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La grande rottura del ragù

CARO Fausto, come promesso ti invio la ricetta del mio ragù speciale, il ragù Prodi che scioglie tutti i nodi. L’ho fatto sentire a Jospin e Blair e sono rimasti entusiasti, tanto che Blair, adesso, lo mette nel tè al posto dello zucchero.
Il segreto è il soffritto. Il sedano e la carota sono semplici comparse, come Marini e Boselli, ma il punto forte della coalizione è la cipolla, rigorosamente di Budrio.
La devi imbiondire al punto giusto, fino a raggiungere il giallo oro dei capelli della Schiffer, o della banconota euro da 200. Ma non deve soffriggere un istante di più, o diventerà color Cecchi Gori dopo sei lampade al quarzo.
Poi ci va il macinato, due terzi lombo di manzo e un terzo carré di maiale. Come vino, un lambrusco gioviale. Un bel passato di pomodoro fatto dalla nonna e via a cuocere almeno quattro ore.

IL FUOCO deve essere lento e il ragù deve borbottare e farfugliare una nenia incomprensibile, come quando parla Buttiglione. Un capolavoro così non lo potrà criticare neanche D’Alema, che, da quando frequenta Chef Guevara Vissani, assomiglia sempre più a un maitre d’hotel. A proposito di piatti prelibati, hai letto la Finanziaria? Mi sembra venuta bene, aspetto la tua approvazioone. Ah, dimenticavo, ci vuole anche un goccio di panna fresca. Non nella Finanziaria, nel ragù. Un abbraccio di maggioranza, tuo Romano.

Caro Romano, ho ricevuto la ricetta. Mi sembra un ragù deludente e raffazzonato, un macigno sullo stomaco delle masse popolari. Ecco perché Blair e Jospin, tutte le volte che parlano del futuro dell’Europa, fan finta che tu non esista. Anzitutto la cipolla deve venire dal Sud, precisamente da Tropea, è proprio vero che sei sordo alle esigenze del meridione. E poi non deve imbiondire, ma diventare rossa, infuocata, come le nostre bandiere. Fai presto tu, a dire lombo e carré. Credi che un disoccupato si possa permettere questo lusso? Ovviamente, dovrà mettere nel macinato le regaglie e soprattutto il magoncino di pollo. E smettila di sfruttare i pensionati: perché mai una povera nonna dovrebbe ancora fare il passato di pomodoro? La sinistra non deve dare ai vecchi un passato, ma un futuro! Perciò sono meglio i pelati (scommetto che tu preferisci i Cirio). Poi il ragù deve cuocere a tutta fiamma, deve bollire e crepitare come una manifestazione di piazza. E bisogna lasciarlo rosolare almeno trentacinque ore. La Finanziaria non l’ho letta, le prime due le ho votate senza leggerle perché se no mi veniva da vomitare. Non so se la approverò. La panna non ci vuole, è un trucco borghese.

Caro Fausto. Sei proprio un massimalista senza respiro europeo. Quante storie per una cipolla! Blair e Jospin non parlano di me perché mi sottointendono, io sono il leader più sottointeso d’Europa. Ma non mi sembra di aver mai sentito citare il tuo nome, durante la crisi russa. E non farmi ridere, con le regaglie e il magone di pollo. Parliamo di cucina, non di incentivi alla rottamazione. I disoccupati e i pensionati devono avere pazienza, se non hanno i soldi per i ragù ci sono sempre le banche, gli usurai e la lotteria Italia. Quella battuta sulla Cirio potevi risparmiartela. In quanto al termine “borghese”, beh, vedo che ti tratti a Dolcetto, ma non è il vino adatto. E se tieni la fiamma troppo alta, il ragù potrebbe schizzare e macchiare i tuoi leggendari golfini di cachemire. Leggi la Finanziaria, e impara l’Abc dell’economia, invece di delirare. Se poi non vuoi approvarla, mi ha detto Cossiga che ci sono dei vini sardi che col ragù vanno benissimo. La panna ci vuole, lo dice anche Schroeder, che però ci metterebbe anche la cioccolata e il torroncino al rum…

Caro Romano. Di male in peggio. Adesso disprezzi anche il magone, simbolo dell’elettore di sinistra. Sei un fighetto centrista. Ma dimmi, hai mai sentito l’ odore graveolente del brasato nella mensa Cipas della Fiat? Hai mai mangiato dalla gamella sospeso su un’impalcatura a trenta metri da terra? Sai che cosa vuole dire, per una vecchia operaia, dover azionare per ore e ore la manovella di un passa-pomodoro? No, tu non lo sai, sei cresciuto nei salotti finanziari, hai il cuore legato alla cassa con una catenella, come le biro delle banche. Ma le masse popolari hanno bisogno di una svolta. Cipolla sudista, magoncino, e via verso equilibri più avanzati. Se vuoi provare la cucina di Cossiga, fai pure. Io andrò a mangiare a casa D’Alema, Chef Guevara Vissani ci ha preparato il riso alla Richelieu. Non voterò mai la tua indigesta Finanziaria, e le trentacinque ore me le faccio da solo. E nyet panna.

Caro Fausto. Sei un vandalo dei ragù e della politica. Quando mai hai mangiato alla mensa della Fiat o sospeso su un’impalcatura? Lo so che le trentacinque ore le puoi fare da solo, la settimana scorsa hai parlato in televisione per trentaquattro ore e dieci minuti, ancora un piccolo sforzo e ci sei. In quanto a me, mi sento un po’ assediato. Oggi il maitre D’Alema è entrato nel mio ufficio, ha fatto un sorrisetto e adesso sulla scrivania c’è la foto della sua famiglia al posto della mia. Beh, metti pure nel ragù quello che vuoi, vodka, frattaglie e magoni, io andrò per la mia strada, io non consulto le masse popolari, consulto l’indice Mibtel. Se avessimo fatto per questo governo metà dei compromessi con cui abbiamo tenuto in piedi Berlusconi, non ci sarebbe crisi. Non meritate il mio ragù, l’economia globale è un imbroglio (pardon, una scienza) troppo difficile per voi. Ci vuole esperienza e conoscenza della lingua inglese. E ci vuole la panna.

Caro Romano, sei un manager senza sfumature e retrogusto. Non ho mai mangiato alla mensa Fiat, però me l’hanno raccontato, e non sono mai stato su un’ impalcatura ma da piccolo avevo un seggiolone molto alto. Se tu hai il maitre alle calcagna, io ho Cussutta inviperito perché, dopo aver purgato dissidenti per anni, si trova a fare il dissidente. Anch’io andrò avanti per la mia strada, un anno di governo ci ha infiacchito e riempito di centrismo e trigliceridi, un breve intervallo di altri quarant’anni di opposizione ci farà bene, e se il buco dell’ozono lo permette, nel 2040 avremo un vero governo di sinistra, o quaranta veri partiti di sinistra. Certo, gli elettori si aspettavano un menù diverso, e il ragù ormai è bruciato. Ma la vera massaia, caro Romano, si vede da come sa cavarsela con gli avanzi. Auguri e panna.

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