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Lettere dall’Italia indignata

Il mondo contemporaneo, pur governato da ex-bambini, non ama i bambini ma si accanisce
nel maltrattarli, sfruttarli e ucciderli.
Questa sorprendente scoperta ha destato i regnanti dal loro sonno.
Scoperta perlomeno sospetta e tardiva, visto che è impossibile nascondere il
commercio di duecentocinquanta milioni di videocassette.
Ma lo choc mediatico ha risvegliato negli italiani un’indignazione che potrebbe durare
più dei tre giorni abituali. Ecco alcune delle lettere ricevute.

Cari redattori,
bravi, bravi. Ho letto i vostri articoli e se non avessi avuto il mascara fresco,
avrei pianto. Sono madre di due bellissimi figli e so cosa vuole dire essere in pena
per loro. Ieri ero tanto turbata dalle immagini dei pedofili che ho fatto sei elemosine
in cento metri di shopping e mi sono sentita meglio.
Il problema è che nella società moderna i bambini sono abbandonati a se
stessi. I miei tesori, Giampiero e Maria Luisa (oppure Piermario e Annalisa, mi confondo
sempre), non sono mai soli. Lunedì e giovedì vanno a lezione di equitazione,
martedì e venerdì Giampiero frequenta karate, Maria Luisa va a danza
classica, mercoledì viene l’insegnante di tedesco, il sabato vanno in campagna
dai nonni e domenica che per me e mio marito è l’unico giorno libero, li lasciamo
con la baby sitter. Certo mi piacerebbe vederli di più, ma sono tanto impegnata.
Il mese scorso sono andata a prenderli a scuola a mezzanotte, ma erano già usciti,
quei dispettosi, e tutte le mattine ci parliamo attraverso la porta del bagno.
Inoltre hanno tutti e due il telefonino e se hanno bisogno possono chiamare i nonni o
la questura.
È proprio vero, non bisogna mai abbandonare i bambini, e io non so come fanno
quei genitori poveri a lasciarli tutto il giorno da soli, per forza poi che succede
qualcosa di brutto, sono proprio mamme senza cuore e ora vi lascio perché è
entrato un amico di Giampiero che chiede se può mangiare qui a casa, e io gli dico
che però Giampiero non è ancora tornato, e lui dice “mamma, Giampiero
sono io”. Che sorpresa, ma quanto è cresciuto! È bello vedere i propri
figli crescere bene…

Cara “Repubblica”
sono un imprenditore del Nord e sono molto incazzato con quei bastardi di slavi che
stuprano i nostri bambini. Quest’anno sono stato a Bangkok con un amico e ce la siamo
spassata con delle ragazzine locali un po’ giovani, ma si sa che nel terzo mondo dieci
anni valgono trenta dei nostri. Ho portato qualche foto a casa e adesso mia moglie dice
di vergognarmi, che sono un orco anch’io. Come se fosse possibile il paragone!
Da una parte un uomo sano sposato ariano che si diverte un po’ con delle bambine e deve
anche pagare, dall’altra parte dei pezzenti depravati cibernetici che ci guadagnano.
È giusto proteggere i nostri ragazzini, mica i mini-accattoni zingari e musulmani
che vanno in giro per la città a rubare, a quelli se gli succede qualcosa gli sta
solo bene. Io sono d’accordo con Biffi, un arcimprenditore vecchio stampo, attento alla
salvezza delle anime ma anche alla rendita degli immobili. Lui è giustamente
preoccupato che gli sceicchi arabi entrino in concorrenza con gli investimenti
patrimoniali della Chiesa. Ha ragione, via gli infedeli corruttori, ognuno al suo paese!
Parto domani per la Thailandia. Continuate nella vostra sacrosanta battaglia, e se volete
delle foto un po’ particolari, scrivete pure al mio indirizzo.

Cari redattori,
Sono un padre moderno e progressista. Giusto, giustissimo denunciare la violenza dei
pedofili e soprattutto mettere in guardia i ragazzini. Io, prima che escano di casa,
picchio sempre i miei tre figli, perché voglio insegnare loro a difendersi.
I due piccoli le prendono e basta, ma il grande sa già reagire e ieri mi ha morso
un ginocchio. La mamma non capisce che è per il loro bene, li difende e mi tocca
di riempirla di sberle, lei e la suocera che si mette in mezzo, e ieri ho ammazzato
di botte un vicino stronzo che sente le urla e dice che disturbo.
Capito quanto è insensibile la gente nei confronti delle violenze ai minori?
Allego, per i bambini poveri del Ruandistan un pacco di solidarietà
“Missione arcobaleno”.
Dieci yogurt scaduti, una ricotta semovente e una confezione di bende e cerotti
(chissà perché, mia moglie ne ha sempre una di scorta…).

