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Il grande elettore della Dc

Quando uscirà questo pezzo, finalmente, non dovremo più agitarci incerti sul filo dei sondaggi, ma l’incubo sarà finito: una Dc bella, rimpolpata sarà forse la radiosa novità della scena politica (ah, se ci avessimo pensato prima!). Finirà il bombardamento di strategie, progetti, minacce di sorpasso e altre ideologie autostradali. Tanto la Dc le sue elezioni le ha già vinte in anticipo: ha piazzato in tv il 100% dei suoi candidati. Oltre ad Alimenti, Cetto, Ceccagnoli e Tamberlich, è riuscita nientepopodimeno che a fare vicedirettore Nuccio Fava. Se si pensa che nessuno ha protestato, convenite: è un bel successo.

È nota la storia di questa leggenda della velina. Anche al ristorante chiede cosa deve chiedere di primo a Galloni, la pietanza a Zaccagnini e alla fine telefona a Fanfani e dice «onorevole, scusi se la disturbo, va bene se dico: un gelato alla vodka, o sembra troppo di sinistra?». Quando lo vedete, soffrite con lui, per la sua lotta interna per essere il più immobile possibile: ha la cravatta che lo strozza come un cappio, la giacca che sembra una camicia di forza, non vuole fare un gesto, né dire una parola sbagliata. Tutto di lui sembra dire: non mi deve scappare. Nuccio Fava la tiene da vent’anni. È per questo che è così sollevato quando poi l’uomo politico di turno arriva e la fa lui.

La campagna elettorale, si dice, è stata noiosa. Anche le tv private non sono poi sembrate tanto meglio, con i Craxi autogestiti che vi invitavano nel salotto buono e l’intervista a Spadolini che debordava e macinava da una seggiolina minuscola, tanto che abbiamo il sospetto che con il calore dei riflettori stesse lievitando. Ci sono state anche cose interessanti, i dibattiti notturni tra ascoltatori alle radio libere, l’inchiesta sui preti in confessionale che invitavano a votare dc con relative preferenze, le trasmissioni sul parlamento della catena di radio radicali. Ma era possibile che alla tv, dove ci si scalda solo con le veline della Digos e con le imprese del papa anfibio, venisse fuori qualcosa di più vivo? Non è un caso che, dopo che Bubbico e soci avevano detto di non fare «politica» nelle trasmissioni (tanto Bubbico il suo comizio l’aveva già fatto ad Acquario), dopo che le censure ridicole hanno tagliuzzato i programmi, i telegiornali, Tg 1 in testa, siano diventati un deserto dove sembrava che in Italia le cose più sentite fossero il Festival di Cannes e la festa della ciliegia.

È proprio così: se non danno l’imbeccata la Digos e i partiti, per la televisione non esiste niente altro. Questa è stata sempre la vera «politica» televisiva: far finta di non vedere. È per questo che stando nelle piazze o in giro, durante tutte le ore di video, credo che avreste capito di più. Avreste visto nella mia città almeno le discussioni tra gente, i comizi liberali davanti a venti piazzaioli stralunati che andavano sotto il palco a dire «a deputà, dammi mille lire e io e i miei amici la mandiamo a Strasburgo». O i demonazionali che, essendo stato il loro palco coperto misteriosamente di letame, parlavano su un tavolino a un pubblico di poliziotti e, subito dopo, qualche bella carica di otto cellulari contro trenta persone e magari anche un agente che trovava la voglia di tirar fuori la pistola. Avreste visto Pannella contestato dai radicali dissidenti, Magri dividere la piazza, i dibattiti di Nuova sinistra con scontri vivacissimi sul terrorismo.

Avreste visto Malagodi urlare «Forza Bologna» per cercare di tener su l’uditorio abbioccato, le sfilate di gioielli e vestiti che andavano a vedere nei grand hotel serate cavial-politiche di Selva e simili, i galoppini dc portare contemporaneamente sei bottiglie di minerale sul palco ai candidati, le bimbe-miss con i fiori, i santini di Moro, i fischi, gli aeroplanini di carta e i senza casa che urlavano «La Camera a voi due camere a noi». O gli operai che gridavano al comizio Pci «Ingrao, non è che da domani ricominci a star zitto?». O il comizio di un simpatico matto di Union valdôtaine, Damiano Orelli, che radunava tremila persone in piazza Maggiore in una ironica recita di fanatismo comiziesco con cori, slogan, processioni e finti svenimenti.

No, queste cose non le vedrete mai in televisione, che (comunque vada il voto) è la prima vera grande elettrice democristiana e la prima vera grande rassegnata del nostro paese. Comunque, coraggio: via dal video e fuori in strada. Perché un sorpasso c’è stato: l’ha fatto Fava che è arrivato primo alla poltrona. Ma noi non sorpassiamo: i nostri problemi sono sempre lì, fermi in fila, come a un ingorgo di ferragosto.

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