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I due gemelli Bush e Saddam

La notizia è clamorosa, ma getta un raggio di luce su una delle questioni
più scottanti del momento: perché George Bush e Saddam Hussein
sembrano ossessionati dal desiderio di fare la guerra? Perché i due sono
in realtà fratelli, anzi gemelli monocoriali monozigoti. Questa è
la testimonianza del dottore che li ha avuti in cura anni fa per comunicazione
paranoica interfamiliare con misconoscimento delirante genealogico.

Nell’immediato dopoguerra l’industriale William W. Bushstein, re
dell’accendino da tasca, si reca a Bagdad per trattare una partita di
petrolio per i suoi famosi zippi. Lì incontra una giovane e affascinante
interprete, Fatima. La fiamma scocca con la potenza di diecimila accendini e il
concerto del loro cuore si illumina. L’industriale torna in America deciso
a divorziare dalla moglie e a sposare la bella Fatima, ma purtroppo
l’aereo cade.
Fatima nove mesi dopo dà alla luce due gemelli amero-iracheni: Alì
George e Alì Sam. Sono identici, ma già da piccoli iniziano a non
andare d’accordo. George invidia l’abilità di Sam
nell’impiccare i gatti. Sam è invidioso perché George
può bruciare i soldatini pellerossa e lui non ha ancora i soldatini kurdi.
George preferisce la cerbottana e Saddam la fionda, ma tutti e due sono tonti.
George invece di soffiare aspira e ogni giorno ingoia chili di freccette di
carta. Sam si tira sempre il sasso sui denti, e comincia a farsi crescere i
baffoni per attenuare la botta. Tutti e due amano il petrolio e i derivati,
George lo ruba dalle macchine, Sam lo sniffa dalle lampade.
A sedici anni i due si odiano a morte e fanno di tutto per differenziarsi. Sam
mangia e ingrassa, George beve e ingrigisce. A scuola sono un disastro e le loro
pagelle sembrano schedine del totocalcio.
Ma ecco la crudele svolta. Mamma Fatima, consumata dalla cattiveria dei
terribili gemelli, muore. I due vengono affidati a un orfanotrofio Onu, da cui
scappano. George raggiunge l’America e Sam l’Inghilterra. Alì
George vive di espedienti, rapine a benzinai e spaccio di azioni Enron,
finché ha un colpo di fortuna. Una notte, mentre barcolla ubriaco per le
strade del Texas, viene investito dalla Cadillac ghepardata del senatore Bush
senior. Hanno un breve alterco, ma in poco tempo simpatizzano. Il senatore dice:
ho sempre sognato un figlio intelligente come me, ma finora non l’avevo
mai trovato. Ecco finalmente il cretino che sognavo.
Alì Sam invece è sempre triste perché vuole fare il
dittatore e nella liberale Inghilterra questo non è apprezzato. Passa ore
e ore davanti a Buckingham Palace, sognando di diventare re. Scrive lettere
d’amore alla regina Elisabetta, che non gli risponde, fomentando il suo
odio per l’Occidente. Essendo sempre ingrugnato, lo chiamano Sad Sam, Sam
il cupo, da cui il nuovo nome Sad-dam. Torna in Iraq come clandestino travestito
da hostess, ed entra nella casa di una famiglia di trentasei fratelli. Nessuno
se ne accorge che ce n’è uno in più. Saddam vive lì
per parecchi anni ed elimina i fratelli uno a uno.
Gli anni passano e i gemelli fanno una rapida carriera politica, sostenuti uno
dai petrolieri texani l’altro dai petrolieri arabi. Seguono a distanza i
rispettivi successi e il loro odio aumenta. Il loro legame segreto è
conosciuto solo dalla Cia e dalla Carrà che tentano invano di
riconciliarli.
Le prove della gemellarità, oltre che nella foto Vauro che pubblichiamo,
è nelle somiglianze di carattere davvero impressionanti.

Tutti e due amano vestirsi da militari.
Tutti e due amano minacciare stragi contro il popolo dell’altro: uno
promette tremila bombe, l’altro un milione di morti. Questa è un
residuo evidente di quando, da bambini, giocavano in cortile a «chi ce
l’ha più lungo ».
Ambedue hanno gravi problemi sessuali. Bush riesce a avere un’erezione
solo se ha il fallo sostenuto da una rampa e se la partner scandisce il conto
alla rovescia. Saddam riesce a avere rapporti con una donna solo mediante
sosia.
Hanno (notatelo) la stessa medesima gestualità, testa alta, assoluta
rigidità nucale, dito che minaccia e leggera contrazione della
mandibola.
Tutti e due si fanno scrivere i discorsi.
Tutti e due non capiscono i discorsi che leggono.
Tutti e due hanno avuto e hanno tuttora un rapporto ambiguo con Osama bin
Laden.
Tutti e due sono azionisti di aziende petrolifere, multinazionali di armi e
fabbriche chimiche.
Tutti e due si sono già fatti la guerra ma fingono di non
ricordarselo.
Tutti e due non ridono mai, perché da piccoli facevano a gara a chi
rideva prima, e ancora nessuno dei due ha ceduto.
Tutti e due se ne fregano di quello che può accadere ai loro
governati.
Tutti e due hanno odiato l’Iran e poi hanno cambiato idea.
Tutti e due non si fidano di Putin.
Tutti e due hanno l’ossessione di essere spiati.
Tutti e due sembrano pettinati da un geometra e non hanno mai un capello fuori
posto.
Tutti e due hanno la mania dai tappeti. Quando Saddam scende dall’aereo,
vuole sempre un tappeto antico ai suoi piedi. Quando Bush scende dalla scaletta,
vuole sempre che gli stendano Berlusconi.
Tutti e due parlano in nome di Dio.
Tutti e due sanno benissimo che senza il ricatto della paura e senza un nemico
apparirebbe sfolgorante la loro mediocrità politica e umana.

L’unico modo per impedire questa guerra è quindi fare sì che
si incontrino viso a viso.
Possono esserci tre possibilità.
Uno: soluzione Carrà-De Filippi.
Si incontrano, si riconoscono, si abbracciano, piangono, la telecamera ruota
intorno a loro, pubblicità.
Due: soluzione Processo del lunedì.
Si incontrano e cominciano a litigare per giorni, mesi, anni e intanto la guerra
è sospesa.
Tre: soluzione finale.
Si incontrano e si ammazzano di botte.
E’ la soluzione più triste, ma almeno muoiono solo in due.

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