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Il sexgate di Palmiro e Cesira

PALMIRO, non possiamo andare avanti così. So che mi tradisci.
– Cesira, tu stai facendo dello sterile dietrismo. Portami i nomi, date e luoghi precisi,
altrimenti continua a stirarmi la camicia.
– Sì, Palmiro. Tu mi tradisci con la portinaia Vanessa nel gommone dentro al garage,
e il vostro rapporto dura da due anni.
– Alt! Tu non stai usando un linguaggio politically correct, che è fondamentale per
orizzontarsi nella complessità moderna. Innanzitutto io non ti tradisco,
perché quello che ho avuto con Vanessa non è un rapporto ma un contatto
improprio.
– E che differenza c’è?
– Ma sei proprio “out”, Cesira. Ti spiego com’è successo. Io venivo da
destra nel corridoio, Vanessa stava dando lo straccio avanzando da sinistra, io me la sono
trovata davanti e l’ho tamponata.

QUESTO dimostra che le donne non sanno guidare.
– Bugiardo. La mamma di Vanessa, in cambio della mia ricetta del polpettone di gatto, mi ha
fornito prove inconfutabili del tuo tradimento.
– E sarebbero?
– Ecco qua: il vestito di Vanessa con tracce dei tuoi liquidi ormonici.
– Si dice organici, ignorante. E poi contesto questo uso sommario e disinvolto del reperto
procedurale. Anche ammesso che nel tamponamento io abbia perso un po’ d’olio, chiedo il test
del Dna. Se gli spermatozoi non hanno la maglia del Milan non sono miei.
– Allora cosa mi dici di questo? È un collant di Vanessa con la tua dentiera
impigliata.
– Un abile fotomontaggio. E poi questo è un processo politico, il tuo atteggiamento
è persecutorio e tu stai trasformando il nostro matrimonio in un regime.
– Parli così perché la mia requisitoria è incalzante. Cosa facevi ieri
notte alle due all’Idroscalo in compagnia di una nigeriana alta un metro e ottantotto con
una minigonna di otto centimetri? Su, vediamo come rispondi.
– Ho ben tre risposte: uno, le spiegavo che se ne deve andare dal nostro paese e smetterla
di portare via il lavoro alle italiane. Due, credevo che fosse Weah e volevo chiederle un
autografo. Tre, volevo rapinarla.
– Non ti credo. La verità è che da quando
frequenti quel bar di perditempo sei cambiato, sempre lì a parlare dei calciatori che
si drogano.
– I calciatori non si drogano, si dopano, è diverso. I tossici si drogano, i divi
ricorrono alla droga per sopportare lo stress del successo. Tra gli extracomunitari si
spaccia, tra i Vip la droga circola. Devi imparare a parlare il politically correct.
– Ah sì, e tu da chi impari? Da Gastone, quell’ex-bombarolo fascista condannato per
truffa e violenze alla moglie e ai figli?
– Ma Cesira, tu vuoi resuscitare le vecchie
contrapposizioni! Madre Teresa, la Carrà, Baglioni, Violante non ti hanno insegnato
nulla? Sei una neogiacobina, una murocontromurista ad oltranza. Sei una gran manichea.
– Beh sì, le maniche le stiro abbastanza bene ma per il resto non ho capito una
parola. Comunque quel Gastone era e resta una carogna.
– È un uomo il cui passato gode di un’invidiabile privacy, è dedito a audaci
iniziative commerciali ed esercita sulla famiglia la pressione psicofisica necessaria
perché faccia un buon campionato.
– Non ti riconosco più, Palmiro, prima di sposarmi non parlavi così. E io che
ho creduto in te. Sei come Prodi.
– Cesira, le tue lamentele rischiano di demotivare gli investitori esteri. Tornando ai veri
problemi del paese, mi hai preparato da mangiare?
– O mio esigente interlocutore, vuoi forse sapere se ho provveduto al catering del nucleo
familiare? Ebbene no, poiché per Ferragosto tutti i negozi erano chiusi e solo i
musei erano aperti. Cosa preferisci, una statuetta egizia al sugo o una natura morta con
peperoni?
– Smetti di sabotare il nostro patrimonio culturale. Quale serie di colpevoli ritardi
amministrativi ha fatto sì che la tavola non sia apparecchiata? E di chi è
quella tuta sul letto?
– Quella? È dell’idraulico Salvatore, con cui ho avuto una ripetuta serie di contatti
stamattina e con cui sono pronta a un’intesa su questioni a medio e lungo termine. Non
è ricco ma ha un ottimo sponsor, la rubinetti Niagara.
– Cesira, ma come parli? Non ti riconosco più. Se non la smetti ti riempio di
botte.
– Sarebbe rivelatorio di una tua difficoltà ad aprirti al dialogo, ma non lo farai
perché ho il ferro da stiro caldo e ti riduco i coglioni come due pizze.
– Basta. Bisogna chiudere i centri sociali!
– Cosa c’entra?
– Niente, quando c’è qualche casino in giro, c’è sempre qualcuno che propone
di chiuderli, ci si fa sempre una bella figura. Se rivedi quel terrone di idraulico, digli
che sono pronto a una pacificazione etnica alla Milosevic. Vi faccio fuori tutti e due.
– Vedo che le ultime rivelazioni sul Salvatorgate ti hanno turbato e che il tuo rapporto
con la giustizia non è sereno. Vorrei dibatterne con te, ma devo uscire. Vado a una
scalaquaranta benefica il cui ricavato andrà interamente alla casalinga che gioca
meglio. Ci saranno molti Vip. Fatima la farmacista, Zia Margherita, detta la Parietti del
quartiere, reduce da una operazione di chirurgia plastica fatta dal marito muratore, due
seni in ghiaietto e cemento armato, tengono tutta la vita e tintinnano quando balla. E poi
c’è anche Salvatore, che si esibirà in uno strap, che sarebbe uno strip fatto
col nastro isolante, così dopo ci regala i peli a tutte.
– Che orrore! Io ti ammazzo, ti faccio a pezzi, ti squarto, o mia o di nessuno!
– Vedo che il tuo politically correct inclina verso il pulp. Io ti lascio, Palmiro. Il
nostro rapporto bicamerale ha funzionato per un po’, anche con la quota proporzionale di
Vanessa. Ma ora per me tu non sei che un cespuglio. Mi hai picchiato tutte le domeniche che
il Milan perdeva. Ai tempi di Sacchi e Gullit potevo anche reggere, ma adesso non voglio
rischiare. Se ti vien fame, fatti una frittata, ma se la bruci non dare la colpa al ritardo
dei Canadair. Nel caso dovessi annoiarti, ho messo le pile nuove nel telecomando,
così la tua cultura potrà spaziare. Se ti senti solo, clonati. Farewell,
my lovely (esce cantando).

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