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Monologo di Nerone tiranno incompreso

Irriconoscenti, traditori, proditores. Tutti contro di me. Che sono il più grande imperatore della Storia. La Storia dove dentro ci sono le mie storie…

Per Apollo Musagete… e Giove Priapo… e Mitra Mabellona… e Bacco Maimone. Ma che affanno la vita del tiranno, come faranno quelli che verranno e peggio di me saranno?

Sì, parlo spesso in versi, mi viene naturale.

In futuro si dirà di un tirannello “quello è un Nerone”, ma non è giusto, ogni tiranno è diverso, ne verranno di tutti i modelli e i tipi, chiamateli colloro nome, non col mio paragone.

Io sono una vittima dei media, parola latina non inglese.

Mica sono stato io a volere questo posto. Mia mamma Agrippina la iena l’ha voluto, il senato l’ha votato… il popolo ha applaudito… Seneca mi ha istruito. E adesso mi han mollato.

Io c’avevo solo sedici anni, ero un ragazzetto di Anzio pieno di sogni, non volevo diventare padre della patria. Io non cercavo Giove o Marte, cercavo Apollo, anzi Marsia il Sileno, volevo suonare la cetra in un gruppo rockulus. Io sono un artista musicista cetrista citaredo cinedo aedo pittore scultore e, super omnia, poeta. Poi ve dico le poesie mie. E invece eccomi qua circondato dalle trame dall’odio dalle congiure.

Con tutto il bene che ho fatto a questo paese. Storici, giudici, oracolisti, giornalisti, filosofisti… tutti maledetti e mendaci.

Dicono che ho distrutto Roma ma sono bugie, io ho fatto un piano edilizio straordinario. Non auscultate i media. Io ero contro i palazzinari, mica ci ho fatto affari insieme come chi verrà poi. Ho proibito i palazzacci di più di venticinque metri, ho eretto portici e cortili. La Domus Aurea, be’, sì, è una villetta caruccia, ne va del prestigio del mio ruolo, che devo vivere in un monoloculus? E dentro c’erano robe di ingegneria mai viste prima, organi idraulici e altre meraviglie.

Ho portato la pace nell’Impero.

Parti / armeni / britanni / mai più faranno danni, li ho sconfitti / senza far una piega / sono un fiore di stratega.

Dicono che sono sanguinario. Be’, mi devo difendere, qua c’è una congiura al giorno, anzi due, dopo pranzo e dopo cena che se fa oggi? Se congiura. Il senato è molto più sanguinario di me, io ho cercato di salvare gli schiavi dalla pena di morte, loro si sono accaniti. Una ganga di vecchi crudeli. Mamma Agrippina sì che era crudele, peggio delle Erinni, ho dovuto farla ammazzare… se no lei ammazzava me.

Io ho fatto grandi opere: ho iniziato a costruire l’Istmo di Corinto. Va be’, non l’ho finito ma ci ho provato. Dicunt che è un progetto megalomane, ratio penis, idea del cazzo, ma mica ho delirato, mica ho detto che facevo, che ne so, il ponte di Messina. Per certi lavori ci vuole tempo. Ho iniziato da poco la via da Salerno a Reggio Calabria, la finiranno i miei posteri, entro dieci anni sarà finita, giuro.

Dicono che sono narcisista. Vero, sono molto bello, mo’ me vedete sciupato ma ero Enobarbo tutto riccioli di bronzo lunghi sulle spalle. Dicono che sono dissoluto, che mi perdo con le donne e coi ragazzi. Vero, ma poi li sposo tutti. E Seneca e Petronio e Svetonio, tutti più dissoluti di me, ipocritoni porconi simulatores.

Basta calunnie, io sono bello buono e alto, ma se mi fanno girare i dioscuri mi incazzo. I congiurati? Sì, ho fatto una legge ad personam… la pena di morte ai traditori… ne ho ammazzati a decine, ma ancora ce n’è. Corbulone, Pisone, Fineone, li ammazzo tutti. Perché io non fingo di essere democratico. Non sono un tirannello mascherato e sorridente. Non faccio il buon cristiano. Per Bacco e Giove e Mitra, e adesso anche per ’sto Cristo.

I cristiani? Non li capisco, sono geneticamente diversi, mettono il peccato dappertutto come noi la salsa di pesce marcio sul cibo. San Pietro e san Paolo non li ho fatti fuori io, chiaro? Ma quale Anticristo, io sono la vittima.

Vi dico la verità: detesto la politica. Io canto io suono io compongo. Io c’ho uno yacht, una galea… e porto in giro per i mari i miei amici… facciamo cose belle, canto per loro, cucino il pesce… danzo in perizoma. Allora sono felice. La politica, horribile visu. Una cloaca maxima di servi di ruffiani di traditori. Che affanno la vita del tiranno, chissà come faranno i tiranni che verranno.

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