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I mostri della notte di Natale

Che Natale sarà? Un po’ felice e un po’ impaurito. Sembra che tutti si
siano accorti che la Terra è in pericolo, anche se i tecnocrati ecofagi
penecefali riuniti all’Aja, hanno riaffermato che per prima cosa bisogna salvare
gli equilibri politici ed economici del mondo, e poi il mondo.
Un po’ come dire che il mondo è la più grande e pregiata delle
materie prime. Una ventata di eco-paura ha scompigliato i Media, più per
presa di audience che per presa di coscienza.
Figuriamoci l’asse Rai-Fininvest, ormai così finto e impaurito dalla
realtà da affidare la cosiddetta «Tv verità» ad attori
e burattini.

I servizi dei telegiornali oscillavano tra gli effetti speciali dei
film-catastrofe, e fiabe in cui una voce flautata raccontava: «Ci sono
cinque gas assai nocivi all’uomo sospesi nell’atmosfera…». Ah sì,
pensava il giovane spettatore, e chi li ha sospesi, il preside? Ha scoreggiato
Godzilla? Dell’emergenza ambientale si è accorto anche Rutelli, che sotto
elezioni è diventato improvvisamente verde, tanto che invece di
Cicciobello ora lo chiamano Hulk. Nessun segno di vita, invece, dal cranio
tricointermittente del Pataccaro, per cui il futuro dell’universo coincide col
futuro dei suoi interessi, e se la temperatura dell’oceano si alza, lui c’ha la
piscina. Ma ci sono cose più importanti della catastrofe climatica, come
ad esempio proibire i preservativi e i sillabari filomarxisti.
E se ne fregano soprattutto gli americani, la cui solida democrazia vacilla
nello scontro tra due cretini e duecento avvocati. Gli Usa sanno benissimo di
essere i maggiori inquinatori del mondo e perciò vogliono comprare fette
di pianeta da riempire di gas e veleni. Una bella visione solidale e sistemica.
Che i tornadi siano con loro.
Ma basta coi cattivi pensieri: non c’è inflazione, devoluzione o
alluvione che possa fermare i doni di Natale, questa Festa durante la quale
finalmente possiamo comprare in una settimana tutto ciò di cui non
abbiamo bisogno il resto dell’anno. Ecco per voi i tipi più singolari di
donatori natalizi.
L’ansioso. Soggetto che entra in ansia da regalo con largo anticipo, a
volte dal ventisei dicembre dell’anno prima. Ci tiene a far bella figura, ed
è terrorizzato dall’idea di dimenticare qualcuno, o di sbagliare regalo.
La vacanza natalizia è il suo periodo di maggior lavoro. Compila elenchi
di persone e doni da abbinare. Già verso novembre inizia i primi
acquisti. Misura di nascosto l’impronta di un sedere su un divano perché
deve regalare dei pantaloni. Entra di notte in casa dell’amico e gli fotografa
l’armadio con le cravatte. Telefona agli amici del figlio per sapere che regali
vuole suo figlio che deve a sua volta telefonare a tutti gli amici per dire che
regalo devono dire, e il risultato finale è un regalo all’Omnitel.
Potete vedere l’ansioso, la settimana prima di Natale mentre gira per negozi con
una serie di dossier, tariffari e cataloghi. La sua richiesta può essere
terribilmente precisa. Una gonna scozzese verde e gialla per una signora che ha
le chiappe asimmetriche. Un libro per un signore che ha due e mezzo di miopia,
preferisce le copertine coi fiori, ha una passione per i cavalli e vuole che le
storie finiscano bene. L’autore? Faccia lei. Quando finalmente l’ansioso arriva
al fatidico ventiquattro sera, carica un quintale di regali sul portapacchi,
sale in auto e stremato si addormenta nel garage. Si sveglia la mattina del
ventisei. Nessuno in famiglia lo saluterà per un anno.
Il ritardatario. È l’opposto dell’ansioso. Si muove solo un giorno
prima e in un pomeriggio pretende di comprare tutti i regali, fende la folla a
gomitate, insulta i commmessi, ruba orsacchiotti ai bambini, urla «ma che
cazzo ci fa in giro tutta questa gente!». In due ore esaurisce gli
acquisti. Per questa sua fretta, il ritardatario è quasi sempre
monotematico. Cioè, accappatoio rosso per tutti, vaso portafiori per
tutti, dentiere per tutti, compresi i bambini.
L’antinatalizio. Inizia un mese prima a martellare la frase
«quest’anno non faccio regali, e guai a voi se mi fate un regalo, basta
col consumismo». Dopo questo diktat, ecco cosa può accadere.
a) L’anti tiene duro, non fa regali a nessuno ma tutti gli fanno un regalo e
lui, sotto sotto, sente di aver fatto una figura di merda.
b) L’anti tiene duro, non fa regali a nessuno, nessuno gli fa un regalo e lui ci
rimane male e fa l’offeso.
