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Occhio a Lama rotante!

Nel pezzo della settimana scorsa avevamo scritto che la dicitura con cui il Tg 1 annunciava la fuga di Ventura era «Franco Ventura fuggito da Catanzaro». Con questo lapsus freudiano l’editore veniva felicemente riunito al collega d’evasione Preda. Chi ha passato il pezzo, incredulo che anche i telegiornali abbiano un inconscio, ha ristabilito la normalità, cioè il nome «Giovanni». Il pezzo risultava quindi oscuro. Ce ne scusiamo coi lettori, soprattutto perché in questa storia di Catanzaro tutto è solare e limpido, e non saremo noi a introdurre la prima ambiguità.

Tornando ai telegiornali, avete visto che è in corso una vera e propria «corsa agli armamenti». Tutto quanto fa spettacolo, anche le notizie: perciò è in corso una gara elettronica, coreografica e astronautica tra le due reti. Il Tg 2 ha da poco inaugurato il grande studio 10, dove si può vedere tutto nascere dal vivo, coi cameramen, gli inservienti e le giraffe in libertà.

Se si è fortunati si può vedere Mario Pastore che s’inzompla nei fili o Moretti che tra una notizia e l’altra addenta un panino con mortadella. Forse vedremo in diretta anche i concorrenti e i partiti che si danno gli spintoni per trombare Barbato.

C’è il famoso chromakey, lo schermone colorato che condisce i balletti e da come è di umore ti fa apparire alle spalle le Bahamas o Craxi. Ci sono luci, laser e sigle raffinate (nel loro lavoro i titolisti e disegnatori tv sono davvero bravi).

Ci sono le due studentesse che disegnano le nuvoline e coscienziosamente agitano l’Adriatico e calmano il Tirreno. C’è l’oroscopo, e i gol del campionato inglese. Ma il Tg 1 ha pronta la controffensiva. Presto entrerà in funzione il leggendario studio 12: uno studio che ridicolizza i palasport degli show serali, quelli in cui l’ospite d’onore deve fare tre minuti a piedi per arrivare al microfono a dire due minuti di idiozie.

Ci sarà un superchromakey in cinemascope, la titolatrice Aston, traduttrici simultanee, collegamenti in diretta con i corrispondenti di tutto il globo, e impulsi speciali tramite un satellite che capterà al volo Telmon e terrorizzato dall’esperienza abbandonerà l’orbita verso galassie più vivibili. C’è anche il gobbo elettronico, una macchina che fa da suggeritore al giornalista mentre legge la notizia. Per finire, colpo basso alle meteorologhe, un vero Bernacca-show. Il colonnello avrà a disposizione una superficie più ampia su cui disegnare nuvoloni alla Giorgione e affreschi isobarici. Seguiranno rubriche culturali, di sport e di igiene. Ma il Tg 2 non starà a guardare. Prevediamo che risponderà con lo studio 14, in cui tutto avviene brutalmente sotto gli occhi di tutti. C’è una cucinetta dove Moretti si fa due uova fritte, Orlando dorme con la testa sul tavolo, Fiori prova la dinamica dei sopraccigli allo specchio, e in fondo si vede Nonno di spalle che fa pipì contro il muro.

Sei vallette presentano «Tutto quanto fa maltempo», con Don Lurio, vestito con un mantello nero, che fa la perturbazione numero sedici. Il Tg 1 risponderà con lo studio 16. Da una grande scala bianca farà scendere Massimo Valentini in smoking di struzzo e tiara papale. Effetti laser e getti di nebbia artificiale accompagneranno l’entrata in scena di Emilio Fede in costume da Goldrake. Manovrando pulsanti elettronici, eccolo urlare «intervista spaziale», ed ecco Nuccio Fava e Galloni che parlano di aria fritta. Altro pulsante, urlo «Tuono repubblicano!» ed ecco La Malfa, «Lama rotante» e intervista col segretario della Cgil.

Il gobbo elettronico sarà del nuovo modello Giulio mach 5 che non solo suggerisce, ma passa anche le veline, e censura con scosse elettriche. Collegamenti istantanei con il Polo e la Tanzania. Si chiude con Bernacca che in diretta da un pallone aerostatico dà le previsioni del tempo e i dieci comandamenti. Poi grafologia, yoga, rubrica nucleare a cura di Felice Ippolito e tutti i gol del campionato albanese.

Ci attende, insomma, un nuovo genere di show. Dal Tg 2 però la gente si aspetta che, oltre a potenziare le coreografie e i mezzi tecnici, si cerchi anche di migliorare l’informazione, magari prendendo materiale da quei servizi «speciali», spesso interessanti, disseminati qua e là in tutte le ore.

Dal Tg 1, invece, chissà se qualcuno si aspetta qualcosa di diverso. O va bene tutto, basta che abbia una bella sigla, e tanti colori.

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