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Ultimo discorso da Fort Quiet

AMERICANI.

L’ora delle decisioni irrevocabili è giunta.

Qualcuno, ultimamente, ha messo in dubbio la mia salute mentale. Lo
smentirò oggi con questo discorso lucido, scritto di mia mano. Dio mi ha
ispirato e Rumsfeld mi ha spiegato da che parte tenere la biro.

Non possiamo più aspettare, mettendo a repentaglio la pace del mondo. Se
i nostri avi avessero aspettato, a quest’ora l’America sarebbe sotto il dominio
pellerossa e al mio posto ci sarebbe un sanguinario Apache di nome “Piccolo
Cespuglio” o “Bisonte W. Junior”.

E’ ora che il federalismo americano ritrovi la sua vera forza, e che lo
spirito guerriero texano spazzi via il centralismo di Manhattan ladrona e i
terroni californiani.

Non possiamo accettare ulteriormente i veti d’una diplomazia imbelle.

L’America deve caricarsi sulle spalle il mondo. Se il mondo cade per
terra, pazienza.

Vi comunico, con infinito e preventivo entusiasmo, che le truppe americane hanno
attaccato l’Iraq del dittatore Saddam.

I nostri militari sono i migliori del mondo e entro poche settimane riporteremo
la pace in quel tormentato paese. La moderna tecnologia bellica Usa, unita al
perfetto addestramento del mio pitbull Tony e alla geometrica potenza della rete
ferroviaria italiana, si è messa in moto e niente potrà
fermarla.

Non abbiamo aspettato l’Onu perché proprio lì si annidano i
complici del raìs e di Osama, in particolare i francesi. Abbiamo le prove
che esiste una base islamica popolatissima e agguerritissima, in riva al mare,
pronta a accogliere le navi che trasportano armi chimiche. Il nome della base
segreta è Marsiglia. I nostri bombardieri, che sono i migliori del mondo,
stanno radendo al suolo questo covo di serpi.

Anche i mollaccioni tedeschi hanno dimostrato la loro connivenza col terrorismo.
Abbiamo le prove che il mullah Omar scappò dall’assedio su una moto
Bmw. Esistono piani di guerra batteriologica per farcire di crauti i nostri
hamburger. I tedeschi hanno cercato di confonderci le idee fuggendo in vari
paesi, ma li abbiamo individuati e li colpiremo ovunque. Abbiamo già
attaccato Berlino, Vienna, Berna e Bolzano, lanciando i nostri paracadutisti che
sono i migliori del mondo. Il forte vento, probabilmente alimentato dai
pacifisti, ha fatto sì che metà dei nostri parà atterrasse
in Norvegia. Già che c’eravamo, abbiamo raso al suolo Oslo. Chi
è neutrale oggi può essere ostile domani.

Abbiamo anche attaccato il Venezuela la cui situazione politica e petrolifera
esigeva una pronta risposta. Per un errore di battitura nella trasmissione degli
ordini, oltre l’obiettivo “Venezuela” è stato
bombardato anche l’obiettivo “Venezia”. Il premier Berlusconi,
nostro fedele alleato, ci ha però perdonato. La sua reazione è
stata: «Tanto stava affondando, così ha sofferto di
meno».

Americani, anche l’Oriente sta per conoscere la pace globale! Un aereo con
una delle nostre testate nucleari, le migliori del mondo, ha sorvolato il cielo
coreano a scopo lievemente deterrente. Ma non abbiamo usato l’atomica, non
siamo dei pazzi irresponsabili. Purtroppo mentre l’aereo faceva inversione
di rotta, per la rottura di un elastico, la bomba è caduta su Pechino.
Pagheremo i danni, non rompeteci i coglioni.

