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La Santa Mensa

Dopo il successo della Guida di New York (Panorama 941),
abbiamo rintracciato anche una
Guida dello sport americano, anch’essa
proibita dall’Fbi. Ne pubblichiamo alcuni dei punti più appassionanti.



Basket Nba

Vedere una partita di Basket Nba (il massimo campionato americano) è molto
appassionante, specialmente se la andate a vedere al Madison Square Garden. Ma
anche molto difficile, e vi spieghiamo perché. Una volta che avrete fatto
la fila per i biglietti, e sarete entrati nel tempio del canestro, dovrete
aspettare un po’ prima di vedere la partita. All’inizio ci sarà infatti la
presentazione delle squadre. Poi ci sarà quella degli allenatori. Seguirà quella
degli arbitri. Gli arbitri sono vestiti come strisce pedonali e dopo ogni fallo
mimano tutta l’azione per spiegarla al pubblico. Addirittura nel football sono
muniti di microfono, così dopo ogni infrazione si mettono in mezzo al campo e
raccontano: «Cari spettatori, mi sono voltato e ho visto quel furbone del numero
sei che dava un calcio al suo difensore credendo che non me ne accorgessi ma io
l’ho beccato e lui ha fatto finta di niente nascondendosi dietro McCormick, ma
io l’ho seguito e ho visto che col braccio…». E così via finché non piovono le
lattine.

Dopo la presentazione degli arbitri ancora non si gioca perché bisogna cantare
l’inno americano seguendo le parole sullo schermo. Le parole dicono più o meno
che bisogna far fuori tutti quelli che si avvicinano alla tua terra. Il via
all’inno lo dà un personaggio, che può essere il sindaco o un grande cantante;
sarebbe come se a Milano prima della partita Tognoli o la Vanoni cantassero
Fratelli d’Italia e tutti facessero il coro.

A questo punto finalmente la partita inizia. Ma dopo il primo canestro tutti si
alzano perché vanno a prendere da mangiare. Quando riuscite a vedere di nuovo il
campo farete un po’ di fatica a seguire, perché mentre il giocatore avanza il
tabellone pubblicitario vi bombarda di luci, e un organo elettronico suona la
carica. Appena siete riusciti a inquadrare il gioco, una squadra chiede tempo e
tutto si interrompe. Lo speaker annuncia che a vedere la partita ci sono
l’ex-pugile Frazier, l’attrice Mia Farrow e il capo della polizia.
Tutti si alzano e applaudono per vari minuti. Si riprende a giocare, ma intanto
torna l’ondata di quelli che sono andati a prendere da mangiare con un carico
medio di otto hot-dog a testa. Cominciano a passarsi le birre e i gelati e per
dieci minuti non vedete niente. Appena si sono seduti, ecco che il giocatore
King segna il suo diecimillesimo punto, il gioco si interrompe, tutti si alzano
e applaudono e a King viene consegnata una targa da Mia Farrow ed ecco finito il
primo dei quattro tempi.

Inizia il secondo tempo, però durante l’intervallo tutti sono andati a pisciare
e a ricomprare da mangiare e prima che si risiedano è già finito anche il
secondo tempo.

Riuscite a vedere alcuni secondi del terzo tempo, poi il giocatore Parrish ha
la brutta idea di prendere il rimbalzo numero 4.678, record della sua squadra, e
la partita si ferma per dieci minuti e danno un premio a Parrish, e poi c’è
anche l’ex-record-man detronizzato da Parrish che viene in campo e saluta tutti
e gli allenatori brindano con Mia Farrow e tutti applaudono e gli arbitri si
fanno un panino e finisce il terzo tempo.

All’inizio del quarto tempo riuscite a vedere tre canestri di fila: ma ormai il
punteggio è di 100-92 per Boston, e con otto punti di vantaggio una partita è
già decisa, tutti cominciano a uscire passandovi davanti e voi riuscite a vedere
solo l’ultimo canestro circondato da 30 mila bicchieri di plastica vuoti con un
inserviente spazientito che vi scopa i piedi e brontola: «Se voleva vedere la
partita tranquillo perché non è rimasto a casa a vederla in televisione?».