Cari amici,
sono un signore che si occupa di volontariato.
Lodevole lo sdegno del paese, anche se da tempo ci sono associazioni che denunciano
quotidianamente maltrattamenti a minori e non solo da parte di pedofili.
I dati erano a disposizione di tutti: in tre anni seicento bambini scomparsi nel nulla.
Ventimila ospiti (di cui quattromila disabili) in orfanotrofi e case alloggio,
che sperano in un affido nonostante il parere contrario di Bossi.
Dieci denunce per violenze a minori ogni giorno.
Ci accorgiamo della guerra ai bambini solo quando sono vittime.
Se no restano piccoli consumatori da farcire di gadget, pubblicità e merendine
salva-balene. E non basta più esibire foto di negretti morenti: è
necessario mettere sotto ogni foto una didascalia precisa che ci informa di che
etnia sono, chi li ha ridotti così, cosa si può ancora fare per loro.
Non solo col rattoppo della beneficenza, ma cercando di fermare il crimine economico
o bellico che li ha colpiti e ancora li colpirà.
Bisogna difenderli dai pedofili ma anche dall’aria irrespirabile, dalle nuove epidemie,
dalle botte legali, dagli orfanotrofi e dalle carceri ghetto, dallo sfruttamento
lavorativo. Nel nostro paese fortunato e ricco non hanno solo bisogno di sicurezza
e supermercati, ma anche di spazi, di varietà culturale e di rispetto, mentre
la fessofilia nazionale li vuole pecoroni e fighetti da Festival Bar o da
Zoo televisivo. La radiosa economia globale non contempla la felicità,
la salute e forse neanche la vita dei bambini come obiettivo primario.
Ma c’è tanta gente che combatte per questo. Un modesto consiglio.
Invece di dare soldi a Pavarotti o a Telefono Azzurro, che li hanno già,
dateli ad associazioni che con altrettanta serietà, minore protezione mediatica
e fondi ridottissimi, operano in questo settore. Ve ne segnalo alcuni.
Il progetto Aurora, centro per i bambini scomparsi e sessualmente abusati, che,
nel disinteresse delle istituzioni, ha lavorato con trenta milioni di sovvenzioni
in tre anni. L’Associazione Accanto, per assistenza a bambini sieropositivi in Italia
e in Africa. Nova, che si occupa di adozioni internazionali. Arciragazzi, sostegno
e recupero dei minori in carcere. E poi il Gruppo Abele e la comunità
di Capodarco. Non fate beneficenza solo a quello che vedete in televisione,
anche se degnissimo. Cercate e informatevi nella vostra città, nel vostro
quartiere. Siate buoni manager: differenziate il vostro investimento in
solidarietà.

Imbelli Redattori,
sono un generale della Nato, padre di tre figli e di seimila marines.
Mi meraviglio di voi. Una cosa è denunciare i pedofili stupratori,
un’altra cosa difendere a oltranza i marmocchi civili.
Come dico sempre alle reclute quando si lamentano di qualche scherzaccio dei vecchi
commilitoni, la gerarchia esiste. La guerra moderna ad esempio, non prevede che
i bambini abbiano un trattamento diverso. Negli ultimi bambardamenti intelligenti
ne abbiamo fatti fuori a centinaia, perché, come spiego spesso nei briefing,
dall’alto di un aereo non puoi vedere quant’è alta una persona.
A dieci anni, come si vede in Africa in Palestina o nel Bronx, un bambino può
essere un pericoloso guerrigliero. Del resto, la guerra comporta inevitabilmente
il sacrificio di qualche “yat”, young accidental target, come lo chiamiamo
noi in gergo. Non facciamo video pornobellici. Nei nostri filmati si vedono solo
delicate e vaporose esplosioni, e non mostriamo mai i cadaveri.
Se poi qualche soldato serbo o sergente Usa, stressato dalla guerra, stupra qualche
bambina, ciò è riprovevole, ma fa comunque parte del diritto al saccheggio
su cui la storia militare è fondata. In quanto alle balle sulle mine anti-uomo,
di cui voi italiani siete meritevoli produttori, dite ai bambini di smettere di
lamentarsi. Che stiano in casa e non gli succederà niente.
Se la loro casa è saltata in aria, vadano in albergo.
Se no cerchino di stare vicino a Saddam o a Milosevic, che è il posto
più sicuro, tanto non li becchiamo mai.

Cara Redazione,
sono una bambina di otto anni. Tutti mi hanno spiegato cosa vuol dire chat,
pedofilia online, hot contact e snuff movie. Ho anche letto su un quotidiano
che come bambina io sono “soggetto di sessualità atopica che
l’interattività mascherata può scegliere come target di morbosità
hardcore”. Solo che io non ho Internet e mio zio Emilio vuole giocare a
“dottore e paziente”. Gli ho chiesto cos’è, e se può
spiegarmelo in inglese, ma lui sta zitto, sbuffa e mi tocca, pardon mi clicca.
A chi lo dico, alla mamma o a Bill Gates?

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