Ma chi abbiamo colpito con ferma e preventiva decisione, è stato il
Raìs Bianco, colui che più di tutti ci ostacola: un dittatore
eletto coi voti di un’esigua élite che pretende di rappresentare
milioni di persone, che straparla di pace aizzando le masse dal balcone o dalla
sua mostruosa auto blindata. Un uomo che pretende di rappresentare il Bene (che
come è noto, è copyright americano) senza neanche pagarci il
diritto d’autore. Costui porta il nome vampiresco di Wojtyla. Stamattina
truppe scelte di marines travestiti da vescovi, coi bazooka eroicamente
dissimulati nella propria anatomia, hanno attaccato il Vaticano. Sapevamo che
l’esercito mercenario papale disponeva d’un arma segreta detta
Alabarda, ma noi abbiamo i migliori spadaccini del mondo e dopo uno spettacolare
duello siamo entrati nel covo cattoterrorista. Il Raìs Bianco era a
colloquio con un uomo barbuto travestito da francescano, subito identificato in
Osama Bin Laden. Benché la Cia mi abbia assicurato che Osama è
morto 14 volte di cui almeno 7 gravemente, il bastardo ha dato prova
d’inattesa vitalità ribellandosi, urlando di chiamarsi frate
Giuseppe e bestemmiando in modo indecoroso. Sono in corso accertamenti.

Americani, non temete: l’operazione Global peace non si ferma qui. Truppe
di leoni marini e calamari addestrati, i migliori del mondo, hanno attaccato con
bombe subacquee la città di San Francisco, notoriamente covo del
pacifismo hippy e disfattista. Abbiamo anche chirurgicamente distrutto 5mila
ristoranti orientali. Come dice l’amico Borghezio, non un granello di
cuscous impesterà più il nostro sacro suolo.

L’operazione Global peace ha comportato, naturalmente, anche insidie e
pericoli, soprattutto per la mia persona. Un gruppo di terroristi travestiti da
infermieri, ha circondato il mio appartamento della Casa Bianca. Io e
Condoleezza li abbiamo respinti a revolverate. Dopo questo incidente, sono state
prese immediate contromisure. Dieci marines, a loro volta travestiti da
infermieri e guidati da un colonnello travestito da psichiatra, mi hanno portato
in salvo in una località segreta dal nome di Fort Quiet, anche se, per
ingannare i terroristi, fuori c’è scritto “Casa di cura Villa
Serena”.

Vi parlo appunto dalla Sala tv e svaghi di Fort Quiet, e quelli che vedete
giocare a tombola in pigiama sono in realtà guardie del corpo, le
migliori del mondo. Certo è un sacrificio stare chiuso qui, ma come
presidente degli Stati Uniti sono troppo prezioso per espormi in un momento
così difficile, e poi ho i miei soldatini di piombo e il letto ad acqua.
Sono assistito da psicomarines gentili che mi danno le medicine migliori del
mondo. Ho conosciuto un simpatico signore che si chiama Napoleone Bonaparte, un
ex-militare. C’è anche uno che si crede Berlusconi, ma è
fondamentalmente onesto e questo gli ha causato un conflitto interiore
d’interessi con esito schizofrenico.

Americani, abbiate fiducia! So che fuori di qui le operazioni procedono e il
nostro esercito passa di conquista in conquista, il mappamondo si riempie di
bandierine a stelle e strisce come un gioioso porcospino. Tutte le notti faccio
il punto con Colin Powell (anche lui è nascosto a Fort Quiet). Camminiamo
nei corridoi col pigiama e le pantofole mimetiche e prepariamo
l’operazione finale. Lanceremo in orbita Final Fantasy, un satellite con
un raggio laser precisissimo in grado di distruggere tutte le terre emerse a
eccezione dell’America. Solo così potremo garantire una vera
sicurezza al mondo. Ma quel rompiballe di Powell insiste a dire: e poi contro
chi facciamo la guerra? Abbiamo litigato, lui mi ha forato la padella e io gli
ho riempito la flebo di maionese. Che risate!

I marines medici hanno detto che per il momento non posso uscire, la situazione
è troppo pericolosa. So che vorreste il vostro presidente nella zona
delle operazioni col giubbotto da aviatore e la Colt in pugno. Ma credetemi:
come dicono i miei collaboratori, l’unica vera speranza per la pace
mondiale è che io stia chiuso per un po’ qui dentro. Quando
uscirò, saremo padroni della terra e poi via, all’attacco del
sistema solare!

Cittadini americani, il vostro presidente George W. Bush vi saluta da Fort Quiet
alias Villa Serena. Dio benedica l’America, e incenerisca i suoi nemici, e
un accidente a Colin Powell se mi frega ancora la mela cotta.

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