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Arriva il Codice Romano

Dan Brown è un profondo conoscitore della società e della cultura
italiana. Ha studiato il Rinascimento italiano a Las Vegas, ha una
collezione di cento gondole veneziane in plastica, e ha visitato il
Colosseo in camper. Ma ora dall’Italia arriva la risposta al suo
best-seller: il Codice Prodi, assai più complicato
e misterioso del suo Codice da Vinci.
Anticipiamo la trama: un custode del museo degli Uffizi viene trovato
ucciso, con la gola tagliata. Prima di morire, però, riesce a
spogliarsi nudo, a fare colazione e scrivere sul pavimento col sangue
sei cantiche della Divina Commedia e una lunghissima serie di numeri
misteriosi.

L’indagine viene affidata al commissario Borrelli e ai
vicecommissari Montalbano e Al Bano. La Casa delle Libertà grida al
regime. Il commissario Borrelli scopre che i numeri misteriosi
riguardano i risultati delle partite truccate del campionato italiano,
cioè quasi tutte. Si reca allora allo stadio Olimpico di Roma, dove
scopre che il custode del campo è stato assassinato, ma prima di morire
ha scritto col sangue, in area di rigore e in etrusco, due terribili
segreti. Il primo è che l’Opus Dei e la Juventus sono in realtà la
stessa organizzazione. Il secondo, ancor più sconvolgente, è che Gesù
di Nazareth era in realtà italiano, figlio di un falegname emigrato,
Peppino, e di sua moglie Maria. Inoltre Gesù aveva un fratello, Gegè,
che dalla Palestina ritornò in Italia, aprì una pizzeria, ed ebbe sette
figli. Il Graal, quindi, si troverebbe a Napoli. Borrelli piomba a
Napoli, dove trova subito il calice del Graal, anzi gliene vengono
venduti ben sedici. Ha il sospetto di essere stato fregato. Ma un
templare anonimo gli spiega che la chiave finale della storia si trova
in un dipinto segreto di Leonardo Da Vinci, "La Mona Lisa siliconata",
in cui la celebre modella ostenta due carnose labbra da vamp. Il quadro
si trova alla pizzeria O’Luvro. Borrelli piomba sul posto, per scoprire
come al solito che il pizzaiolo è stato ucciso, ma prima di morire ha
scritto col pomodoro e con i carciofini un misterioso elenco di nomi.

Il commissario e il suo staff stanno alzati tutta la notte per decrittare
l’elenco con un supercomputer, finché la mattina la donna delle pulizie
spiega loro che i nomi sono quelli dei venticinque ministri e dei
settanta sottosegretari del governo Prodi. Recatosi dal premier,
Borrelli gli racconta tutto, spiegando che il pericolo maggiore è che
il dittatore dell’opposizione, Silvio, notoriamente megalomane e
iscritto a logge segrete, sta già cercando di farsi passare per
discendente di Gegè e Gesù. Ha chiesto per diritto divino
l’annullamento dei due ultimi scudetti, delle elezioni e del processo
di Norimberga.

Prodi ascolta pazientemente e poi spiega a Borrelli
che in effetti quella storia è un pasticcio insensato degno di Dan
Brown, ma è roba da niente di fronte al pasticcio che ha di fronte lui,
e cioè tenere insieme una coalizione con ex democristiani, ex giudici,
ex socialisti, ex comunisti, comunisti riformisti, comunisti moderati,
comunisti operaisti, marxisti-evangelisti, gesuiti-giacobini, no
global-no party, radicali filoamericani, radical-carmelitani,
interventisti-pacifisti e laico-cresimandi, ognuno che dice la sua e
ognuno con ambizioni da leader. Ciò detto congeda Borrelli e si mette
al lavoro. Qual è il finale? Non lo sappiamo, ma si prevede grande
suspense. Possiamo solo dire che dal libro verranno tratti un film, un
videogioco, un album di figurine, un disco e un partito politico. Ma
soprattutto, col ricavato del Codice Prodi si spera di colmare
la voragine del debito pubblico. Se ogni cittadino italiano ne compra
milleduecento copie, andiamo in pari. Aiutate la cultura e la patria.

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