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Il Ciccio e la Cocca

Primo giorno di scuola: la Cocca ha un’elegante cartella contenente:
un astuccio con sessantaquattro colori;
un temperino elettrico a forma di galleria di treno;
una gomma automatica che gira sul foglio da sola e cancella di sua iniziativa gli sfondoni;
quattro quaderni della serie “Fiori d’Italia”;
una parker professionale col nome inciso in oro;
due krapfen avvolti in carta stagnola termoresistente e idrorepellente;
una squadra e un righello di un metro, ripiegabili;
un compasso con sedici punte intercambiabili;
una lettera di raccomandazione di un assessore per il bidello nel caso le scappi la pipì;
una salvagente a forma di papero;
una carta assorbente immacolata di un metro e mezzo.
Primo giorno di scuola: il Ciccio ha un’orrenda cartellina di plastica contenente:
due matite rosse della lunghezza di tre millimetri, impugnabili solo con una pinza;
una matita azzurra quasi intera, senza mina;
una matita color indaco, intatta;
un coltello da cucina per fare le punte;
una gomma pane livida e maleodorante, che già cancellò gli errori di ortografia del nonno, e che cerca di fuggire tutte le volte che la metti sul banco;
quattro quaderni della serie “Il gioco del calcio”;
una biro con la scritta “Marmiroli infissi e persiane – telefono 602343”;
un panino ripieno di Gazzetta dello Sport avvolta in una fetta di coppa;
una scheggia di squadra e un rottame di righello di cm 6,7;
una moneta da dieci lire del 1952 per fare i cerchietti;
due pornofumetti Jacula quasi interi, un mazzo di carte da briscola, un confetto purgativo, duecento figurine, una zampa di gallina attaccata ad uno spago, e una carta-suga dove spiccano alla rovescia le parole “Tema come vedo il duce” con buon 75 per cento di buchi.
La Cocca: viene messa nel primo banco, insieme a Barbara Pinotti, una bella bimba educata e di buona famiglia. Iniziano a parlare di bambole. La maestra, Elvira Montessini, amica personale della madre, viene a carezzarla sulla testa. La classe è bella e pulita, con cartelloni festosi e scoiattoli impagliati che sbirciano da sopra gli armadi. Ci si scambia le prime impressioni. In tutta la classe c’è un gaio vocio. Non sembra una scuola, sembra una festa.
Il Ciccio: viene messo nell’ultimo banco, vicino al termosifone che manda getti di vapore nero. Con lui nel banco, c’è Gennaro Mulone, anni 17, un metro e ottantacinque, pluriripetente. Iniziano a darsi delle spinte; il maestro Ottavio Guidotti, amico personale a suo tempo di Farinacci, li centra in fronte da otto metri con la cimosa. La classe è bella e pulita, con scritte anatomiche sui muri e topi virili che sbirciano da sotto gli armadi facendo finta di prendere appunti. Ci si scambiano le prime sberle. In tutta la classe c’è un rumore assordante. Non sembra la scuola, sembra il fronte.
Primo tema: la Cocca viene col vocabolario nuovo di zecca, e otto fogli protocollo con la scritta Cocca De’ Ascari in oro e i timbri malacopia e per la mia maestra. La sua penna corre agile sul foglio con u gaio fruscio. Di tanto in tanto la Cocca si mette in bocca una mentina e fa un po’ di yoga per riordinare le idee, è la prima a consegnare il foglio alle undici e un quarto dopo averlo stirato e dato la cera al banco.
Primo tema: il Ciccio viene con una enciclopedia del 1932 sui pesci, e un foglio protocollo con quattro orecchie enormi come un cappello da suora, macchiato di castagnaccio e uno schizzo diagonale di orzobimbo che inizia a fermentare. Sulla punta della penna monta un pennino rotto che fa il rumore di una sega metallica e ogni tanto si pianta nel banco provocando squarci orrendi e lanciando lapilli di inchiostro fino al soffitto. Di tanto in tanto il Ciccio si leva scarpe e calzini e si tira fuori la canottiera sudando come un cavallo. Alle tre e mezza, dopo due ore di lotta il maestro riesce a strappargli di mano il tema, mentre Mulone con un punteruolo ha intagliato nel banco un presepe con centoquindici pastori e portato a casa nella cartella venti zoccoli olandesi lavorati sul posto.
Si consegna il tema: La Cocca è ansiosa. La maestra definisce la sua composizione originale e suggestiva, specialmente nel punto dove fa il paragone tra Garibaldi e Charles Bronson. Le dà nove, togliendole un voto perché nel suo tema risulta che Mazzini andò in Francia per aprire una boutique e che Oberdan era il nome del tranquillante che Cavour prendeva per dormire.
Si consegna il tema: Il Ciccio è ansioso. Il maestro definisce la sua composizione originale e suggestiva, specie nel primo foglio, che è coperto da un sottile strato di muffa e pinoli. Apprezzabili i paragoni tra Cavour e Rivera e tra Garibaldi e Chinaglia. Discretamente interessante la tesi secondo cui a Custoza perdemmo perché il Rè sbaglio le marcature, e Garibaldi era un drago perché andò a vincere in trasferta in Sicilia, coi campi che ci sono laggiù non è da poco. Il voto è due.
Primo amore: la Cocca si invaghisce del maestro di tennis, un cinquantenne profumatissimo che parla con la erre. Per la passione non cambia mai l’impugnatura del rovescio, e il maestro la redarguisce aumentando il suo strazio. La Cocca sta ore e ore chiusa in camera parlando ad una palla Pirelli. La madre le dice che se non la smette di star con la testa tra le nuvole la manda tre mesi in montagna. La Cocca si dichiara al maestro sul 40-15, facendogli sbagliare una facile volè. Al rifiuto del maestro di andare a vedere Lilli e il Vagabondo loro due soli, spacca la racchetta e corre a casa, dove decide di andare missionaria in Congo, rinunciando all’ultimo momento perché gli sci non entrano nella valigia.
Primo amore: Il Ciccio si innamora di una compagna di scuola, una bimba molto pallida e repressa che si chiama Piàntala Scandellari. Le manda in continuazione biglietti d’amore e figurine dei Grandi Navigatori. Ma Piàntala è innamorata del bidello Vittorio. Il Ciccio si dichiara nell’ora di religione, ma Piàntala gli dice che lui non le dà abbastanza sicurezza. Il giorno dopo il Ciccio tenta il suicidio lanciandosi in bicicletta senza mani dalla salita di San Luca. Si salva perché alla prima curva si impasta contro la processione che porta su la Madonna. Il padre lo manda a lavorare al bar.
Primo incontro: la Cocca entra al Bar Sport e compra una scatoletta di mentine. Il Ciccio gliela dà e si tiene il resto. Le loro vite magicamente si intrecciano ma non succede niente.
Le sentenze famose della Cocca: Un pantalone con uno strappo è ferito, un pantalone con la chiusura lampo rotta è morto. La mamma dice che il coccodrillo non è fine, ma vorrei vedere lei con quei denti. Da grande voglio fare la bambina prodigio.
Le sentenze famose del Ciccio: Dio può fare tutto, ma lo vorrei vedere marcato da Burgnich. Una figurina doppia è come un brufolo, va via in poche ore, una figurina quadrupla è quasi come un tumore. Da grande voglio fare il figlio di papà.

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