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Il tempo è partito

IN QUESTO MOMENTO
così importante per il futuro del paese, vorrei spiegare ai miei e/lettori
il motivo della spinta delle ragioni del perché della sofferta ma consapevole
decisione di presentarmi alle elezioni con simbolo e lista personale.
Alle radici della spinta delle ragioni del motivo del perché c’è
il desiderio nonché l’impegno nonché la promessa di salvaguardare
un bene che appartiene a tutti.

Questo bene è il Tempo e il nostro partito si chiama appunto
Pit (Partito Italiano del Tempo). È un partito che nasce
con idee precise e programmi concreti, non già come vuoto slogan
o marchio promozionale.
Il motivo della ragione del perché non siamo ancora operativi, è
che stiamo preparando il simbolo elettorale. A tal riguardo un pool di pubblicitari,
un’équipe di fisici quantistici e un team di cronometristi sono impegnati
in una lotta contro il tempo per disegnare il fatale tondino.

Attualmente abbiamo molte idee, una più originale dell’altra:

a) un orologio

b) una clessidra

c) un vecchio barbuto raffigurante Crono

d) una ruga su campo bianco

e) Pietro Mennea

f) una tartaruga tricolore

e altre genialità che non vi anticipo

Il nostro programma verte su cinque punti fondamentali:



Primo punto: la rivendicazione del controllo politico sul tempo atmosferico.
A nome di tutti i metereopatici italiani, chiediamo di sapere perché
a metà marzo abbiamo un clima polare, perché quest’inverno è
stato il più freddo del secolo e perché quest’estate, come già
si prevede, arrostiremo sulla griglia. E non ci si dica un’altra volta che si tratta
di record: freddo-record, nevicate-record, bufere-record. Quando si battono troppi record,
vuol dire che c’è in giro del doping! È vero, come dicono gli scienziati
giapponesi, che siamo in presenza di un cambiamento epocale? E di chi è la colpa?
Delle bombe atomiche, dei termosifoni, dell’effetto Serra alla rovescia, della diga di
Assuan, dei condizionatori d’aria, dei cellulari?

Vogliamo sapere se la primavera ci è stata rubata per sempre, e se le parole
«autunno-inverno» sono ormai soltanto un trucco per collezioni di moda.
La verità è che nel futuro esisterà un unico capo d’abbigliamento
annuale: un giaccone antartico con sotto il costume da bagno.
Gli sporchi interessi degli stilisti, dei nuclearisti e dei dighisti hanno sempre
nascosto la verità ma il nostro partito dice: BASTA!

Rivogliamo indietro le stagioni e vogliamo i nomi dei responsabili
del marasma climatico in atto.



Secondo punto: chiediamo l’Ora di tempo,
cioè una riflessione quotidiana temporale per tutti i cittadini italiani.
Alla televisione, negli uffici e scuole (mediante altoparlanti) e nelle strade
(con manifesti) sia somministrata ogni mattina un’ora di cronomistica obbligatoria.
Si diffonda l’elenco di ciò che si è perso nel tempo e nella memoria:
le stragi impunite degli ultimi trent’anni, le dichiarazioni dei leader politici
prima e dopo le elezioni, tutto ciò che è stato detto pro, contro,
su e da Di Pietro, quello che la sinistra diceva di Dini quando scendeva in piazza
contro il «pensionato miliardario», quello che Fini diceva della democrazia,
prima di sogghignare soddisfatto sul suo squadrismo elettorale, quello che si dicevano
D’Alema e Berlusconi prima, durante e dopo il fidanzamento, tutte le volte che Casini
ha minacciato di uscire dal Polo, le Bergamomachie di Bossi, gli opportunismi di Pannella,
le giravolte dei giornalisti Rai e Fininvest, le antiche leggende di Mani Pulite,
dell’occupazione al Sud, della legge antitrust, e così via.

Il nostro partito dice BASTA! a un paese dove si può scordare tutto
in ventiquattro ore e dove ogni giorno si può dire il contrario di quello
che si è detto il giorno prima. La cronomistica addestri il cittadino
a un serio controllo sequenziale degli eventi. Naturalmente da questo controllo
sono esclusi i candidati del nostro partito, che in quanto detentori del controllo,
non possono essere ad esso sottoposti (come già brillantemente esposto dagli
avvocati di Berlusconi).



