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Sono tempi duri

— Buongiorno. Cerco un lavoro.
— Vediamo. Ha delle referenze?
— Eccole qua. Ho lavorato trent’anni onestamente. Mai una lamentela.
— Non basta, per essere un buon cittadino.
Mi dica: lei è mai stato iscritto a logge segrete?
E’ un patriota della Pi due?
— No. Ma la Pi due non è fuorilegge?
— Si aggiorni. Mi dica: lei è mai stato almeno
un prode gladiatore?
— No. Soldato semplice carrista.
— Ha mai preso soldi dagli americani?
— Beh, questo sì…
— Molto interessante. Quando e dove?
— Quando facevo il barista a Portofino.
— Non ci siamo. Lei é un bombarolo nero
processato e assolto?
— Neanche.
— Cosa ne pensa delle stragi di questi anni?
Sono fasciste?
— Beh, non saprei…
— Allora sono stragi di Stato?
— Io veramente…
— E allora come le definirebbe?
— Operazioni chirurgiche.
— Ottima risposta. Mi dica, cosa pensa della
mafia?
— La mafia è un tumore, un can…
— Ahi, ahi…
— Un canale per sfruttare energie produttive
altrimenti lasciate allo sbando.
— Bene. E lei crede veritiero che tre regioni
italiane siano in mano alla mafia?
— Assolutamente no.
— Bravo! Infatti sono undici. Mi dica ancora:
lei ha cugini, cognati, nuore amanti di socialisti?
— No.
— Andiamo male. Non ha neanche mai baciato un socialdemocratico?
— No, che ricordi.
— La sua situazione è disperata. Cosa ne pensa della
libertà di stampa?
— Ce n’è troppa. E’ in corso un massaggio
denigratorio contro il Nostro Glorioso Presidente. Il Presidente sta esprimendo
dei pareri, e può avere ragione o torto. Se gli si dà ragione,
sono pareri da semplice cittadino. Se gli si dà torto, si tratta di un
complotto contro il Ns. Glorioso Presidente.
— Perfetto. E chi guida questo complotto?
— I negri, i marocchini, i pacifisti, i parenti
delle vittime, i comunisti, le lobbies demoplutogiudaiche e filoirachene…
— Basta, basta. Lei ha molta buona volontà, ma le mancano i
meriti. Ha combattuto in Iraq, magari anche un solo giorno? Ha mai sparato a uno
zingaro?
— Sì, ma l’ho mancato.
— E’ già qualcosa. Ora risponda a questa domanda:
perché il Presidente Cossiga dice che viene da una terra dove il
miele è amaro?
— Perché già fin da piccolo i compagni di asilo
sovversivi gli spalmavano il purgante dentro il panino.
— Perfetto. Vorrei aiutarla: lei ha mai conosciuto Gelli? E non
risponda “no” come fanno tutti.
— Ahimè, io sono uno dei pochi che non l’ha
conosciuto davvero.
— Allora mi dispiace, non c’è niente da fare.
— Un momento. Sono stato nelle Brigate Rosse…
— Uhm…
— Ci pensi: eravamo segreti! E credevamo in uno Stato migliore. Si
ricorda? «Colpire il cuore dello Stato!». Ricordi il favore che vi
abbiamo fatto con Moro…
— Ma eravate comunisti!
— Ma via! E’ ora di abbattere il muro di Berlino. Tenga, gliene
regalo un pezzo. Lo danno alla Standa ogni centomila lire di acquisti.
— Non posso fidarmi. E poi, perché porta quel cappuccio in
testa?
— A questo punto le dirò la verità. Sono la
tessera Pi due numero 1454, nonché gladiatore
con nome segreto “Ursus”, nonché agente parallelo K124 del
Sisde, e inoltre sono il pedicure segreto di Craxi, collaboro alla falange
razzista “Wotan” e nella Camorra mi chiamano “Scarrafone”.
— Adesso sì che ci siamo. Ma perché non me l’ha
detto subito?
— Perché sono cosi segreto che a volte mi ci vuole del tempo
per riconoscermi.
— Lei è un vero cittadino modello per la Nuova Patria. Mi
dica: quale lavoro le piacerebbe fare?
— Vorrei insegnare educazione civica.
— Mi dispiace. C’è solo un posto di spacciatore di crack
davanti alle scuole medie.
— Accetto. In fondo siamo sempre in ambito scolastico…
— Benissimo. Firmi qui. E si levi il cappuccio.
Ma lei è… ma tu sei… mamma!
— Figlio mio… ho mentito… ma abbiamo tanto bisogno di soldi…
l’ho fatto per te (si abbracciano, piangendo).

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