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La nuova Ici (Io Cambio Idea)

Come volete chiamarla? Mezza vittoria, vittoria ai
rigori, vittitta, non-sconfitta, maggioruzza, minimaggianza? Prezioso
pareggio, scampato pericolo? No, non mi sento di chiamarla vittoria.
Però, è l’inizio di qualcosa che fino a ieri non c’era.
E su questo, alcune riflessioni.
I coglioni non li abbiamo visti, la figura da
coglioni sì. Mi riferisco ai bookmaker inglesi e ai sondaggisti. Ma
mentre i bookmaker inglesi hanno pagato regolarmente le giocate, i
sondaggisti chi li ha pagati, o chi li dovrà pagare? Non voglio
indagare troppo sulla loro scientifica taroccata. Ma se incontro un
sondaggista, giuro che gli dirò questo: secondo il mio exit-poll lei ha,
nell’immediato futuro, un tredici per cento di possibilità di prendersi
un calcio nel culo, un dieci per cento di beccarsi un papagno in
faccia, un sette per cento di venir morso all’ orecchio, un tre per
cento di ginocchiata nei coglioni e un sessantasette per cento che la
lasci andare illesa. Ma le mie previsioni potrebbero essere
clamorosamente sbagliate.
L’avevo scritto prima delle elezioni. Una
regola della democrazia, ultimamente in disuso, è quando la
maggioranza, larga o risicata che sia, rispetta e ascolta la minoranza.
In questa situazione di minimissimi scarti, il governo migliore è
quello capace di rispettare anzitutto i suoi elettori, ma anche i
bisogni e i desideri dell’altra metà. Si può decidere e avere una linea
di governo precisa anche senza una votazione di fiducia al giorno.
Berlusconi in cinque anni ne ha avuta la possibilità, e non l’ha mai
fatto. Perché dovrebbe farlo adesso? Prodi ne ha possibilità e la
responsabilità. Comunque a me la parola Grosse Koalition non spaventa,
forse ci sono già state altre grossen, e neanche ce ne siamo accorti.
Che la destra faccia i nomi di sei o sette ministri che potrebbero
entrare in questa rapida evoluzione del bipartisan. Dovrebbe, penso,
tirar fuori della facce nuove: perché tra le vecchie vedo molte facce
grosse, ma poco koalition.
Preferisco i coerenti, ma comprendo i
trasformisti, diceva Ehrich Weiss. Però, per evitare ingorghi, metterei
una tassa Ici, sigla che sta per Io Cambio Idea. Chi vuole passare al
governo Prodi, o scopre di essere improvvisamente folgorato dal carisma
di Rutelli, deve pagare una tassa doganale, più un acconto sui benefici
previsti e virtuali. Questo, ovviamente anche in caso di travaso
opposto. Gli evasori della nuova Ici dovranno pagare una forte multa
che andrà al Fsvti, Fondo di Solidarietà Vittime di Trasformismi
Inopportuni e Intempestivi. Mica tutti sono bravi come Vespa.
Chi vorrebbe tornare a votare, è pazzo per molti motivi. Il primo è che un
nuovo voto non disegnerebbe una maggioranza netta. Il secondo è che
nessun pianeta della galassia potrebbe sopportare un’altra campagna
elettorale come quella appena conclusa. Il terzo è che una scelta in
cui un paese si divide a metà non è una non-scelta, ma una chiarissima
scelta. Forse non piace a chi vuole la stabilità, ma esprime il
pensiero degli elettori. L’ultima ragione, infine è che i leader non ce
la farebbero né mentalmente né fisicamente. Berlusconi non può sparare
balle e promesse ancora più colossali. Gli resta solo da dire che, se
viene eletto, verrà abolita la morte per cinque anni. E Prodi non può
continuare a far finta di sorridere bonario anche quando è chiaramente
incazzato come una pantera. Esploderebbe.
Non è il caso, adesso, di far
troppa ironia sui meno-vittoriosi-degli-altri. Ma una cosa mi va di
ricordarla. Il moderato Casini viene a Bologna in campagna elettorale e
dice: ci sono dei quartieri che sembrano Harlem. Lasciamo perdere il
giudizio sui quartieri, fatto sta che a Harlem ci sono stato, è un
quartiere povero, duro, ma anche pieno di musica, di vita e
solidarietà. Ma per il moderato Casini è un quartiere nero, quindi
sinonimo di quartieraccio. Ecco chi non vorrei dentro una grossa
coalizione. Un presidente della camera moderatamente razzista.
E come si sono comportati, invece, i politici dell’Unione in campagna
elettorale? Colpevolmente, ho visto solo due comizi e ho visto poco la
televisione, quasi sempre in un bar tra urla, commenti, applausi e
cachinni. Dico solo che, anche se in mille cose la penso diversamente
da lei, quella che non mi hai mai annoiato è stata Emma Bonino.
Il mio sogno? Che un giorno l’Italia non sia più una tendenziale pavocrazia.
Cioè una democrazia in cui si vota una parte per paura di quello che ci
può fare l’altra parte. Sono anziano e rattoppato, ma ci spero ancora.
Per finire, non sono affatto stupito del voto degli italiani
all’estero. Quest’anno ho fatto due viaggi, uno in Australia e uno in
Germania. E ho visto la voglia di partecipazione, la sincera
preoccupazione, il bisogno di capire degli italiani che vivono lontani,
anche da tanto tempo. Se posso dare un consiglio a Prodi, dia qualche
euro in più ai consolati e agli istituti di cultura esteri, che da anni
si vedono decurtare le cifre. Non parlo degli stipendi degli
ambasciatori o dei viaggi della nomenclatura. Parlo di quello che serve
per organizzare eventi culturali, biblioteche, corsi di lingua, e
soprattutto assistenza e aiuto in situazioni di difficoltà. Non occorre
una spesa colossale, e sarebbe un provvedimento importante. Colgo
quindi l’occasione per rinnovare un invito intercontinentale ad
abbonarsi al manifesto. Che a sua volta, grato agli italiani
all’estero, si impegna a fare forti sconti per gli abbonati della
Patagonia e dell’Antartide. Mi dicono che in ogni punto del mondo sarà
possibile ricevere, ogni martedì, il giornale di lunedì. Sull’anno di
pubblicazione, non possiamo garantire.

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