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Tre misteri buffi

Per il nuovo ciclo televisivo di Alfred Hitchcock vi presentiamo tre storie in anteprima.

Il mistero delle ragazze di Blansky. Un investigatore indaga nel sordido mondo dei telefilm americani d’importazione: deve scoprire, nella serie Le ragazze di Blansky, dove tutti i personaggi sono cretini, chi è la persona intelligente che scrive sugli specchi dei camerini «basta, è troppo». Non sono evidentemente le ragazze, che per copione devono avere il quoziente d’intelligenza del pongo. Non è il cameriere giapponese, né il bimbo che suona la batteria, né Miss Blansky che (consoliamoci) ha vinto cinque Oscar televisivi americani.

È facile: l’unico intelligente è il cane, un alano bianco e nero per la prima volta sullo schermo, che confessa «va bene, siamo in un telefilm della fascia serale: ma c’è un limite a tutto». All’investigatore resta però da risolvere un altro mistero: come mai continuano ad arrivare sugli schermi italiani programmi come Otto non bastano e Le ragazze di Blansky. I casi sono questi: 1) i programmisti non vedono quello che comprano. Cosa grave perché nella famosa sede Rai di New York, con megauffici e personale che costano milioni, ci dovrebbe essere almeno uno che guarda la Tv americana e ci avverte del pericolo (non diciamo che in America non esistono cose o comici migliori: basterebbe il negro Dick Gregory); 2) il programmista italiano è cugino del programmista americano che produce le schifezze; 3) il programmista italiano è in sintonia con i telefilm che importa, cioè cretino anche lui; 4) il programmista italiano è un sadico.

Il mistero dell’inchiesta scomparsa. Visto che i programmi-inchiesta riescono qualche volta a muovere lo stagno dell’informazione Tv, si discute un nuovo piano di settore. Si nota per esempio che ci sono belle trasmissioni sul Sud, dove però sembra che ci sia solo magia, riti e disperazione, e mai rabbia o pratica di lotta. Inchieste sulla resistenza antifascista e non sul neofascismo, trasmissioni serie sul terrorismo tedesco, non certo su quello italiano. Grandi carrellate su New York, Londra, la Scozia e il Canada, e molto meno su quello che succede in casa nostra. Si prepara una nuova serie di titoli per una rubrica dal titolo Perché.

Primi numeri: perché la Sip è stata denunciata per truffa, perché ha aumentato dell’80% le tariffe in tre anni; perché l’equo canone non risolve il problema della casa; perché un decimo del paese è sotto servitù e vincoli militari; perché non si riesce più a fermare l’eroina; perché tanti processi clamorosi di quest’ anno stanno finendo nel nulla; perché è crollata l’istruttoria del marzo bolognese; perché per giustificare la baracca si è preso sei anni Mario Isabella; perché i disoccupati napoletani scendono i piazza; perché cala il tesseramento nel Pci e nei sindacati.

Per finire, una novità assoluta, i contratti, e chi ne parla più? Poi un’oretta sul caso Moro, basta perché tanto è tutto chiaro e limpido. Le facciamo queste inchieste? No? Perché?

Il mistero della città fantasma. Un investigatore vuole scoprire perché Venezia affonda. Tra un giro d’ Italia e un campionato di bocce in piazza San Marco, trova subito il colpevole. Durante una manifestazione canora in Eurovisione, decine di cantanti piombano sul palco zompando e saltando come tarantolati. Ogni cantante ha con sé dai dodici ai cinquanta ballerini, più l’attrezzatura. Sul palco sale di tutto, mancano solo gli elefanti e Mennea. Al termine, cosa resta? Venezia abbassata due centimetri dagli zompi.

Gli spettatori che hanno visto tre ore di spettacolo quasi tutto uguale. La multinazionale del disco che festeggia il grande rilancio delle vendite, e i vari Ravera e Salvetti che ripartono per nuove Caravelle, cantagiri, dischi d’oro e miss Italia. Tanto ci sarà sempre la Tv a dargli spazio per un divertimento sano e disinteressato. E per capire come siano disinteressati questi signori, vi ricordiamo non solo il crack di Radaelli, ma anche la carriera da democristiani di ferro dei boss della nota.

Salvetti organizza e impazza in Veneto, con gran gioia dei suoi ammiratori Rumor e Bisaglia. Ravera gli fa le scarpe e invade le Marche di Forlani e Gaspari. È uno scontro tra colossi, che impegna Enti Turismo, case discografiche e miliardi. Ma, alla fine, c’è l’Eurovisione. Chissà se siamo noi che buttiamo tutto in politica, o se sono gli altri che ci cascano dentro.

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