Basket universitario

Tutto questo cambia se invece andate a vedere una partita dei college: allora sì che vi farete una spanciata di basket. Lo sport nelle università americane è sacro. Quando ci sono le finali del campionato Nit o Ncaa, dalle università partono carovane di pullman. Partono gli alunni, vecchi e nuovi, tutti col berrettino della squadra, il giaccone, la sciarpa e il distintivo, anche quelli di ottant’anni si mettono il cappello con le ali o il giaccone verde ramarro, perché gli americani amano molto la loro università e ci tengono molto a far sapere che l’hanno frequentata. Noi italiani invece siamo insensibili e non ci sogneremmo mai di andare in giro con un cappello con la scritta «Giurisprudenza Roma» o un giaccone con la scritta «Leoni Bocconi».

I pullman quindi caricano: prima i tifosi, poi il rettore e i professori. Poi parte il reparto coreografico, e per prime le cheer-leadcr, o ragazze pon-pon, che hanno il compito di saltellare e urlare di gioia tutta la partita, anche quando la loro squadra viene massacrata. Poi ci sono i portatori, che sono dei ragazzi robusti e brufo-losi che lanciano in aria le cheer-lea-der 50-60 volte a partita, senza romperle. Ci sono anche i saltatori mortali, i camminatori sulle mani e il corista, che ha il compito di scandire slogan a ritmo con il pubblico. Poi sale sul pullman la banda di 40 elementi che deve scandire il tempo e far ballare le cheer-leader. Poi c’è la mascotte della squadra, un uomo con costume da aquilotto o castoro verde o luccrtolone in pigiama. Quindi gli allenatori: ogni squadra ne ha una ventina: quelli per l’attacco, quelli per la difesa. Quello per il pressing, i preparatori atletici, i consulenti dei preparatori atletici, il supervisore al palleggio e così via: dovrebbero essere dilettanti, ma guadagnano tre volte più del rettore. Quando siete partiti con i tifosi, le cheer-leader, la banda, i portatori, gli acrobati, il castoro con le galosce e gli allenatori, vi accorgerete che avete dimenticato a casa i giocatori. La partita è rinviata.



Baseball

È lo sport nazionale. Perché? Perché si può giocare fino a qua-rant’anni, dice qualcuno. E questo piace molto agli americani che hanno il terrore di invecchiare presto. In effetti si vedono in campo dei giocatori che sembrano Lino Banfi. Ma anche nel basket ci sono un sacco di giocatori sopra i 35 anni. La ragione, allora, per cui questo sport è così amato dagli americani è perché è molto preciso, controllabile, econo-mizzabile: il bilancio di un’azienda. Ogni giocatore ha la sua media battuta, la sua media errori, la sua pagella partita per partita. Durante il match l’altoparlante comunica: «II giocatore che vedete Bill Brown, è slato già eliminato una volta, inoltre quest’anno ha battuto solo dieci singoli o due doppi, con media di 185, ha commesso 16 errori, ha rubato solo sei basi, è andato strike-out 119 volte: ha piechiato !a moglie due volte e ha lasciato due volte aperta la porta dell’armadletto. Se non riuscirà a battere almeno un fuoricampo lo stipendio gli verrà decurtato del .’O per cento e a fine stagione verrà venduto a una squadra canadese». Sullo schermo gigante dello stadio appare la faccia di Bill Brown che piange. Questo è lo sport Usa, ragazzi.



Varie ed eventuali

› Slogan. Gli slogan sportivi americani sono in genere più ironici di quulli italiani, e non contengono auguri di morti o mulilazioni dell’avversario. In compenso vanno molto forte manifestazioni come il rodeo con i tori, il pugilato tra camion eon rimorchio, la corsa nel canyon infuocato, la discesa delle scale mobili in canoa e i tuffi dall’elicottero nelle vasche da bagno. L’americano insomma non augura all’avversario di morire am-mazzaio ma segretamente ci spera.

