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Venti lunghissimi mesi

Fassino l’ha annunciato: venti mesi al fatidico giorno delle elezioni. Sappiamo che in questi seicento giorni ne vedremo delle belle, e il popolo italiano verrà sommerso di profferte e promesse amorose. I votanti, come si sa, sono geneticamente più affascinanti dei cittadini. Anche la sinistra, che da tempo preferisce l’evento alla quotidianità, e i privilegi della maggioranza ai doveri della democrazia, si sta preparando con largo anticipo.
Come far passare questi venti lunghi mesi, mantenendo anche la responsabilità dell’opposizione?
Ci sono, nell’eccitante attesa del voto, alcune noiose incombenze.
Noioso è ricordare a Berlusconi che il suo governo non è più maggioranza nel paese e dopo tre elezioni perse, un politico appena leale rispetterebbe in altro modo la voce di chi non lo vota più. Ovviamente un premier osceno come il nostro disprezza questa regola elementare della democrazia, ma si potrebbe urlargliela in faccia ogni giorno.
Noioso è anche ricordare a Pierazeglio Ciampi, in vacanza premio al Quirinale, che sarebbe suo preciso dovere difendere gli interessi di tutto il paese, non i dividendi dell’azienda governativa.
Noioso è consentire ai giudici di lavorare, senza esaltarli o delegare vendette, ma anche senza lasciarli insultare o minacciare apertamente, come nel caso della Bocassini.
Noioso è continuare a denunciare il disastro iracheno, lasciando che il generale più incompetente del mondo, George Bush, ricominci ogni volta una guerra sempre più feroce, guerra in cui ha fallito tutti gli obiettivi meno quello che gli stava davvero a cuore: farsi rieleggere.
Noioso è cercare di mettere le mani in quella fogna di censura, servilismo e paura del talento che è l’informazione televisiva. In fondo se il paese continua ad avere una Rai senza presidente, e qualche Teleceausescu privata con lustrini, ci sarà sempre, per i dirigenti della sinistra, una poltrona libera e un microfono da cui urlare più forte dell’ospite di maggioranza, nell’ormai accettata cacofonia corale dei dibattiti.
Noioso cercare di capire perché le scuole esplodono, i cortei si infiammano e i poveri aumentano. Noioso capire perché in metà della città italiane manca l’aria da respirare, perché camorra e mafia si sono rafforzate e riarmate. Noioso cercare di capire che clima si respira nell’esercito e nei Carabinieri, noioso e dannoso un vero sciopero generale.
Noioso e inutile, insomma, tutto ciò che potrebbe mettere in ulteriore difficoltà Berlusconi, rischiando di farlo cadere prima del giorno fatidico, perché tutto è già in marcia verso l’election day. A costo di puntellare un governo da schifo.
E’ una lunga attesa, preventivata dai capi della sinistra e sgradita a chi ha continuato a votarli per cambiare qualcosa subito, e non nel 2006.
Ma ormai il conto alla rovescia è partito, ogni gesto o parola in più potrebbe far perdere voti. Come occupare questi mesi in modo non noioso, ma interessante e politicamente strategico? Ecco cosa stanno preparando i nostri leader.

Fassino

In vista delle elezioni bisogna modernizzare e rendere efficace l’immagine del partito. Kerry ha perso perché i suoi pubblicitari erano troppo politically correct. Berlusconi va sfidato sul piano dell’immagine. Manifesti giganti, grandi palchi e soprattutto tanta televisione, infilarsi ovunque, ruffianarsi ogni moderatore, infilarsi nelle trasmissioni di cucina e di sport. Creare Rutellografie e Fassini virtuali che possano sbucare nei paesaggi di Quark in mezzo ai dinosauri. Nelle strade, pannelli di cortei al posto dei cortei. Concorsi fotografici tra operai invece che scioperi nella fabbriche. Sezione speciale «smss», messaggini di sinistra, che bombardino i telefonini degli elettori con inviti tipo: ciao, sono Piero, sono fico una cifra e cerco amici per andare insieme in discoteca o al governo. Interviste importanti: Costanzo che intervista Fassino, Santoro che intervista Fassino, Biagi che intervista Fassino, Mentana che intervista Fassino. Ma spazio anche a quello che vogliono dire i giovani del partito. Cinquanta giovani iscritti intervistano Fassino.

Rutelli

Il fattore look è sempre più importante, bisogna dare l’idea di un partito dinamico e giovane. Kerry ha perso perché sembrava l’urlo di Munch. Non lasciare il lifting al nemico. Basta con la sinistra rugosa e decadente. Body building per Fassino. Tintura per D’Alema, toupè per Angius, botulino alle guance per Prodi, scuola di dizione per Di Pietro. Via i baffi a Mussi, anzi via anche Mussi. E soprattutto, basta con la laicità esasperata. Tutti i capisezione alla messa papale, una volta al mese. Confessionali in tutti i Festival dell’Unità. E se Buttiglione deluso dai suoi volesse…..

Prodi

Basta col buonismo e il pacifismo. Kerry ha perso perché si è presentato come un leader civile, mentre gli americani volevano un grande capo militare, un Bush, uno Shwarzenegger, un Calderoli. Basta con la paciosità emiliana, la mortadella diventerà mortadella cingolata. D’ora in avanti per Romano un nuovo look: capelli rasati a zero, giubba mimetica, anfibi e al posto della corriera, un tank. Posizione sulla guerra moderata ma decisa: siamo contrari a un intervento Usa in Spagna, ma favorevoli a un intervento preventivo di pace in Siria.

Pecoraro Scanio

Bisognerà prestare grande attenzione ai movimenti. Della telecamera.

Bertinotti

E’ importante l’unità della differenza, a differenza di chi vuole l’unità senza differenza, ma con una differenza e cioè che questa unità, differentemente dall’unità con differenza del passato, deve avere una differenza, e cioè che chi porta la sua differenza in questa unità deve avere un peso differente, a differenza di un’unità in cui è indifferente il peso della differenza nell’unità e questa è la differenza tra l’unità della differenza e l’unità differente della differenza. Cazzo, se lo capisce Vespa dovete capirlo tutti.

Veltroni

In venti mesi porterò a Roma Bruce Springsteen, Michael Jackson, le cascate del Niagara, il balletto di Mosca, l’Mtv Award, il raduno mondiale dei satanisti, Bin Laden e le olimpiadi invernali di Torino. Perderemo le elezioni, ma almeno ci divertiamo.

D’Alema

Basta con le vecchie contrapposizioni. Kerry ha perso perché voleva dividere l’America in due, mentre Bush voleva soltanto dividerla con i suoi soci. Bisogna soprattutto mostrarsi tolleranti. Pensare a cosa farà Berlusconi se verrà sconfitto, aiutarlo e non lasciarlo solo. Promettere una nuova legge ancora più efficace del lodo Schifani per evitargli i processi, lasciargli tutte le televisioni anzi regalargli la Rai così nessuno potrà dire che se ne è impossessato, dichiarare le sue ville patrimonio nazionale e trovargli un ruolo istituzionale adeguato, ad esempio Zar. In questo modo non spaventeremo gli elettori di centro-destra. Se poi la sinistra non ci vota, allora vuole dire che non è matura per il governo.

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