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Bill e Slobo, lettere d’amore

Caro Milosevic, mi devi aiutare. Se accetti il piano di
pace italo-tedesco, per noi americani è la fine. Ricordati i
favori che ti ho fatto. Ti ho lasciato sgomberare i kosovari,
come gli esperti avevano previsto, e mentre li massacravi i miei
aerei continuavano a volare a cinquemila metri, e neanche uno è
sceso a bombardare i tuoi soldati. Abbiamo distrutto il tuo paese
lasciandoti intatto l’esercito. Cosa può pretendere di più un
dittatore? Potrai governare con tutti i tuoi generali, e
prenderti i soldi della ricostruzione. Ma prima, fatti attaccare
a terra. Un attacchino piccolo, di qualche giorno, magari per
finta, tu spari solo agli italiani e ai tedeschi e i miei marines
attaccano soltanto i bunker vuoti.
La verità è che io non conto niente, Slobo, io sono l’ultima
ruota del carro armato. Conta il partito segreto dentro la Nato,
quello di Wesley Clark e della Lockeed, e loro sono cattivi, non
sono come me che voglio risparmiare la vita dei ragazzi Usa.
Abbiamo ancora in magazzino diecimila missili che stanno per
scadere. E i missili lo sai, sono come gli yogurth, è un peccato
farli andare a male. La mia nonna dell’Arkansas diceva: tutti i
missili che non spari nella vita poi te li tireranno addosso
all’inferno. Era una dura, la vecchia. Ti prego: tieni botta
ancora un po’, se hai bisogno di una scusa possiamo sempre
bombardare l’ambasciata russa, o un cinema, o un’antenna
televisiva, ci risulta che ce ne sia ancora una in piedi a
Pancevo. Indicaci tu l’obiettivo, puoi contattare la tua spia a
Washington, a jugospy@mail.us, la password naturalmente è
«i bombardamenti proseguono». Ti prego Slobo, non sputtanare il
glorioso intervento Nato accettando le imposizioni dell’asse
Roma-Berlino. Ricordati di Stalingrado, compagno Slobo. Conto
sulla tua collaborazione. Ti saluta tanto Kissinger. Mi ha detto
che tu e Mike Tyson eravate i suoi migliori allievi in scienza
della diplomazia.

Ciao, Bill

Caro Bill, grazie della tua lettera, che mi è stata
recapitata dentro una bomba a grappolo. Il fatto è che anch’io
non conto più niente. Bella idea, quella di bombardare i civili
senza mai attaccare il mio esercito. Adesso qua in Serbia stanno
bene solo i militari, sono gli unici che si sentono protetti e
sono più incazzati e arroganti che mai. Come posso farli smettere
se continui a parlare di tribunali per crimini di guerra e
genocidio? Certo, appena i ragazzi hanno capito che nessuno li
ostacolava, si sono messi a ammazzare kosovari. Non fanno altro,
da anni, un loro reinserimento nella vita civile è difficile, mi
mandi tu gli assistenti sociali? E se sei preoccupato per la vita
dei ragazzi Usa, a me non frega un cazzo dei miei, civili o
militari che siano. Questa è la differenza tra un dittatore
vecchio stampo e un dittatore tecnologico-mediatico. Per questo,
quando volete massacrare qualcuno in Sudamerica, dovete
appoggiare qualche macellaio locale e non potete intervenire
direttamente. Noi siamo più feroci e voi più ipocriti.
Sono in ginocchio, Bill. Finiti i bombardamenti, verrò spazzato
via da qualche generale, o dall’opposizione. Potrei andare in
Svizzera a godermi i miei soldi, ma chi mi dice che non mi
cercherete anche là? Ho sentito Solana dire che, se io vado a
Ginevra, un milione di svizzeri diventeranno effetti
collaterali.Terrò duro, Bill, ma per l’attacco a terra, stai
attento. La Serbia non è l’Iraq e io non sono Saddam (solo i
kosovari sono come i curdi). Capisco che per te la pace adesso è
uno smacco. Ma Kissinger diceva: se qualcuno ti offre qualcosa,
tu chiedi il doppio. Per tenere duro voglio un pezzo di Kosovo,
una fattoria nell’Arkansas e andare a cena con quel personaggio
di Hollywood che tu sai. In più voglio l’immunità parlamentare e
a mia moglie piacciono molte quelle calze di Hillary color pesca.
Dodici paia, per favore. E poi, cosa me ne faccio dei kosovari? E
del milione di disoccupati delle fabbriche bombardate?