› Cocaina. Il grande scandalo degli ultimi anni. Nel baseball, nel basket, nel football, parecchi giocatori vengono arrestati e sospesi. Quest’anno tornano a giocare dopo una sospensione per droga, due dei più forti giocatori dei New York Mct&. Ci danno dentro anche i tennisti e quelli dell’hockey su ghiaccio. Perciò se siete un allenatore italiano e vi dicono che il giocatore che volete far venire in Italia tira bene, sinceratevi sul significato dell’espressione.

› Telecronisti. Vanno sempre in coppia: uno brillante e uno competente, uno più giornalista e uno (exatleta) più tecnico. I telecronisti italiani sono invece normalmente due: uno che non capisce niente e parla in continuazione come un pazzo e un altro che crede di capire tulio e si incazza perche può parlare poco e gli fan fare solo le interviste o gli spogliatoi. A voi trovare gli esempi.

› Soldi. Il business domina lo sport anche qui. Anche qui ci sono i bagarini e i biglietti falsi, !e corse truccate e addirittura c’è una mafia dei venditori di pop-corn. Se Rummenigge costa nove miliardi, un cestista come Malone se li prende in due anni. Ma in realtà anche qui lo sport è tutto pulito, e unisce e affratella come è chiaramente indicato nel questionario delle Olimpiadi di Los Angelcs dove si legge che tutti potranno entrare nel villaggio olimpico, a patto che non siano comunisti.



Soccer (calcio italiano)

Alle otto di mattina, a Brooklyn, si possono vedere tifosi italiani pavesati di bianconero o giallorosso o azzurro entrare in un cinema, il Walter Thea-tre, dove tutte le domeniche c’è la diretta via satellite della partita del campionato di serie A. A mezzogiorno nei bar di Little Italy sono già fuori i risultati e le classifiche, si possono già incassare le scommesse, e potete godervi lo spettacolo di un bookma-ker che paga in dollari un cinese che ha scommesso sul Napoli.
Il pomeriggio di domenica 25 marzo, il giorno dopo lo sciopero generale, il canale italiano della televisione non dava più una parola sulla manifestazione, ma c’erano tutti i risultati di serie A, le classifiche, il secondo tempo di una partita e anche il commento al campionato fatto da un tale Crisafulli in confronto al quale Martel-lini sfavilla. Il calcio è molto seguito da italiani, greci e ispanici e i campionati delle leghe italoamericane sono molto affollati, anche se i! livello del gioco non è eccelso e Lorenzo De Simone, detto il Rivera degli States non è mai stato scoperto dal Milan.
Ma tra gli americani il calcio non ha sfondalo, e non c’è Pelè che tenga. Gli spettatori sono calati, le grandi squadre si sono ridotte da venti a otto e hanno comunicato che per continuare dovranno ridurre di un terzo lo stipendio dei giocatori. Già si parla di licenziamenti e si prepara una con-troemigrazione senza precedenti. Centinaia di calciatori americani disoccupati lasceranno la terra natia in cerca della fortuna nella Grande Italia, e saliranno sui bastimenti cantando ucorc ‘e centravamo». A maggio dovrebbe arrivare la prima nave a Roma. Gli americani formeranno un ghcito Little Usa. a Trastevere. Già
alcuni di essi hanno lasciato le loro squadre per venire in Italia a rafforzare le squadre delle basi Nato. E previsto un grande campionato delle basi Lisa. Per fare questo bisognerà aumentare non solo i giocatori ma anche il numero delle basi Nato. Se insomma ira poco l’Italia sarà tutto un tappeto di missili, è per aiutare i calciatori disoccupati. Voi non ci credete, ma Spadolini sì.

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