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Ricordate il ’96? Adesso godetevi il ’97

1) L’Ulivo.
Contro una destra che tutte le sinistre del mondo ci invidiano,
l’Ulivo affronta la Madre di Tutte le Elezioni.
Il Superparroco contro l’Unto da Dio.
L’esito è clamoroso, ed è annunciato dal gradimento della Borsa.
Per la prima volta le sinistre sono al governo.
Pizzicatemi, dice l’elettore progressista,
voglio essere sicuro che non è un sogno.
Viene Pizzicato e subito sul video appaiono Dini, Maccanico, Mancino, Di Pietro e Andreatta.
In effetti era proprio un sogno. Ci toccherà di sognare più forte.




2) Il Polo.
La straordinaria macchina promo-target-ceron-catodica del Polo frana.
Fini fa il rassicurante, ma i centurioni del Polo spaventano anche i moderati.
Dopo la sconfitta Berlusconi annuncia al mondo: andrò in esilio,
perderò le televisioni, andrò in galera per debiti, mi uccideranno.
Oggi un anno dopo, confida a Pilo: «Ma siamo sicuri di aver perso,
perché io non mi trovo niente male!
»

Solo Fossa, un presidente di Confindustria che unisce lo stile di Valleta,
Scrooge e Wanna Marchi, ha la forza di definire questo governo
«comunista».




3) Clinton colpisce ancora.
Bill Clinton vince facile contro un avversario che sembra Reagan senza lifting.
Alla sua convention balla la Macarena e mostra sul palco una ben scelta rappresentanza di minoranze.
Dopo il trionfo molla le minoranze e riprende a difendere il mondo,
ma non tutto il mondo.
Il veltroniano dell’arkansas ha ancora lo stesso motto che aveva da avvocato:
«Io difendo solo chi ha abbastanza soldi da avere ragione».

Intanto, negli Usa, bianchi e neri non si sono mai odiati tanto.




4) Il mistero Di Pietro.
Il Molisano Misterioso ha un anno di alti e bassi come una tappa di montagna.
Si dimette da tutto, anche dalla sua Usl, ma lo braccano.
Da Grande Indagatore diviene Grande Indagato.
Il popolo italico, che pochi mesi fa lo riteneva un Messia, comincia a fregarsene bellamente.
Si prepara l’operazione Exit Pool e Craxi scalpita all’aeroporto di Hammamet.
Una sinistra schizofrenica appoggia i giudici, gli indagati, gli inquirenti, Scalfaro,
il garantismo, la severità, il Gip,
il Flick e chiunque passi dalle parti del tribunale.

E l’amnistia ai detenuti politici?




5) Sacchi l’idealista.
Arrigo Sacchi, l’italiano che tutto il mondo non ci invidia,
riesce a convocare novantasei giocatori in una anno, senza mettere insieme una squadra.
Si scoprirà poi che è d’accordo con la ditta che fa le maglie azzurre.
Travolto dall’indignazione popolare dopo aver trasformato la Moldavia in potenza calcistica,
dice che non mollerà la nazionale perché per lui il calcio non è lavoro,
ma ideali, patria e bandiera
.
Alle tre di notte Berlusconi gli manda un fax con la fotocopia di un assegno e
Sacchi piomba al Milan piantando là calzini, ideali, patria e bandiera.




6) I parametri maledetti.
L’economia divora discorsi, schermi, pagine.
La politica è ormai una dependance della finanza,
e la coscienza civile del paese è scandita dal rapporto marco-lira.
Se i parametri di Maastricht fossero applicati integralmente,
in Europa andrebbero solo la Baviera, Carpi, San Marino e la famiglia Cartier.
Ma si sa, l’economia non è una scienza esatta.
Per fortuna i disoccupati aumentano, perché più sono
e più possiamo dire che il fenomeno è globale,
quindi irrimediabile.




