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Io, ostaggio del virus che mi ama

Cara Melissa, quando riceverai queste righe te ne prego, vienimi in aiuto senza
perdere tempo e senza spaventarti della straordinarietà della situazione.
So bene che da tre giorni non hai notizie di me e non ti rispondo. Ci sono molti
messaggi a tuo nome sulla mia E-mail, ma non li apro perché stanno
girando terribili virus con nomi di donna. Non potrei comunque risponderti
perché il mio computer è infettato. Tre giorni fa ho ricevuto un
messaggio a nome Amato@recycled, ed incautamente l’ho aperto. Conteneva il primo
discorso programmatico del premier. Ho subito capito che un terribile virus
aveva sconvolto ogni forma di coerenza, linearità e senso. Solo dopo un
accurato controllo ho aperto il primo messaggio del giorno con l’affascinante
nome di Amanita.
Subito il mio computer ha iniziato a arroventarsi e le chiocciole sono scappate
come topi dalla nave. I file hanno cominciato a svanire nel nulla, come i conti
all’estero Fininvest, o l’antifascismo di Bossi. Poi sullo schermo è
apparsa la scritta è “una persecuzione dei giudici” che indica
l’ultimo livello di intelligenza virtuale. Tutti i miei programmi sono saltati:
le agende, il sistema per giocare al superenalotto, l’elenco della Pidue, le
foto di stronzi giganti che simpaticamente ci scambiamo tra noi amici, il sito
su Pamela Anderson di mio figlio e i videogiochi che ho rubato al capufficio. In
quanto alle nostre lettere d’amore, non sono andate perse, puoi leggerne una
scelta su Eva Express di questa settimana.
Ho subito tentato di contattare il mio fornitore di antivirus, ma ho trovato una
segreteria che diceva “per risposte e consulenze, prego fornire il numero
di carta di credito”. Ho capito troppo tardi che anche il centro antivirus
era infettato. In tre giorni con la mia card qualcuno mi ha fatto acquistare un
impianto skilift nel centro di Foggia e duecento Duna usate. Inoltre mi è
arrivato un conto per “prestazioni speciali” da una certa signora
Crudelia Frustami e davanti a casa mia sono state scaricate sedicimila bottiglie
di acqua minerale. A questo punto ho cercato di chiamarti, ma purtroppo nella
fretta ho attivato il blocco di sicurezza del cellulare e il codice Pin che lo
sblocca è contenuto nella cassaforte la cui combinazione è nell’
agenda persa dentro al computer. Sono corso in garage per venire da te in auto
ma proprio ieri avevo smarrito il codice che sblocca l’antifurto con allarme, e
il numero del codice di riserva ce l’ho nella giacca dentro l’ auto. Non potevo
uscire dal garage perché anche il comando di apertura a distanza è
dentro l’ auto, e neanche dalla porta principale perché è chiusa
dall’allarme con password che cambia ogni giorno e che tenevo in un’ agenda
tascabile che purtroppo è finita tritata in lavatrice. Sono uscito dalla
finestra ma sono stato subito assalito da Storace, il mio cane rotwailer, che mi
riconosce solo se gli urlo una parola-chiave insegnata dall’istruttore, parola
che purtroppo non ricordavo e che conservo nell’ agenda del telefonino bloccato.
Dopo una dura lotta e coi pantaloni a brandelli, sono riuscito a raggiungere la
strada e a fermare un taxi, ma mi sono accorto che non avevo soldi perché
li avevo lasciati nella valigetta Personal la cui combinazione è
contenuta nel computer, per fortuna avevo il Bancomat, ma una volta arrivato
davanti allo sportello non mi sono ricordato la combinazione che è quella
dell’ allarme dell’auto alla rovescia. Dietro di me si è formata una fila
di cinquanta persone furenti, ho provato a digitare tre volte, poi il bancomat
mi ha mangiato la carta e, che tu ci creda o no, mi ha anche portato via il
cappello. A quel punto non potendo usare la carta di credito impazzita, ho
pensato di rientrare in casa e scassinare il salvadanaio di mio figlio, ho
lottato a lungo con Storace e sono rientrato dalla finestra ma in questo modo ho
fatto suonare l’allarme e non sono più riuscito a fermarlo perché
il codice blocca-allarme era segnato sul retro della tessera bancomat che mi era
appena stata mangiata. Le porte blindate si sono chiuse ermeticamente ed
è scattato il sistema antincendio, l’acqua ha cominciato a salire. Ho
cercato di chiudere l’acqua ma la chiave del contatore era dentro la valigetta
ventiquattrore. Sono tornato al computer, che ormai era distrutto dal virus e
sparava starnuti equini, le ho provate tutte per riattivarlo, anche una
tachipirina infilata nel floppy disc, ma l’ unico risultato è stato che
ho scoperto un file segreto con le tue lettere a quel bagnino di Riccione, (poi
faremo i conti).
Il salvadanaio di mio figlio era chiuso e si apriva soltanto digitando novanta
nomi di pokemon. Allora mi è venuta una grande idea: sono salito sul
tetto e ho provato a fare dei segnali di fumo ma è venuto a piovere e per
la pioggia è saltato anche il cancello blindato e il codice per riaprirlo
era nel computer, nel file criptato con le nostre polaroid porno vestiti da
puffi. Esasperato, sono uscito in giardino gridando cancheri a Internet e Bill
Gates e al Nasdaq, e Chico mi è venuto incontro leccandomi, perché
“Nasdaq” era la parola di riconoscimento.
Perciò cara ti prego:
Quando riceverai questa lettera scritta col sangue (le biro sono tutte nella
ventiquattrore e l’inchiostro della stampante non ho potuto usarlo perché
anche la stampante era contagiata e vomitava foto di Boselli), quando, ripeto,
riceverai questa lettera che ho legato al collare di Storace, corri subito a
casa mia con una ruspa, sfonda il cancello blindato, abbatti il portone e sta
attenta alla valanga d’acqua che uscirà, io sono in cima all’armadio da
due giorni che mi cibo soltanto di pane congelato e pollo crudo, perché
anche il microonde parte solo con un codice, l’ho inserito quando ero a dieta.
Porta anche le medicine, un piede di porco e soldi.
Ti prego però, di urlare la parola di riconoscimento, perché da
alcune notti sciacalli e saccheggiatori circondano la casa cercando di entrare.
La parola di riconoscimento è il titolo della nostra canzone, che non ti
scrivo, nel caso Storace cadesse nelle mani di malintenzionati, ma è la
canzone che ho messo come salvaschermo nel tuo computer. Se anche tu sei sotto
attacco virale, allora siamo perduti.
È triste, in tempi di new economy, fare una morte così
preistorica. È triste pensare che forse i missili del Pentagono sono in
comproprietà tra Bill Clinton e la terza B di un liceo di Manila. Ma il
progresso vuole le sue vittime. Ti lascio, ho finito il sangue.
Per finire, tre post-scriptum:
1) nel caso ti interessasse, dopo l’impazzimento della mia carta di credito,
l’intero mio conto in banca è ora proprietà di un venditore di
meloni indonesiano. Mi amerai anche adesso che sono povero. O no?
2) Probabilmente Storace, quando ti vedrà, continuerà a leccarti
per ore. Infatti “Nasdaq” è la parola che lo rende espansivo,
ma non ricordo la parola che lo fa smettere.
3) Naturalmente, I love you.

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