e di manager privati dei loro stipendi favolosi si accalca davanti al Billionaire, già locale dei Vip, ora mensa per i poveri. Le attrici più viziate e le ministre di regime lavorano in ditte cinesi clandestine a Milano, insieme a bambine di dieci anni.
L’unica che ha mantenuto l’imperturbabilità è stata la camorra. Il commercio della droga è sempre più florido e non è quotato in borsa. E in tempi di crisi, le banche saranno più che mai liete di riciclare denaro sporco. Anzi nascerà la superbanca Bdmc: Banco di Mafia e Camorra. Scommettiamo che tutti correranno a versare?
Anche il papa si è fatto sentire. Ha detto che i soldi non sono niente, solo la parola di Dio è solida. Tutti si aspettavano che aggiungesse: quindi in questo difficilissimo momento la chiesa dona tutti i suoi immobili e il patrimonio agli italiani poveri per superare la crisi.
Niente di tutto questo. Il malloppo del Vaticano resta ben chiuso nei forzieri della IOR, l’unica banca che non ha il caveau sottoterra, ma ai piani alti, vicino al cielo.
Poveri italiani, sono un po’ confusi. Tutti intenti com’erano a picchiare e insultare neri, cinesi, islamici e gay, si sono accorti che forse avevano intorno dei nemici molto più pericolosi e nocivi. Chissà se continueranno fiduciosamente a votare gli uomini che stanno rubando al paese soldi e speranza, coloro che rappresentano l’avidità senza regole che ha causato questa crisi. Se esiste un Dow Jones dell’intelligenza e del buonsenso, in Italia ha segnato in questi anni un meno novanta. Risalirà un pochino?

(Originale in italiano, tradotto in francese da Marguerite Pozzoli)

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