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Una sera al bar, con Mike

In giro per i bar, giovedì sera, alla ricerca dei 26 milioni di italiani che, secondo i dati Rai, scordano tutti i guai al suono del comando «allegria!» di Mike Bongiorno. Vedremo gente balzare sulle sedie, urla di entusiasmo, e ambulanze che portano via i più euforici.

L’inizio non è però dei più allegri. La campionessa, in preda a una mezza crisi isterica, piange e non vuole presentarsi. Ha fatto una gran litigata con Mike Bongiorno che l’ha presa di mira, con la consueta finezza, con battute sulle mutande. Alla fine la campionessa si presenta, portando anche una torta in segno di pace. Barcolla, ha preso un tranquillante, e ogni tanto si soffia il naso. Bongiorno le offre dei fiori. Questa pace è così convinta e sincera che nel bar è già calato un angoscioso silenzio: è un bacio di riappacificazione, allegro e spontaneo come una denuncia Iva. Poi arriva un concorrente «bracciante calabrese». Bongiorno lo nomina per tutta la trasmissione, come un animale di una specie rara. È proprio vero e parla, anche se non parlerà, naturalmente, dei problemi della Calabria, ma delle capitali degli Stati Uniti. Bongiorno gli legge i nomi americani lettera per lettera. Quando il bracciante (che, sottolinea Bongiorno, ha fatto solo le elementari) gli risponde in buona pronuncia americana, il signor Mike ha un sussulto. Gli indiani conoscono la nostra lingua! Poi, dopo aver detto alla valletta che è piena di brufoli e che mangia come un maiale, Bongiorno condanna tutti a entrare nelle cabine. La campionessa barcolla e continua a dare segni di disperazione. Nel bar sbadigli e defezioni.

Cominciano le domande su Napoleone, le linci e la Fiorentina. Poi succede finalmente una cosa piena di allegria. Viene fuori una regola che si chiama «handicap» e il calabrese, che aveva un milione e centomila lire, resta fregato solo con centomila lire. È una cosa senz’altro vicina alla realtà, ma non si capisce dov’è l’allegria. Si prosegue con Bongiorno che dice al bracciante: ma sa che lei è proprio sfortunato, mentre la campionessa piange e si dimena, forse è legata dentro la cabina con un lucchetto al piede. L’allegria della trasmissione è ben recepita nel bar, dove tutti ordinano grappini per tenersi su, e i più sensibili piangono senza ritegno.

Ed ecco il gioco con il pubblico. È un gioco intelligentissimo, nato dallo sforzo congiunto di una équipe di cervelli Rai e di un chilo di carciofi freschi. Pensate, c’è una ruota che gira e indica una lettera. Bisogna allora rispondere a tutte quante le domande con una parola che cominci con quella lettera. È un gioco capace di deprimere qualsiasi consesso umano, che non sia uno studio televisivo. La prima domanda è: «Un animale a due zampe che comincia con B». Nessuno ha una risposta, malgrado Bongiorno sia ben visibile a un metro. «Ma diamine», urla Mike, «bambina! Una bella bambina è un bell’animale a due zampe». Seconda domanda: «Cosa dite a un vigile che vi fa la multa?». La ruota, maliziosa, si ferma sulla V. Strizzatine d’occhio, risate. Nel bar, invece, un attonito silenzio. La risposta del concorrente è: «Gli dico: va bene, ha ragione». Meno male. Il vigile non «va» da nessuna parte. La legalità televisiva è salva. Terza domanda. «Cosa si dice a una bella ragazza?». La ruota si ferma sulla F. Si salvi chi può. Risate isteriche. Bongiorno saltella euforico e invita a non esagerare, tanto hanno già sottointeso tutti. Ci manca solo che il notaio intoni All’osteria numero uno e che uno del pubblico proponga di giocare a strega in alto, o una gara di rutti.

Peccato che, mentre il gioco suscita grande ilarità negli zombies in studio, la gente vera sia sempre più depressa. Si arriva alle domande finali. Tutti in allegria e tutti contenti. Il bracciante preannuncia reclamo. Il terzo concorrente preannuncia reclamo. La campionessa quasi sviene e piangendo chiede cos’è successo, e chi ha vinto. Bongiorno minaccia che ci rivedremo la prossima settimana. Nel bar l’unico alcolico rimasto è il Vov all’orzo, e ci sono già stati tre tentativi di suicidio. Un italiano su due ha visto Scommettiamo? Adesso va a piangere sulla spalla dell’altro.

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