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L’ultimo anatema

LETTERA DI MORO AD ANDREOTTI N. 419

Caro Giulio:
adesso ho proprio capito che non avete la minima intenzione di trovarmi. Qua mi
spostano da un covo all’altro e ogni volta i carabinieri ci scoprono e se ne
vanno. In via Gradoli ho lasciato astutamente aperta la doccia e tutto il piano
si è allagato. Ho sentito arrivare la “pantera” della polizia e
la voce di un capitano che diceva: «Andiamo via, andiamo via, che qua sono
capaci di chiederci se gli ripariamo il tubo».
Nella villetta di Focene, in giardino erano posteggiate due auto di brigadisti
regolarmente pedinate. Anche lì ho sentito arrivare i carabinieri e la
solita voce che diceva: «Ah, vedi che ogni tanto la scopatina clandestina
se la fanno anche loro?». In via Monte Nevoso è andata anche
peggio. Quando è entrata la Digos io ero legato e imbavagliato su una
sedia. «Chi è quello?» ha chiesto il solito capitano.
«E’ il nonno», ha detto il Bierre: «Se non lo teniamo
così, va fuori a ubriacarsi. E’ predisposto geneticamente». Il
capitano ha sbuffato e ha iniziato a gridare: «Guardate in tutte le
intercapedini!». Ma ho capito subito che nessuno degli agenti sapeva cosa
voleva dire “intercapedine”. Un militare ha detto sottovoce a un
altro: «Credo che sia un pesce». Hanno dato un’occhiata dentro al
frigo, poi se ne sono andati.
Va bene, ho capito, mi avete mollato. Ma ricordatevi: tutti voi, miei ipocriti
amici democristiani e voi miei nemici comunisti, e voi autori di satira tutti.
Io lancio su di voi il mio anatema: io prevedo che andrà anche peggio di
così Il mio Mistero sarà il capolavoro dei Grandi Misteri Insoluti
Italiani, e cadranno aerei e salteranno treni e nasceranno logge segrete e
nessuno pagherà. E verrà un giorno, anche se pare impossibile, che
Gava sarà ministro antimafia, e sarà dimesso non già
dall’indignazione generale ma dalla Nutella. E al suo posto verrà eletto
uno che dichiarerà pari pari: «Per battere la criminalità
organizzata , ci vuole un gran culo». E mentre le mie lettere finiranno
sul Postal Market, gli americani finiranno con tutto l’esercito in mezzo a un
deserto senza sapere più che cazzo fare, gli israeliani massacreranno e
il Nobel della pace (udite udite!) verrà dato a un Russo.
Ma non ridete, voi comunisti italiani! Che tutto l’Est cadrà a pezzi e
voi vi ritroverete, dentro un regime ancora più fetente di questo, a
disegnare alberini. E non ci sarà limite al peggio: e dopo Longo
verrà Pomicino, dopo De Carolis verrà Formigoni, dopo Orefice
verrà Bruno Vespa, dopo Gervaso verrà Gianni Letta, dopo Raffa
verrà Sandra Milo, dopo Toto Cotugno verrà Jovanotti, dopo
D’Agostino verrà Sgarbi, dopo Agnelli verrà Berlusconi, dopo
Alvaro Vitali verrà Biscardi e dopo Rambo verrà Mortillaro. Solo
davanti a Mike Bongiorno il big-bang del mio anatema troverà un limite
concettuale e si ritrarrà inorridito. E io vi dico che verrà un
materassaio il quale pescherà nel torbido e fonderà logge segrete
e complotterà e poi un giorno bello candido se ne uscirà con un
libro dal titolo “Come avere successo”, e da ex-piovra
diventerà cocco di regime.
E non una sola strage avrà giustizia, e venderete armi e cannoni che vi
spareranno contro, e resterete senz’acqua, e una nube pestilenziale
ammorberà la Lombardia, e la mafia conquisterà il Sud, e sul suolo
italico cresceranno come brufoli degli stadi giganteschi che resteranno deserti
e dove l’erba marcirà e nasceranno funghi enormi e anche lì sotto
troverete lettere mie e borse di Sindona e disegni porno di Leopardi che
verranno commentati dai più austeri critici, e avrete duecento
televisioni tutte uguali e vi sbranerete dicendo che ne volete fare una diversa,
e la lottizzazione diventerà così selvaggia che ci vorrà
una tessera anche per entrare in un partito, e dalle catacombe degli istituti di
plastica facciale e dalle caverne degli stilisti e dai loculi delle saune
salirà l’orribile popolo dei Morti Possidenti, i Vip, e occuperà
ogni angolo d’Italia facendo risuonare bracciali d’oro, squittii di telefoni
portatili e rutti di guardie del corpo. E quando la lotta tra Stato e Br
sarà vinta dallo Stato, lo Stato non se ne andrà dallo Stato, ma
continuerà a occuparlo.
E per te, Giulio, un anatema speciale. Sarai condannato a vagare da premio in
premio, ritirerai grolle, divinità mitologiche, buzziconi, scamorze
d’oro, targhe, parafanghi, coppe e pitali, ne verrai sommerso, ricoperto, e
diventerai sempre più cinico e scriverai orribili libri e ogni volta che
dirai: «Per salvare Moro abbiamo fatto tutto il possibile», il mio
fantasma risorgerà e ti tirerà le orecchie, e invecchiando
diventerai come un deltaplano.
Basta! Ora aprirò di nuovo tutti i rubinetti del covo e allagherò
il condominio. Mi avete mollato, accidenti a voi! Dopo di me il diluvio.

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