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Babbo Natale parallelo

Un nuovo, inquietante capitolo si aggiunge ai misteri italiani.
“L’Espresso” ha scoperto un uomo che ha fatto parte di
un’organizzazione segreta di Papà Natale paralleli. Pubblichiamo
l’intervista senza commenti, lasciando alla magistratura il giudizio su
questi gravissimi fatti.
Signor Claus, quando fu arruolato nel Pnpp, Papà Natale Paralleli
Patriottici?

«Nel 1968, ai tempi della contestazione. Allora facevo il clochard. Un
colonnello del Sid notò la mia folta barba bianca e mi chiese se volevo
partecipare a un’operazione di alto valore patriottico,
l’“Operazione Dumbo”».
E in cosa consisteva quest’operazione?

«Dovevamo combattere i bambini figli di comunisti per impedire che
crescessero nella fede marxista. Per questo erano previsti vari livelli di
intervento».
E quali?

«Anzitutto portavamo carbone, molto carbone. Rubavamo i giocattoli
regalati e li sostituivamo con carbone e biglietti con la scritta
“finché tuo papà fa il rosso, tu farai il Natale in
bianco”. Questo nei casi più lievi».
E nei casi più gravi?

«Facevamo cose del tutto legittime. Lanciavamo petardi nelle cappe del
camino, pisciavamo nella polenta, davamo fuoco alle case dove non c’era il
presepe».
E’ possibile che in tutto questo ci siano state delle
deviazioni?

«Lo escludo. Può essere che qualche volta il petardo fosse un
po’ più potente, ma ripeto, era tutto legittimo».
E dei depositi segreti cosa mi dice?

«E’ vero. Avevamo dei depositi segreti di giocattoli con cui
corrompere i piccoli sovversivi. Io usavo per lo più orsacchiotti. Con
gli orsacchiotti convinsi più di 1.500 bambini comunisti a diventare
democristiani. Avevo il deposito in un cimitero di campagna. C’erano
dentro più di 7 mila pelouche, tre tonnellate di caramelle e 200 mitra
finti, o quasi».
E tra voi Babbi Natale vi conoscevate?

«No. Avevamo tutti una folta barba bianca, alcuni vera, altri finta. Ci
riunivamo ogni tanto in uno scantinato romano per prendere ordini dal Grande
Dumbo».
E chi era?

«Non lo so. Aveva anche lui la barba finta, orecchie a sventola e
occhiali. Era lui che ci dava le liste dei bambini sospetti».
E oltre a portar carbone e corrompere mediante orsacchiotti, le fu mai
chiesto di fare altro?

«Una volta mi dissero che c’erano da pulire dei nastri. Pensavo che
fossero quelli dei pacchi regalo. Invece erano nastri registrati su Piazza
Fontana. Dovevamo togliere dalla registrazione tutti i nomi di politici dc. Il
nastro era di sei ore».
E cosa rimase?

«Venticinque secondi di “e”, “inoltre” e
“nonché”».
Nel suo lavoro ha mai avuto incidenti?

«Una volta, a Monzuno, caddi dentro un paiolo di polenta. Un’altra
volta capitai in una casa socialista e mi rubarono le renne. Ma, nel complesso,
me la sono sempre cavata».
E i vostri rapporti con il vero Papà Natale?

«Mai visto. Del resto il Grande Dumbo ci diceva: “Ricordatevi che
Papà Natale esiste, siete voi che non esistete”».
E cosa mi dice del caso Moro?

«Corse la voce che Moro era stato rapito da un’ala deviata dei Pnpp,
che voleva mettere insieme un racket dei giocattoli e addirittura taglieggiare
la Standa. Moro fu tenuto prigioniero in un boxer da neonati e fu chiesto un
riscatto di 30 miliardi in soldi da Monopoli, ma la Dc
rifiutò».
Mi sembra una storiella per bambini scemi.

«Non più della versione ufficiale».
E adesso il Pnpp sarà sciolto?

«Niente affatto. Questo Natale dobbiamo portare il regalo ai bambini dei
metalmeccanici. Un bel panettone».
Bene. Finalmente un gesto generoso. Un panettone per ogni famiglia
metalmeccanica.

«Ma cos’ha capito? Un panettone solo da dividere tra tutti i figli
dei metalmeccanici italiani. E’ la nuova linea della Confindustria.
Aumenti, ma con giudizio».
Ha qualcosa da raccomandare ai piccoli italiani per questo Natale?

«Beh, anzitutto la solita raccomandazione: siate bravi e moderati o non
avrete regali. Inoltre, se vedete una scia luminosa nel cielo e sentite un
rumore che si avvicina, buttatevi a terra».
Perché?

«Perché quasi sicuramente non è la slitta di Papà
Natale, ma è un aeroplano militare che precipita per inevitabile
fatalità».
Abbiamo capito. Buon Natale, signor Claus.

«Buon Natale anche a voi, schegge impazzite».

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