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Disc-jockey in apnea

D’estate, molti di noi riscoprono la radio. Sulla spiaggia o in macchina, soli o in colonna, per libera scelta o per l’invadenza di un vicino. Così si può avere la fortuna di fare la conoscenza con Radio Montecarlo, e tutte le trasmissioni legate al suo «stile», molto adatto per il clima delle vacanze. È una valanga di musica e parole e pubblicità e musica che non si arresta mai, neanche un secondo. Bisogna tenere su il ritmo, bisogna che, anche nella propria casa, ognuno si senta come in una discoteca.

Anche i notiziari filano a tutta birra, corredati da stacchi musicali. Abbiamo sentito la notizia della morte del papa, seguita da uno stacchetto rock, poi l’attentato in Libano e un altro stacchetto, e Dalla Chiesa supertesta di cuoio e suonata d’organo. Poi una voce ha detto: «E ora, il crollo del dollaro», e tutti siamo rimasti lì col fiato sospeso per sapere se era una notizia vera o il nome del complesso che stava per cantare. Quindi un minuto di notizie su Cristina Onassis e il suo amore sovietico, di cui si è sentito dire che «la povera Cristina è assediata dai fotografi» dove quel «povera» non ci ha convinto subito.

Poi è piombato sul microfono uno di quei disc-jockey che trasmettono in apnea, senza tirare il fiato, parlando veloci come noi al telefono quando ci scappa. Questi personaggi vengono pagati secondo le seguenti tariffe: stipendio fisso L. 86.500. Contingenza: 24.400. Indennità di rischio per embolie o edema polmonare 25.000. In più 2.000 lire per ogni «benissimo», 1.000 lire per ogni «è estate ragazzi» e 200 lire per ogni «Ok» che riescono a dire. Sarà per questo che abbiamo contato 92, dico novantadue «benissimi» e «è estate ragazzi» in due ore circa di parlato. In queste ore il disc-jockey centometrista, senza respirare, è riuscito a farci sentire tutti in fila: un superquiz da 8 milioni in cui si deve indovinare da quale film proviene l’ansito di un’attrice, a introdurre venti pubblicità di sigarette e varie, a salutare due o tre amici di diversi punti d’Italia, a dire qualche battuta di quelle che uccidono qualsiasi essere umano all’infuori di un ospite di uno studio televisivo, e anche a presentare dei dischi. I soliti immancabili Bee Gees che con la voce da pecora macinano belati e miliardi, e il Pappalardo che continua a urlare «voglio lei» e non c’è niente da fare, neanche con le endovene di Valium.

Poi le dediche, sempre di corsa, come se stesse per crollare lo studio. Alex alla sua principessina. Gianni di Varese che dice che ha fatto male a scegliere le vacanze con la barca invece che con la Rossella, ma adesso è pentito e sta tornando indietro. Poi c’è una lei che dedica a un lui un Tu, il successo dell’estate di Tozzi, che è uno che fa le canzoni con i pronomi e la carta carbone. Io ti amo, tu sei mia, lui non sa, noi siamo furbi, voi ci fate pubblicità e loro comprano i dischi. Poi il caos è stato completo. Su un sottofondo di musica sempre uguale andavano tutti insieme notizie, dediche, pubblicità, stacchi, sputazzi nel microfono e benissimi. Dalle previsioni del tempo emergevano complessi americani, da un samba dedicato a una sigaretta si passava a un samba vero.

Il disc-jockey, ormai stravolto, ribadiva che l’unica certezza era comunque che è estate e che siamo ragazzi, e il conclave si riuniva a tempo di rock mangiando varie qualità di gelati. Tutto finiva con la musica e le parole «fumo bianco», e noi allucinati senza più capire se avevano fatto pubblicità a una sigaretta, o avevano fatto il papa. Il disc-jockey dava la buona (musica) notte (musica) a tutti (musica) e a risentirci (musica) benissimo (musica) e correva finalmente velocissimo in bagno. Restava solo un microfono incandescente e il povero Pappalardo che continuava a volere lei e a ululare come l’ultimo orso dell’Adamello senza compagna. E noi a chiederci: è vero che la gente vuole delle trasmissioni così, o sono invece le radio,
i loro finanziatori e i discografici furbi che vogliono continuare a pensare che la gente sia solo una scatola da riempire con queste cose? Ma è durato un attimo.

Subito ci siamo ricordati che andava benissimo, che con tutta probabilità era estate ragazzi, si sono risentiti i Bee Gees, si è sentita una voce «ciao a tutti, sono il vostro Vittorio che vi terrà compagnia fino alle due», e ci siamo messi, serenamente, a piangere.

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