Tuo Slobo.

Vecchio Slobo, Kissinger mi aveva avvertito che sei una
lenza. Non preoccuparti di Blair, il suo è un caso umano. Il
fatto è che con quella faccia da direttore dell’Hilton non lo
considera nessuno. Il mondo parla solo di Diana e del gatto di
Downing Street, il celebre Humphrey. In America quando Blair
appare in televisione lo scambiano tutti per Tony Renis. Stava
passando inosservato sul palcoscenico della storia, e adesso
tutti lo conoscono e lo chiamano Bloody Blair, e lui gode. Per
l’attacco di terra ha già pronta una tuta mimetica a margheritone
gialle. In quanto a Xavier Solana Ogni Giorno Una Panzana, non
dargli retta. Non subirai nessun processo. Come diceva zio
Kissinger: perché uno sia criminale di guerra, ci vuole un
tribunale che giudichi i suoi crimini di guerra. Non è mai
esistito e mai esisterà un tribunale che possa giudicare la Nato!
E se noi americani vogliamo, non esisterà neanche per te e per i
tuoi sgherri. Perciò non mollare adesso, Slobo. Gli italiani e i
tedeschi sono infidi, già pregustano l’affare della
ricostruzione. Ieri Agnelli ha comprato una fabbrica americana di
trattori, la Deutsche Telekom è già pronta per ricostruire le
linee elettriche. Pensano solo ai soldi, loro. Ma gliela farò
pagare. Ho militarizzato Ancona, gli sto riempiendo di bombe il
Garda e l’Adriatico. Presto, nei ristoranti italiani gli
spaghetti con le vongole non li porterà il cameriere, ma un
artificiere. In quanto ai tedeschi, ho già un piano. Sgancerò
tutta la spazzatura di Detroit nella Foresta nera. In quanto ai
kosovari, beh se c’è l’attacco a terra, sono sicuro che subiranno
un ulteriore sfoltita. Per il milione di disoccupati, una volta
c’era un certo Berlusconi che faceva vane promesse. Adesso con
D’Alema tutto è cambiato: c’è ad esempio un concorso per vigile
urbano dove sono iscritti, appunto, in un milione. Iscrivetevi
anche voi serbi, chissà che non vi vada bene. Okay, Slobo, non
sarai processato, avrai una fattoria nell’Arkansas e una dacia
alla Maddalena e in quanto alla stella di Hollywood beh, lo so
che hai un debole per Sharon Stone. L’ho arruolata ieri. Ora sta
a te conquistarla, vecchio marpione.

Un saluto dal tuo Bill

Caro Bill, ma quale Sharon Stone, io volevo andare a cena
con Shwarzenegger. Adoro i suoi film, anche se sono un po’
pacifisti. Non so se posso fidarmi di te. A questo punto,
l’opposizione preme, siamo senza luce e senza acqua, come posso
giustificare un’ulteriore resistenza? L’idea di bombardare
l’ambasciata cinese è stata geniale, ma ci vuole qualcosa di più
forte. Facciamo così. Tu trucchi un centinaio dei tuoi aerei da
Mig, (i miei sono tutti distrutti). Poi vai a bombardare Rimini,
Stoccarda, Lione e Manchester. Attento a non farti abbattere,
sarebbe buffo scoprire che dentro un Mig c’è un pilota del
Kansas. Poi si fa un bello scontro di terra, noi usiamo i
kosovari come scudi umani, voi ammazzate un bel po’ di civili,
stiamo attenti a non spararci troppo addosso tra noi militari e
poi mi arrendo. La Nato vince la guerra umiliando la mollezza
diplomatica dei suoi alleati, e io scappo nell’Arkansas. Ai
russi, basterà dare qualche dollaro in più. In quanto ai
profughi, facci quello che vuoi. Mandali in Italia, e vedrai come
verranno accolti fraternamente dai Berlusconi e dai Gasparri.
D’accordo Bill? Sono pronto per la partita a golf.

