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Con la madonna e i santi

La televisione, anche riformata, è pur sempre una fede. La vita è
brutta, piena di insidie, di scandali e di disoccupati, ma esiste un altro mondo
di canzoni celestiali, alito fresco e gettoni d’oro. Avete trenta secondi
di tempo per redimervi. E così la Carrà si fa ritrarre, sulla
copertina di un settimanale, vestita da Italia, con lustrini e paillettes, la
Sardegna per borsetta, e ai piedi un cuscino, che è la Sicilia. Gli occhi
le brillano vispi in provincia di Cuneo, e accenna, la maliarda, a muovere
maliziosamente le Marche.

Ma chi è questa creatura bardata di gioielli finti, ori, ex voto e
frattaglie d’argento, questa figura che balla sullo sfondo di scenografie
gigantesche seminando lapislazzuli? Presto detto. E’ la madonna.
Ingioiellata, ricca e troneggiante su una schiera di boys angelici. Presto, in
Italia; inizieranno le sue apparizioni. La Carrà si mostrerà a un
pastorello della Lucania, puro perché non ha il secondo canale. Con
accompagnamento di musica celestiale, annuncerà che la fine del mondo
è vicina, se l’umanità non si ravvede e non impara ad amarsi
ballando il tuca-tuca.

E con la madonna televisiva, c’è tutta la schiera dei santi. Il
più anziano è san Mike, protettore della vera grappa e dei fiumi
della Bolivia, degli esperti di araldica e delle casalinghe d’una volta.
Venne dall’America vent’anni fa e da allora non è
cambiato di una virgola. Continua ad aprire buste con l’esperienza
di un Tanassi e a dare consigli paterni alle vallette. Tutto nei suoi programmi
è come venti anni fa: le domande, i discorsi, i concorrenti. Se durante
il colloquio qualche concorrente gli dicesse «sono comunista»
istintivamente direbbe «la risposta è sbagliata».

Una volta durante uno start pubblicitario rimase bloccato in cima al Cervino. Lo
salvarono. Sarebbe stato bello lasciarlo lì, congelato, a braccia aperte,
a benedire l’Italia intera, mentre l’ultimo «allegria»
risuonava sinistramente nel fondo-valle e sotto una lapide. Qua, su una cima
alpina di cui parla Carducci in una poesia, giace un famoso personaggio dello
spettacolo italiano. Chi è questo personaggio e perché non
è rimasto in America?

Poi c’è san Corrado, protettore delle mamme, dei minestroni e dei
pavimenti puliti, nonché san Pippo, protettore delle manifestazioni
democristiane, del patrimonio canoro e della barzelletta sui naufraghi.
Eternamente sorridenti, eternamente bambinoni. Corrado è stato definito
«il figlio ideale» delle mamme italiane. Pippo «il tipo che si
vorrebbe sempre a capotavola». Date davvero due figli così a una
mamma media italiana, metteteglieli in casa, ed entro due mesi li porterà
indietro chiedendo se li può cambiare con un frullatore.

Poi c’è san Enzo resuscitato, protettore dei cuori solitari, degli
inventori di imbuti e dei buoni sentimenti. Affiancato da un pappagallo che non
parla, forse perché è l’unico che si vergogna, risolve i
piccoli problemi degli italiani, perché non pensino ai grossi.
Ristabilisce il vecchio principio democristiano della carità pubblica.
Industriali, editori e ministri piombano come falchi sui suoi pensionati. Sembra
così un eccezionale atto di benevolenza del regime dare la pensione a un
poveretto che è senza da anni mentre si continua a rubarla ad altri
centomila.

Ci sono poi nuovi popolarissimi santi, che però non riescono davvero a
convincere di essere nuovi: segnaliamo comunque, tra le ultimissime leve, due
fanatici giovani crociati di una trasmissione detta Piccolo slam, il cui
compito è lanciare l’urlo «go» e fare ballare in
continuazione alcuni giovani, finché stremati vedano Dio, o Donna Summer,
e comunque non facciano più l’errore di pensare.

La religione televisiva, come si sa è largamente praticata. I dati di
ascolto (anche se gonfiati), fanno pensare. Venti milioni di spettatori per ogni
apparizione di nostra signora della spaccata, per ogni predica di san Mike, per
ogni miracolo di san Enzo. Se qualcuno di questi personaggi ha, come si
può credere, un po’ di intelligenza o sensibilità,
avrà senz’altro fatto una riflessione sul suo lavoro, che non ha
compreso solo il calcolo dell’indice di gradimento. Ma per questi santi, e
per i dirigenti tv, l’indice di gradimento, come quello di Dio, indica
alla fine la via da seguire, e a esso si deve sacrificare ogni
possibilità critica, ogni aggancio ai problemi veri del paese, ogni
deviazione dell’ideologia dello spettacolo.

E così si continuano a coltivare e creare i burattini e i teatrini di
regime. Un paese cambiato, meriterebbe proposte diverse. Ma certo una
televisione così, non servirebbe più alla Democrazia
cristiana.

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