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Vi prego, salvate la Miosfera

Un preistorico vulcano islandese erutta e tutto il modernissimo
traffico aereo è bloccato. Ma l’Italia sembra far parte di un’altra
galassia e pensa solo alle sue piccole beghe. Il fifone
schiva-processi dice che la mafia è un’invenzione dei media e
Dell’Utri è un cartone animato. Bossi dà la colpa della nube alla
crisi monetaria islandese e reclama le banche del Polo Nord.

Bertone è alla ricerca di un’analogia tra i crateri e i sodomiti.
Bersani dice, si sciolgano pure i ghiacciai, basta che non si vada
al voto. E alla fine il ministro Matteoli se ne esce con una
proposta geniale: nessuno viaggi. Abbiamo capito perché è
ministro.

Il terremoto di Haiti dopo una settimana è sparito dai media, ma al
suo posto impazza una catastrofe ben peggiore: Minzolini e colleghi
che si accapigliano sul milione di telespettatori perduti. Intanto
abbiamo nuovi sismi in Nuova Guinea Afghanistan e Cina, ma
l’argomento è logoro, non interessa più.

E dire che di problemi ambientali ne abbiamo anche noi. La penisola
italica sembra snella ma è obesa. Con l’Alta Velocità possiamo
schizzare da Roma a Milano in tre ore e due pacchetti di
biscottini. Ma attraversarla per il largo da Roma a Cesena è come
affrontare il Sahara. I cantieri della Salerno-Reggio Calabria sono
patrimonio archeologico, al posto degli autogrill potrebbero avere
dei nuraghi. Le autostrade a pagamento sfavillano di asfalto
drenante, ma quando piove un terzo delle strade normali frana o è
inagibile.

L’acqua sarà il business del futuro, è già pronta la
privatizzazione con relativa spartizione. Ci sarà l’acqua Padana,
metà Po metà Tevere, perché la Lega ha il cuore a nord ma l’esofago
a Roma. Poi avremo Pidiella, l’acqua che combatte la renella e gli
avvisi di garanzia. L’Acquafini che fa digerire i magoni e
ripristina l’obbedienza. L’acqua Centrorosso, con lieve percentuale
alcolica per far finta che le elezioni siano state un trionfo.
Infine l’Acqua del sud, che essendo la mafia un’invenzione
televisiva, sarà imbottigliata da Maria De Filippi.

In quanto all’aria le nostre città sono avvelenate dallo smog ma è
tutto un fiorire di Ecomaratone, Vivilabici, Corricheseisano,
Domenica Respira. Una o due volte all’anno migliaia di cittadini in
tuta e scarpette testimoniano la loro volontà di sopravvivere. Ma
il giorno dopo Domenica Respira c’è già Lunedì Ansima e poi Martedì
Strozzati. È uscito anche un decalogo “per attraversare bene una
città”, come a dire, la colpa non è dell’inquinamento, ma dei
cittadini idioti che non sanno respirare. In quanto alla Fiat, ha
le auto elettriche pronte ma finché c’è il petrolio mancano le
prolunghe.

E tra poco riavremo il nucleare. Verranno costruite solo centrali
della moderna terza generazione. Vuole dire che ci devono
guadagnare almeno tre grosse industrie. Nessuno ha proposto di
costruire una nuova generazione di edifici scolastici, non si
guadagna abbastanza.

Tutto questo testimonia che, di fronte a un’emergenza ambientale
senza precedenti, l’Italia continua a mostrare scarsissima
conoscenza e coscienza ecologica. Ci sono singoli parlamentari,
associazioni benemerite, comitati di cittadini, qualcuno come
Grillo o Vendola che ci sta provando. Ma il partito verde italiano
è sempre stata la cenerentola dei partiti verdi europei.

Tutti sentiamo parlare di pale eoliche e pannelli solari, ma le
pale restano ferme, e sul fotovoltaico c’è un caos di leggi, di
certificazioni improvvisate e di confusione sui costi. Sui nostri
tetti l’unica cosa che trionfa è la parabolica.

Camion e navi con rifiuti tossici non hanno smesso un istante di
attraversare i nostri territori e il nostro mare. Basta pagare una
multa e si riparte. E la nostra prevenzione incendi è al livello di
quella degli eschimesi.

Forse c’è una spiegazione. Forse l’Italia si è affezionata
all’immagine di qualcosa di sporco, franante, disordinato, e
guasto. Le nostre bellezze devono avere un contrappunto fetente,
per venire incontro alle aspettative dei turisti. Che infatti
fotografano con lo stesso interesse i nostri quadri e la spazzatura
per strada.

Eppure la parola “pulito” salta fuori in ogni nuovo slogan,
iniziativa, e palingenesi. Berlusconi si è promozionato ripulendo
una parte di Napoli, poco importa che adesso tutto stia tornando
come prima. Le gallerie ferroviarie “ecostabili” della Roma-Bologna
hanno distrutto i torrenti dell’Appennino, ma non sentirete mai
un’amministrazione rossa protestare per questo scempio. Andate
sullo Jonio e vedrete che per un ecomostro abbattuto, un altro sta
spuntando.

Chi ci difende da questo massacro mafioso-cementizio? I geologi, i
sismologi, i metereologi sono ormai post-esperti. Nel senso che
vengono ascoltati solo dopo i disastri. Sarebbe bellissima una
trasmissione televisiva in prima serata col titolo “Io l’ho visto”
in cui si denunciano i pericoli e i guasti del dissesto
idrogeologico e si indica come intervenire subito. Ma i
disastrologi devono constatare, non inquietare. E i più furbi tra
loro hanno un argomento rassicurante, che garantisce un nuovo
passaggio in televisione: dicono “è vero, è un disastro ma è già
successo nel 1937”. Verrebbe voglia di farsi trovare a letto con la
loro moglie dicendo “quello che lei pensa è vero ma non si arrabbi,
è già successo nel 1998”.

Il vulcano, dicono gli scienziati, non è una malvagia anomalia, ma
un motore della biosfera. In questo caso il prefisso “bio” viene
usato seriamente: ma ormai non c’è prodotto che non esibisca queste
tre lettere come pennacchio. Da biogas si è passati a bioyogurt,
biomassaggio, biodentifricio e anche biopannolino per bioculi
grandi e piccini. Quando si tratta di vendere, sono tre lettere
magiche. Quando però si parla di biosfera, cioè di un organismo che
non si può vendere, ma che si dovrebbe difendere dalla sfrenatezza
economica, il discorso cambia. Ogni istanza ecologica diventa
biochiacchiera apocalittica. E i giapponesi con cinica serietà
scientifica ci informano che la crisi totale della biosfera è già
in atto, e scommettono chi sul 2013 chi sul 2050. Non è un dubbio
cosmico come “chi vincerà lo scudetto”, ma varrebbe la pena di
rifletterci.

Fortunatamente per i dirigenti italiani le tre lettere sacre non
sono bio, ma “mio”, la miosfera del privilegio e dell’impunità.
Quel vulcano è un rompiballe, che probabilmente ha dentro al
cratere un ritratto di Che Guevara. Dimentichiamolo in
fretta.

Recentemente Obama ha detto che entro il duemilatrenta l’uomo deve
assolutamente andare su Marte. Ci viene un dubbio: lo ha detto per
desiderio scientifico o sta preparando un’arca di Noè? Sarebbe
bello se l’inevitabile nube islandese ci spingesse a pensare alle
nubi evitabili del nostro futuro. Ma la fine del mondo sembra ormai
l’ultimo grande spettacolo che ci è rimasto. Non conviene
rinviarla, abbiamo già venduto tutti i biglietti.

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