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Scusate l’obiettività

Cari allievi. Permettete che mi presenti. Sono il preside della facoltà di ballo della televisione. Avrete notato tutti che al di là di Eduardo, di Storie di vita, della Macchina cinema, c’è qualcosa che in questo momento impazza nell’interesse della stampa e nella vita culturale della Tv. Ebbene sì. È lui. Il ballo. Il re dell’evasione. Quello che ha sempre portato nel paese una ventata di liberazione, dalla calzamaglia dell’Alba Arnova, alla promessa di sesso week-end in Svizzera delle Kessler. Che ha eccitato la fantasia di coreografi e costumisti, dalle architetture gotiche della Osiris ai raccordi autostradali degli strascichi della Raffa.

Che vive ora un vero e proprio boom, in tremila sale da ballo e tutti dicono che è un fenomeno liberatorio. Sapete chi è che ci libera? Le multinazionali americane dello spettacolo e del disco. E la Rai, che è proprietaria della Fonit Cetra (una delle due grandi case discografiche italiane). E infatti ha aumentato nei 1977 le ore di trasmissione per rivista, varietà e musica leggera da 490 a 726 (il 40%). E nel 1978 si è ulteriormente scatenata.

Rizzoli, che ha una quota nella Ricordi e col suo giro di Sorrisi e canzoni bombarda e controlla la musica nelle radio private. E sapete come hanno giustificato l’aumento dei prezzi dei dischi questi signori? Perché i dischi si fanno col petrolio, e il petrolio è aumentato tanto. Così, se restiamo al freddo balliamo e ci scaldiamo. Pensano a tutto. Non vi sentite liberati? E allora, tutti in pista! Vi suggerisco uno di questi balli.

Ballo culturale 10 hertz. Si prendano trenta giovani dell’arco costituzionale, un cantante-presentatore-grande elettore Pci e alcuni cantanti sciolti. Si faccia partire il disco e si facciano ballare i giovani. Si legga la superclassifica e si resista alla tentazione di farla finita con tutto perché Alain Sorrenti ha perso tre posizioni. Indi il presentatore faccia una parentesi culturale con un piccolo quiz di cui riportiamo fedelmente un brano. Presentatore — prima domanda: qual è la capitale della Bulgaria? Cantante numero uno (premendo il pulsante): «Bucarest». (Mormorio di approvazione del pubblico: però come ci è andato vicino). Presentatore — seconda domanda: dite i nomi di almeno tre dei sette re di Roma. Cantante numero due (preme e non lo sa) Pruzzo, Di Bartolomei e Rocca (risate di approvazione). L’intervallo è finito. In pista. Boia chi non balla, uno-due, uno-due-passo. Sigla finale.

Ballo sexy — Si prenda una Amanda e la si lanci, inguainata d’oro come un gianduiotto, su un divano, un materasso, un pagliarone, un pendio o comunque qualcosa su cui possa rotolarsi peccaminosamente. Contemporaneamente si liberino dalla gabbietta due sorelline Goggi vestite una da topino e una da mortadella, con qualche boy che le palleggi e ogni tanto le tiri a canestro. Si aggiunga una Grace Jones nera ed esotica in similpelle leopardo con coda di pannolenci e la si faccia svestire e rivestire di pellicce alla faccia della crisi. Quando il pubblico è sufficientemente scaldato, si lancino in scena tutte insieme le sorelle Bandiera, le ragazze di Blansky, il corpo di ballo di Macario, la Madeleene Kane e l’Asha Putli. A questo punto, calate sul tutto con una gru seicento chili di Raffa vestita da Centre Pompidou, Donna Summer e la Guapa. E poi non lamentatevi del governo.

Ballo del Donat Cattin — (Ballo tipico piemontese). Si prenda un ballerino, lo si vesta da ministro dell’Industria e lo si metta su una sedia, al centro. Gli altri ballerini gli girano intorno e ballano il solito minuetto delle dichiarazioni televisive fasulle e strategiche. A un certo punto della danza, tutti i ballerini si avventano sulla sedia del ministro e cercano di tirarlo giù, e quello si tien stretto e resiste, di modo che il tutto forma un gruppo plastico drammatico come il Laocoonte e spietato come una mischia da rigore alla moviola.

A questa vista, tutti i lavoratori del paese ballano anch’essi di gioia, fiduciosi nel futuro. Travolti e Travolte d’Italia, giovani, disoccupati, dentro a ballare. O la balera o la galera! Uno due-passo, uno-due, passo!

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