7) Karol e Boris.
Anno durissimo per gli altri grandi della terra.
Il Papa, malaticcio e inascoltato, lancia messaggi a destra e a sinistra,
ma tutti aspettano soltanto che caschi giù dal balcone di San Pietro,
per eleggerne uno più calmo.
A Elsin vengono sostituiti ventisei pezzi, tra cui lo stomaco
in cui viene installata una piccola distilleria di vodka,
così può bere senza alzarsi dal letto.
La Cecenia brucia, gli azeri bollono, la mafia dilaga,
e la domanda è sempre la stessa: chi comanda in Russia?
Non si sa, ma un sacco di italiani ci sta facendo buoni affari,
e questo è l’importante.




8) Arriba Fidel

Il compagno Fidel viene a sgridare tutta la Fao, facendo incazzare il giornalismo italiano.

Al manifesto lo aspettiamo fiduciosi con i salatini e il nocino,
ma non viene. Orrore! E’ a cena da Agnelli, proprio come Springsteen andò da Armani.
Ma il vecchio Fidel la sa lunga.
Convince Agnelli a costruire una fabbrica di trattori a Cuba,
e il Papa a venire a sciare all’Avana.
Quando torna in patria ha nella valigia più di venti chili di posate d’argento fregate.
Grande Fidel!




9) Kultura.

Viene proposto il Nobel a Dylan, magari fosse vero.
Esplode il «pulp» ma Tarantino confessa che ha copiato tutto dalla scrittrice
Flannery O’Connor. Madonna fa Evita impellicciata come un pelouche,
ma la Pivetti avrebbe fatto meglio.
Muore Mastroianni, come sentitamente e giustamente scrive Rossana,
sommerso da un affetto che forse avrebbe preferito consumare da vivo,
e soprattutto caramellato dalle retoriche che aveva sempre sfuggito.




10) Il Mondo.

Mentre noi cerchiamo di dividere la Padania o di entrare in Europa,
c’è ancora chi cerca di non uscire dal mondo.
Guerre e guerriglie finché ne volete.
Nel chiapas resistono, i Tupac Amaru tornano alla ribalta
e finalmente qualcuno si accorge che non sono un liquore.
Nel mondo della super-informazione, secondo un sondaggio,
l’ottanta per cento degli italiani non sa dove stanno i Tamil,
i Contras e i Kurdi
.
I più cattivi?
I terroristi arabi e irlandesi.
I più buoni: Gheddafi sta migliorando,
Milosevic non si può dir tanto male e anche quel Saddam,
in fondo, è ancora là.
Perché poi abbiam fatto quella guerra?




11) L’informazione, baby.
L’inciucio Rai-Mediaset dilaga.
Presentatori trasbordano da una parte all’altra fingendo antipatie ed entusiasmi.
In realtà il Pensiero Unico televisivo è cosa fatta.
Cecchi Gori è l’out-sider, l’uomo nuovo della cultura.
Ha i diritti televisivi del campionato italiano, produce metà dei film,
ha una biblioteca con tutta la collezione di Playmen e un vocabolario di quasi duecento parole,
il doppio di Storace.
Il premio Monoscopio televisivo dell Anno va a Veltroni:
onnipresente dalla Scala al Festival di Venezia,
per dimostrare che l’era Vop (Very Olive Person),
non ha niente da invidiare all’era Vip.




12) Revisionismo.
Vengono rivalutati Petain, Bottai, Priebke, si tenta di far passare la
«Tesi del cagnone» cioè che il nazismo in Italia diventò
cattivo perché non lo lasciavano mai in pace
.
Anche piazza Fontana non fu una strage di Stato, forse la bomba la mise una
Regione Autonoma o un ente Lirico.
Gli americani non ci danno i tracciati su Ustica perché hanno paura
che la prossima volta riusciamo a schivare il missile.
Alla stazione di Bologna, come disse quel 2 agosto il Grande Riciclato Rai Bruno Vespa,
è scoppiata una caldaia.
E il manifesto, ha una storia o solo un archivio computerizzato?
Buon Anno.

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