c) L’anti cambia idea, fa regali a tutti, nessuno gli fa regali rispettando il
suo antico volere, e lui si incazza perché l’hanno preso sul serio.
d) L’anti fa il regalo solo al piccolo Sergino, un etto di caramelle, e il
piccolo Sergino glielo tira in faccia.
Il riciclatore. Pericolosissimo. Non si sa se agisca per parsimonia o
vizio atavico. Ma riciclare i regali ricevuti è più forte di lui.
Anche se è un abile incartatore e infiocchettatore, finisce
inevitabilmente smascherato. I suoi errori più comuni: regalare una
statuetta giapponese alla stessa persona che gliel’ha regalata il Natale prima.
Regalare alla fidanzata di nome Adele un libro con la dedica «al mio bel
porcone la sua Cinzia». Regalare agende del 1997, oppure con la scritta
«La banca Romagnola fa i migliori auguri ai suoi clienti».
L’impacchettatore. A questo tipo di donatore non interessa il regalo ma
la confezione. Passa ore e ore a manovrare fogli di carta lucida, nastri, pigne
dorate, neve sintetica, palline di vetro, muschi e licheni. Confeziona statoloni
di ogni forma e colore, è capace di stare tre ore a pensare come
impacchettare un ombrello senza che sembri un ombrello impacchettato. Il
risultato finale è che in quella confusione di nastri e carte, non sa
più di chi sono i regali. Accadono piacevoli scambi: sci di due metri e
mezzo per il piccolo Sergino, una confezione di Viagra per il cane, un osso per
lo zio, un reggicalze per il padre, una pipa per la mamma, un cazzo di gomma per
la nonna e i ferri da calza per il fratello.
Il gastronomo. Regala solo roba da mangiare. Compra ad esempio una
mortadella di venti chili. Poi pensa che è troppo grande ed è
meglio dividerla in due regali. Mentre la divide, ne mangia cinque chili. Poi,
in un attacco di tirchieria, ci fa sei regali e sei mortadelline. Ne mangia
quattro. Si accorge che adesso il regalo è alquanto misero e, per il
nervosismo, mangia le ultime due. Si presenta a mani vuote e, al pranzo
natalizio, vomita appena arriva in tavola la mortadella.
Lo snob. Costui non fa regali né li riceve. Snobba anche il
cenone. Raramente fa l’albero o il presepe. Di questi individui insensibili ce
ne sono parecchi, ad esempio, in Zaire, in Bangladesh e in Sudamerica.
Il tradizionale, o Veronatale. Il più pericoloso di tutti. Per lui
a Natale bisogna rispettare scrupolosamente ogni rito e tradizione. Già
la settimana prima inizia a controllare la casa dove avverrà lo scambio
di doni. Se non c’è l’albero, lo porta lui e lo arreda, se non c’è
il presepe, lo fa, se il padrone di casa è ateo, nasconde la grotta di
Betlemme nel freezer, l’importante è che ci sia. Inizia a massacrare
tutti con telefonate del tipo «mi raccomando non regalare una vestaglia a
mamma che gliela regalo io, e non scordarti il bambolotto a Serena perché
io le regalo la sciarpina». Pedina di nascosto i parenti per accertarsi
che facciano gli acquisti giusti. Controlla anche il Natale dei limitrofi, ad
esempio si fa mandare una polaroid del presepe dalla famiglia della fidanzata, o
telefona al suo dentista chidendogli perché non ha ancora comprato il
panettone.
Sceglie il menù della cena. Si presenta con un centrotavola natalizio
formato da un bosco di abeti, grappoli di palle e una candela alta un metro che,
accesa, ammorba l’aria. Da questa abetaia escono spesso scoiattoli che rubano la
frutta. Obbliga i bambini a leggere la poesia, i grandi a cantare Silent night,
il nonno a raccontare il Natale sotto le bombe.
Tiene tutti inchiodati a tavola fino a mezzanotte. A mezzanotte, distribuisce
lui i regali uno alla volta. Ogni volta il donatore deve spiegare i motivi
profondi della sua scelta, e il ricevente deve esternare con un breve discorso
la sua gratitudine. Ogni venti regali si canta Astro del Ciel e si mangia un
torrone. In una famiglia di dieci persone, questo tipo di distribuzione
può durare fino alle sei di mattina. All’alba, se il Veronatale è
religioso, trascina tutti a messa, se è laico li costringe a fare un giro
in slitta. Se c’è neve bene, se no si va sull’asfalto. Per difendersi da
questo pericoloso individuo, alcune famiglie passano le festività in
baite di montagna o, chi può, sulle isole tropicali, ma il Veronatale non
demorde. Se vedete sull’aereo per i Caraibi un uomo con un albero di Natale e
una valigia di panettoni, sappiate che è un Veronatale che sta per
colpire a distanza.
E Dio non voglia che, per un ritardo, dobbiate passare il Natale in volo con
lui.

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