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L’isola degli onorevoli superstiti

Il gruppetto di uomini sta seduto in circolo in una minuscola isoletta, sopra il mare color fango. Una capanna, due palme e una cassa di banane e nient’altro… Dal mare spuntano alcune rocce. A ben guardare, sono la Madonnina e le guglie più alte del duomo di Milano, sommerso dalle acque. Gianfranco Fini, con muta e pinne prende la parola.

Dichiaro aperta la seduta del governo post-catastrofe, lo tsunami climatico che ha cancellato l’Italia e metà del mondo. Chiedo all’onsup, onorevole superstite Maroni un rapporto sulla situazione.

— Ricordo all’onorevole Fini che soprattutto lo tsunami ha allagato tre quarti di Padania. Dai rapporti che abbiamo ricevuto tramite il solo cellulare funzionante, al nord non dovrebbero esserci più di settanta-ottantamila italiani superstiti, quasi tutti rifugiati sulle montagne. Dal sud nessuna notizia.

Scatta in piedi l’onsup Di Pietro.

— Contesto queste ricerche fasulle e politicamente orientate. Io, tramite gabbiano viaggiatore, ho notizia di almeno ventimila persone sull’Etna e sul Vesuvio.

— Basta perdere tempo — interviene l’onsup Schifani — siamo qua perché la situazione è di estrema emergenza. Abbiamo soltanto un barcone da pesca, una zattera e circa un quintale di banane. Dobbiamo decidere come utilizzare le risorse, come dividerle tra noi e come organizzare i soccorsi…

— Un momento — lo interrompe l’onsup Bersani — abbiamo anche lo yacht privato dell’onsup Berlusconi, e in un momento come questo non vedo perché non usarlo.

— La solita campagna di odio della sinistra dice Berlusconi, vestito con una giacca tre volte la sua taglia — siamo sott’acqua ma non siamo ancora un oceano comunista, esiste ancora la proprietà privata. Sono il premier in carica, e decido io. Propongo che con i mezzi a disposizione si vada verso est. Mi risulta che tra i superstiti ci siano numerose donne, anche un corpo di ballo russo, e quindi dobbiamo direzionarci in tal senso.

— Non sono d’accordo — dice Bossi — propongo di dividere le forze. Lo yacht va a cercare le russe, ma il barcone vaa ovest, verso le cime delle alpi Orobiche dove i padani sicuramente resistono. La zattera la lasciamo all’opposizione, ma senza remi.

— Propongo di dirigere la zattera verso Roma — aggiunge l’onsup Rutelli — ho avuto una visione: mia moglie è in salvo sulla cupola di San Pietro, insieme a alcuni sacerdoti.

— Propongo alla sinistra di dividere in quattro la zattera — dice l’on Bersani — e ognuno vada a cercare i suoi elettori superstiti.

— D’accordo — dice Fini. — Ma intanto dobbiamo decidere chi guiderà le operazioni di salvataggio. Io, in quanto esperto sub, io mi offro per un governo tecnico, conosco il mare meglio di chiunque altro. Andrò con la fidata Polidori.

—Traditore, non mi freghi — ruggisce Berlusconi — tsunami o non tsunami, anche nella catastrofe resto io il capo. Mettiamo ai voti la fiducia. Bondi terrà la conta, lui è neutrale.

—Facciamo in fretta, muoio dal freddo — dichiara l’on Bondi in mutande, in quanto ha dato i suoi abiti a Silvio. — Sono iscritti a votare gli onorevoli superstiti Berlusconi, Maroni, Schifani, Ghedini, Bossi, Bondi, Kitty, Bersani, Fini, Di Pietro, D’Alema, Rutelli, Casini, Polidori e Scilipoti.

— Si vince — sussurra Di Pietro — siamo otto a sette per noi. Scilipoti, lei non si faccia corrompere.

— Nei secoli fedele — risponde Scilipoti.

— Contesto il voto della signorina Kitty — interviene Casini.

— La signorina Kitty ha tutti i diritti — precisa Ghedini — essa è una bambola gonfiabile appartenente all’onorevole Berlusconi e durante la notte si è deciso con una legge ad personam che le bambole gonfiabili possono votare. Ho la delega…

— Propongo di votare in segreto — dice Casini — il nostro gruppo non ha ancora deciso la linea.

