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I vincitori

Scena: un’aula di Montecitorio. Nel parcheggio auto blu,
motorini, asinelli, elefantini, acquari di triglie e bradipi.
Entra D’Alema col nuovo simbolo Ds per le Europee, una bandiera
americana con una quercetta in basso a sinistra.

D’Alema – Salve amici! La vittoria è vicina. Le
preponderanti forze serbe sono allo stremo. Per non incorrere più
nell’errore di colpire obiettivi civili, la Nato ha dichiarato
che tutti gli obiettivi sono militari. A nessuno sfugge il passo
avanti umanitario di questa decisione. Wesley Clark ha ordinato
di bombardare i ponti due volte, perché le astute strade
jugoslave sono a doppio senso. I serbi sono senza acqua e le
scorte di champagne di Milosevic si stanno esaurendo. Il dramma
dei kosovari sfuma in telenovela, e – quando il numero deborda
c’è l’Effetto kurdi, diventano un problema ed è meglio
dimenticarli un po’ alla volta. La mafia e gli scafisti sono
impegnati in un generoso ponte umanitario. Tutto come previsto. E
ora bisogna prepararsi al dopo, cioè la ricostruzione dei
Balcani. Qualche proposta?
Berlusconi – Anzitutto non vorrei che questa maggioranza
gestisse la vittoria con la consueta prepotenza. Due o tre
milioni di persone mi hanno personalmente detto che scenderebbero
in piazza. Mai più la propaganda dittatoriale deve infestare i
Balcani. Come può dirsi libero un paese dove la televisione è
concentrata in poche interessate mani? Perciò esigo che mi venga
assegnata la Tivù serba, che io trasformerò col nome di Canale
Est, in un’emittente democratica.
Minniti – Vergogna, approfittare della situazione per
interessi di parte. Non si può. L’abbiamo già assegnata a Cecchi
Gori col nome di Tivù Montecalvo.
Fassino – Come possiamo guardare negli occhi un bambino
kosovaro se ci comportiamo in questo modo?
D’Alema – Bravo Fassino. Ma c’è anche una proposta di
Mastella.
Mastella – Sì, io pensavo che potremmo spartirci, pardon
organizzarci così: la ricostruzione edilizia di Novi Sad metà a
noi metà al Ccd, ai socialisti una radio a Pristina, i nuovi
ospedali ai forzitalioti siciliani, gli acquedotti alle coop dei
Popolari, in quanto al conto estero di Milosevic…
Casini – Non siamo disposti a entrare in una logica di
spartizione. O tutta Novi Sad o niente.
Si ode rumore di speroni. Entra Violante, in
divisa da ussaro. Sguaina la sciabola e urla:

– La responsabilità di Hiroshima ricade interamente nelle mani di
Milosevic!
Veltroni – Veramente allora Milosevic aveva quattro
anni.
Violante – Visto? bisognava fermarlo allora! Milosevic è
come Hitler, Milosevic è come Mussolini. Non siete preoccupati?
D’Alema (sottovoce). A me preoccupa che Violante
è come Violante.
Veltroni – Su, Violante stai un po’ calmo se vuoi avere
qualche chance presidenziale, siediti e ascolta. Stiamo decidendo
come ricostruire la Serbia.
Fini(entra abbronzatissimo con un elefantino al
guinzaglio, saluta militarmente).
E non dimenticate che mi
avete promesso l’ampliamento del comune di Trieste fino a Spalato
e una fetta di Montenegro.
D’Alema – Chi te l’ha promesso?
Fini – Fassino, ieri a cena.
D’Alema – Fassino, eri ancora ubriaco?
Fassino – Come puoi guardare negli occhi un bambino
kosovaro se dici questo?
Veltroni – Ragazzi, basta con le frasi fatte, i soldati e
i volontari italiani si fanno un culo così nei campi profughi,
siamo gli unici insieme agli israeliani che fanno sul serio,
volete capire che non possiamo abbandonarli così?
D’Alema – Bravo Walter. Allora, mandiamo altri soldati e
aiuti?
Veltroni – Io veramente pensavo di mandare la Marini e
Pavarotti.
Berlusconi – Siete degli sciacalli. Parliamo di cose
concrete invece. Mi avevate promesso di poter costruire Belgrado
due. Dell’Utri sta organizzando un servizio di aliscafi per i
profughi. E non dimenticate Tivù Est, ho già i palinsesti pronti.
Due o tre milioni di persone sono già pronte a invadere la
Serbia.
(Urlano, si accapigliano. Preceduto da un forte odore
maggioritario, entra Di Pietro a cavallo di un asinello).

Di Pietro – Che cazzo è ‘sto casino non potete mai stare
educati a parlare come cazzo si deve, branco di fetecchie che non
c’azzeccate mai. Il problema della Serbia è legato alla
degenerazione partitocratica, mannaggia a voi.
Berlusconi – O va via lui o resto io.

Si odono le note della marsigliese. Entra Chirac. Tutti si
inchinano deferentemente
.

Chirac – Mi duole dirvi messieurs, che ho appena parlato
con i capi dell’Otan. Perché voi siete servi della Nato, noi
invece facciamo parte dell’Otan. Vi comunico che sarà la Francia
a gestire la ricostruzione, costruiremo fabbriche Renault e al
posto degli acquedotti forniremo la Perrier. La Tivu serba verrà
inglobata in Canal Plus. Faremo un grande concerto a Belgrado con
Johnny Halliday. A voi italiani, bene che vada, andrà qualche
pizzeria a Pristina.
Fassino – Ma come puoi guardare dans les yeux un
garcon…
D’Alema – Basta Piero. Te l’ho insegnata io quella frase,
ma stai esagerando. Ehm, signor Chirac, chi ha deciso queste
cose?
Chirac – Lui (indica il cielo) lassù al
Pentagono.
Casini – Non era un Triangolo?
Fini – Zitto, cretino. Monsieur Chirac, nel nome di De
Gaulle obbediamo.