Tuo Slobo.

Caro Slobo. Ho telefonato a Blair la bella notizia ed è
impazzito di gioia, nell’eccitazione gli è partito un colpo di
pistola e ha fatto secco il gatto Humphrey. I miei tecnici stanno
cercando di costruire un cybergatto simile, perché a molti
inglesi fa più pena Humphrey che le vittime di guerra.
Però Wesley Clark mi ha messo una baionetta in culo (è il modo
militaresco per dire pulce nell’orecchio). Mi ha detto, e se
insieme ai cento finti Mig poi ne fai uscire altri cento dei
tuoi? (sappiamo che li hai nascosti dentro tunnel segreti di
proprietà della Spectre). Se poi ci attacchi davvero? Non sarà
una delle tue ennesime trappole? Non mi fido più di nessuno, da
quando ho scoperto che Monica in realtà si chiama Monica
Kissinger Levinsky, ed è figlia di Kissinger e di una ballerina
del Bolscioi. Non fare il furbo Slobo. Ho ancora tremila yogurth
da lanciare sulla Serbia e anche delle atomiche surgelate e i
terribili Apaches che stiamo sottoponendo a una piccola modifica.
Li faremo volare appesi con un filo d’acciaio a un aereo, così se
si guastano non cadono. E possiamo commettere errori di ogni
tipo, e riempire di bombe anche il Tirreno e la fontana di Piazza
Navona e il Danubio e il maggior fiume francese, il Louvre. E
soprattutto, possiamo attaccare il tuo esercito. Questo non te
l’aspettavi vero? Beh, cedi all’asse Roma-Berlino e sarà guerra.
Aiutami. Io devo rendere conto agli elettori, al congresso, a
Hillary, a Paula Jones, alle fabbriche d’armi. Te lo ripeto, non
conto niente. Sono un povero presidente Usa alle prese con
problemi più grandi di lui.

Help me, Slobo.

Caro Bill, mi hai commosso. Anch’io ho un cuore. Va bene,
respingerò il piano di pace dell’Asse, D’Alema e Schröder saranno
costretti a accettare l’intervento di terra, e succederà un bel
macello umanitario e potrò dire in televisione che ho ammazzato
dei marines, che valgono mille punti più dei kosovari. E dopo
resteremo soltanto io e te, l’ala dura della Nato e i più cattivi
del mio esercito. Magari ci si potrebbe alleare e attaccare la
Russia, Boris non è più lo stesso, ormai con un litro di vodka fa
meno di un chilometro. Ma potrei anche farti un brutto scherzo.
Accettare il piano di pace e far vincere la soluzione diplomatica
europea. Non oso pensare a cosa farai per impedirlo, ma per gli
Usa sarebbe una bella fregatura. In tutti i casi, a me basta
salvar la pelle.
Anch’io non conto niente, Bill, sono solo un povero dittatore in
mano ai miei generali e con qualche milione di dollari
all’estero, niente se paragonato agli affari di Marcos e Previti.
Ti scrivo a lume di candela, da un mese mangio solo pane e
caviale. Per ricostruire la Serbia, ci vorranno più soldi che
dopo la Seconda guerra mondiale. Ma se accetto di continuare a
combattere, è per ragioni umanitarie. Non posso veder soffrire te
e Tony. Tra megalomani, ci si capisce. Accetto la tua proposta di
giocare a golf. Ma vieni a giocare in Serbia. Abbiamo un sacco di
buche, qui.

Un abbraccio, tuo Slobo
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