— Quale linea? — chiede Di Pietro — Siamo in mezzo al mare, lo tsunami ha sommerso il mondo e voi pensate a queste piccolezze? Io propongo il voto palese per alzata di mano. Prima però organizzerò un grande sit-in subacqueo di protesta nell’Adriatico… inoltre chiedo all’onsup D’Alema se è vero che si è salvato con la sua barca a vela e non vuole dividerla con noi.

— Sono fatti miei — gli risponde D’Alema — approvo il voto palese. A ognuno vengano consegnate due banane, una in buone condizioni e l’altra deteriorata.

La banana buona significherà fiducia, quella marcia, sfiducia. Ora ci serve un ’urna in cui introdurre il voto…

— Propongo nuovamente il senatore Bondi — suggerisce Berlusconi.

— No capo, questo no, almeno questo me lo risparmi…

— Basta perdite di tempo — dice Fini — si dia inizio alla votazione. Per impedire che ci sia una compravendita di voti, propongo di tenerci tutti per mano.

— Io dovrei andare a pisciare — dice l’onorevole Polidori.

— Guai a lei — protesta Bersani — è chiaro che vuole recarsi nella capanna e farsi corrompere dal governo…

— Non posso farla qui davanti a tutti.

— Va bene, ma controlliamoci l’un l’altro. Teniamoci per mano. Non vedo l’onorevole Ghedini.

Passa un minuto, arriva l’onorevole Ghedini soddisfatto (sottovoce a Berlusconi).

— Fatto, La Polidori è con noi. Le ho promesso il Ministero della Marina…

— C’è puzza di marcio — dice Di Pietro. — Nessuno più si allontani… Chi va a prendere le banane?

— Andiamo noi — dicono Casini e Ghedini insieme. Tornano con la bambola gonfiabile Kitty e le banane.

— Comunque vada — ruggisce l’on Bossi — almeno un milione di padani che resiste in apnea sul fondale del Po è pronto a combattere.

— Combattere per cosa, cazzo — risponde Bersani. — Il mondo è quasi completamente distrutto.

— Disfattista — lo apostrofa Schifani — si dia inizio alle votazioni. Come urna propongo questo tegame da cucina.

— Non è un tegame. È un Rolex gigante che volevo regalare a Putin — dice Berlusconi — ma pazienza, la situazione richiede sacrifici.

— Allora ecco due banane a testa — spiega Fini. — Una la mangiate con l’altra votate.

Voltiamo tutti le spalle all’urna. Comincio io!

Viene eseguita la votazione, ognuno controlla gli altri.

— Ecco, ora possiamo contare le banane— dice Fini. — Dunque le banane marce sono… cazzo sono sette, e anche le banane sane sono sette. Cosa è successo?

— Pari vuol dire fiducia — precisa Ghedini — lo dice il regolamento.

— Scilipoti, sei un disgraziato — urla di Pietro — ti sei fatto corrompere.

— Avevo troppa fame, le ho mangiate tutte e due. E poi Berlusconi mi ha promesso che mi fa fare un giro con Kitty.

— Polidori — ringhia Fini — traditrice.

— Mi chiami signora ministra — dice la Polidori — so che mi odieranno, voglio subito il gommone blu con la scorta.

— Non possiamo andare avanti così — dice Bossi — propongo una nuova votazione e basta con la dieta di banane, la Lega ha una proposta costruttiva. Proponiamo di mangiare l’onsup Bondi arrosto.

— Aiuto — dice l’onsup Bondi, e si tuffa in mare incurante degli squali. Si ode il rombo di una nuova onda anomala.

— Niente panico, il governo è saldo, penso a tutto io — dice Berlusconi — facciamo una diga di sabbia.

Rutelli e Casini si siedono a parte e fanno gruppo misto. D’Alema sparisce in cima alla palma. Di Pietro fa a cazzotti con la Polidori. Scilipoti si apparta con Kitty.

— Non disperdetevi. Il governo è saldo. Propongo di votare una legge che limiti il potere della magistratura — urla nel fragore Berlusconi.

La seconda ondata si abbatte, sull’isola, e le acque si richiudono sul mare deserto.

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