(Si ode un rullo di tamburi. Entra Schröder)

Schröder – Zitti, italiani maneggioni. Ho parlato con
herr Clinton: sarà la perfetta organizzazione tedesca a
ricostruire la Serbia. Volskwagen, Mercedes, Telecom e Lowenbrau.
E un concerto di Laura Pausini.

(Tutti mugugnano. Violante sta per dire qualcosa ma viene
imbavagliato. Si sente un suono di cornamuse. Entra Tony Blair
vestito da cacciatore, con fucile da safari)

Blair – Tutti fermi. Bill me l’ha appena confermato. Il
Kosovo sarà il nuovo dominion britannico. Rolls Royce, Stilton,
Rolling Stones e Guinness. Finalmente potremo tornare ai vecchi
tempi, combattere i thugs, dare la caccia alle tigri con
l’elefante.
D’Alema – Ehm, Tony. Non ci sono tigri in Kosovo.
Blair – Ci sono le tigri cosiddette di Arkan, mi sono
informato bene.
D’Alema – Arkan è un uomo, e sta ben nascosto e
indisturbato. E magari finirà che la passerà liscia, e nessuno lo
porterà davanti a un tribunale militare.
Blair (turbato) – Volete dire che in Kosovo non
c’è la giungla? Elefanti, maharani, fachiri, tesori, palazzi,
ananassi?
Mastella – No. è una terra povera. Non c’è niente da
cuccare.
Blair – Allora tenetevela pure. E tenetevi anche i
kosovari, siamo già pieni di stranieri e ho già abbastanza grane
coi neonazisti inglesi.(Se ne va).

Urla di giubilo, tutti festeggiano. L’asino tira calci in
aria. Violante canta la Turandot, All’improvviso si odono le note
di Rocky e un rombo di tuono. Un Apache con una perfetta manovra
si schianta nel parcheggio. Entra il generale Wesley Clark, con
un bazooka a tracolla. Per passare inosservato a Roma, indossa
una tuta mimetica giallo-rossa con scritto sulla schiena “Totti”.
guarda tutti con disprezzo.

Wesley Clark – Per prima cosa vorrei dirvi che io non ho
paura di una quarta guerra mondiale.
L’asinello, che è l’unico a avere un’autonomia di pensiero, lo
annaffia con dodici chili di merda spray.
Wesley Clark – Voi pensate di poter tornare civili e di
occuparvi di quisquilie come i vostri contratti di lavoro o il
vostro presidente. Ma vi sbagliate. Nessuno vi ha ancora
congedato.
Minniti – Noi stavamo appunto parlando di come gestire la
vittoria.
Wesley Clark – Zitto e tagliati i capelli. Di quale
vittoria parlate? La strada è ancora lunga. Bombarderemo ancora.
Quando si aprirà lo spazio di una trattativa, lo chiuderemo
bombardando televisioni, bambini acquedotti, chiese. E quando la
Serbia non potrà più difendersi, entreremo con le truppe di
terra. Non date retta alle smentite: questo è il nostro
obiettivo. Noi americani vinceremo e noi gestiremo il dopoguerra.
La Nato ha dei nuovi compiti. Ovunque nel mondo ci saranno torti
da raddrizzare e innocenti da difendere, là ci sarà la Nato.
Colpiremo i dittatori che non ci piacciono e appoggeremo i
dittatori che ci piacciono. E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno
deve farlo.
Berlusconi – Bravo. E’ quello che diciamo sempre io e
Previti.
D’Alema – Ma scusi generale, veramente esistono anche la
sovranità nazionale, e la costituzione e il libero arbitrio. E
poi sinceramente, noi italiani non odiamo tutto il mondo come voi
militari americani, è una nostra debolezza ma lasciatecela.
Wesley Clark – Come può lei dire questo e guardare negli
occhi un bambino…
Fassino – Eh no questa è mia…
Cossutta(sbucando fuori dal cassetto della
scrivania dove era nascosto)
E i bambini bombardati a
Surdulica?
Wesley Clark (tranquillo) – Da cinquemila metri,
gli uomini sono tutti alti uguali. Basta, rompete le righe. vi
daremo nuove istruzioni tra breve. E in quanto a te, provocatore,
prendi.
(Fa fuori l’elefante con un colpo di bazooka).
Mario Segni (uscendo malconcio dal costume
dell’elefante)
– Basta, ce l’hanno tutti con me. Mi dispiace
caro Fini, ma questo costume non me lo metto più. E poi è stato
l’asino.
Di Pietro – Ha delle coliche che talvolta causano danni
collaterali. Scusate, ci sta una delegazione alla porta.
Berlusconi – Basta che non siano albanesi, non ne
possiamo più, facciamo beneficenza proprio per tenerli a
distanza.
Di Pietro – No, sono metalmeccanici italiani.
D’Alema – Digli che siamo in guerra, fino al
duemilaventi. E adesso parliamo di cose serie. Se noi per le
europee facciamo un gruppo misto popolari-Udr-sinistra
socialista-metà Diesse-asinello, voi siete disposti a fare un
gruppo elefante-Ccd-De Michelis-destra fanfaniana per contrastare
Forza Italia-Ccdd-gallina vecchia-dissidenti Udr e portare via
voti all’altra metà Diesse-rifondazione-Bradipo-Marxisti
vippisti?

(La discussione si infervora, L’asino mangia un cardo e tutto
quel chiasso non degna d’uno sguardo)

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