Terzo punto: conquista del centro.
Questa frenetica corsa al centro ha trasformato le elezioni in un sabato di shopping.
Ma la corsa la vinceremo noi del Pit, in quanto il tempo è eterno e illimitato
e quindi ogni suo punto è centrale. Qualunque csa noi diremo o faremo,
noi saremo naturalmente il centro del dibattito politico. Il nostro partito dice
BASTA! ai falsi centri che sono in realtà centrodestri o centrosinistri
o mafiocentri o centrobanche.



Quarto punto: il Pit interverrà urgentemente
sulle questioni per cui manca il tempo
,
soprattutto sulla solidarietà internazionale.
Abbiamo notato che nessuno dei partiti ha sprecato dieci minuti di tempo
per illustrare cosa farà l’Italia riguardo alla catastrofe della
fame del mondo e dello squilibrio delle risorse. Noi invece abbiamo pronta
una tempestiva iniziativa! Poiché nei prossimi tre anni ci sarà
nel mondo un miliardo di persone sotto il livello di sopravvivenza
(e gran parte di queste morirà) noi abbiamo stipulato una convenzione
con una nota fabbrica di orologi che regalerà un orologio
a ogni defedato e affamato del terzo mondo. Un miliardo di morituri potranno
così controllare la durata di tre anni, vivere intensamente il tempo
restante e tirare un sospiro di sollievo se, alla mezzanotte del 1999,
saranno ancora vivi. L’operazione si chiamerà «Ore felici»
e sarà presentata in un grande show a Kigali, in Ruanda, sotto un tendone
a prova di virus. Ci saranno Pippo Baudo, Pavarotti, Naomi Campbell e tutti
gli stilisti italiani riuniti in una generosa gara contro il tempo.
Il nostro partito dice BASTA! alle beneficenze televisive,
ai falsi interventi umanitari, e auspica una reale e tempestiva
attenzione a un problema che dovrebbe fare vibrare le nostre coscienze
quasi come le polemiche su Sanremo.



Quinto punto: il tempo televisivo.
Essendo noi piccoli partiti esclusi dall’abbuffata propagandistica in cui cinquanta
facce di catodo sbranano il novanta percento dei palinsesti, proponiamo una nuova legge,
la handicap-condicio. Per ogni ora in cui appare in televisione,
il candidato perderà una piccola fetta di voti, diciamo cinque-diecimila.
Il candidato Fini, per cui occorre ormai un apposito tasto con la «F»
sul telecomando, faccia pure le sue seimila ore di Comizio, ma sappia che alla
fine rischierà di vedere i suoi voti decimati e di essere scavalcato dal
candidato nazi-chic Benito Posaquaglia, che non va in televisione, ma pensa e
predica le stesse cose del suo azzimato leader.

E rifletta D’Alema, nella tremillesima ora in cui cerca di convincerci che
Dini e Maccanico hanno una parte (forse il girello) di sinistra.
Sappia che ogni ora televisiva comporta voti in meno, e forse finirà
appaiato al vetero candidato Lenin Posalastarna, che voterà
Olivo con un’apnea da cetaceo.



Sesto punto: chiudere Regina Coeli.
Forse non c’entra col resto del programma: ma dopo averci passato dentro pochissimo tempo,
ci chiediamo come sia possibile, anche per un paese devastato come l’Italia,
tenere in funzione questo e altri carceri simili.



Eccovi brevemente e chiaramente esposti i motivi delle ragioni del perché del Pit.
Forse non siamo più in tempo per riparare ad anni di veleni e arroganza,
di politica criptata e gangsterismo incravattato. Ma se volete votare per noi,
il giorno che andrete alle urne, guardate bene l’orologio, se l’avete,
oppure chiedete l’ora allo scrutatore del polo (è quello con il fard).
E dite: oggi alle ore 12,15 del ventun aprile, io sto votando,
ed è un giorno importante per la democrazia,
esattamente come lo era ieri e lo sarà domani.
Per il partito del Tempo, secondo un vecchio slogan,
è sempre tempo per scegliere, e un giorno solo non basta,
perché la democrazia è fatica quotidiana.

I suoi nemici lo sanno: come diceva sempre Gelli a Craxi, il tempo è galantuomo.

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