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Intervista al G1

Siamo riusciti a intervistare il presidente Bush nel suo nascondiglio segreto.
Non è stato difficile. Abbiamo passato la prima grata di sbarramento
portando sulle spalle un’enorme grata, dicendo che eravamo della squadra grate e
cancelli, brigata Nereo Rocco. Abbiamo passato il secondo sbarramento con una
carriola di limoni finti fingendoci della squadra Arredo Urbano e Miracoli
Vegetali, brigata Arcimboldo. Dopo aver attaccato tutti i limoni alla palme,
abbiamo passato il terzo posto di blocco con un carretto pieno di mutande e
canottiere, dicendo che eravamo della squadra disinfezione intimo, brigata
Formigoni, e che dovevamo disinnescare una gigantesca mutanda sovversiva triculo
appesa su un terrazzo proprio di fronte a palazzo Ducale.
Poi il trucco finale. Abbiamo srotolato un gigantesco telone di mille metri
raffigurante la Costa Smeralda, dicendo che Silvio trovava banale e povero il
panorama del mare ligure. Mentre alcuni di noi montavano il telone, insieme a un
centinaio di aragoste a pila e alle cozze disegnate da Armani, alcune tute
bianche si mettevano in bikini bianco deviando gli sguardi della polizia.
A questo punto mettevamo in onda l’ultima parte del piano, e cioè quella
anti-Echelon. Un compagno dei centri sociali particolarmente alto e forzuto con
un lungo bastone abbatteva il satellite (lo so che è esagerato, ma sulla
stampa si è letto di peggio). Ciò fatto, ci avvicinavamo a un alto
funzionario della sicurezza, riconoscibile perché esibiva il tesserino
Pass di grado più alto, con la scritta Passdocamp (Passodovecazzomipare)
e a lui rivolgevevamo la domanda: dov’è Bush? A un primo rifiuto di
rispondere, lo invitavamo a consultare le istruzioni. Egli consultava il
registro di massima segretezza antiterroristica, un agile volume di seicento
pagine scritto personalmente da Scajola e Ruggiero. Dopodiché conveniva
che non esistevano direttive su una domanda così formulata, e ci indicava
l’Acquario della città.
Qua entravamo nascosti in un costume da piovra. Subito gli agenti ci
circondavano, ci ammanettavano con fatica e ci buttavano nella vasca della fauna
mediterranea. Qua da sei mesi, nascosto sul fondo, si trovava l’eroico compagno
Camallo Patelli di Rifondazione, dentro una cozza con impianto respiratorio.
Egli usciva dal nascondiglio e ci chiedeva subito com’erano andate le elezioni.
Mentivamo e ci liberava. Si passava quindi alla fase due. Io indossavo un
costume da veterinario, altri due incursori reggevano una barella con una cernia
lessa e un quarto faceva con la bocca la sirena dell’emergenza. “Largo largo, un
colpo di calore” gridavamo e arrivavamo con facilità alla vasca dei
pinguini.
Qua trovavamo George Bush, in bermuda antiproiettile, davanti a un risotto di
mare, arrabbiatissimo perché gli artificieri gli facevano saltare in aria
tutte le vongole. Fingendo di controllare la temperatura dell’acqua, gli
rivolgevamo le seguenti domande.
Presidente è contento di essere qui?

Contentissimo. Non credevo che Genova fosse così bella, sembra proprio un
penitenziario americano. Peccato tutte quelle strade storte. In America le
abbiamo dritte, ed è più facile controllarle. Ho ordinato a Silvio
di raddrizzare tutta la viabilità cittadina italiana, Lunardi è
entusiasta, pensate quando vi potrete dare appuntamento tra la quarantaduesima
strada e via Manzoni.
Ha già incontrato il cavalier Berlusconi?

Sì, ho ancora tutta la mano bagnata di saliva.
E’ vero che il G8 è a favore dei poveri?

Tutto quello che facciamo è per i poveri. Lo scudo spaziale Usa non vuole
favorire l’industria degli armamenti, ma i poveri. I poveri infatti non possono
permettersi un bunker antimissile. Anche la pena di morte è per i poveri.
Io sono stato finanziato dai petrolieri texani, ed è noto che i poveri
sniffano benzina. Tutte le volte che interveniamo in un stato estero con qualche
golpe, lo facciamo per i poveri, infatti dopo ogni golpe il loro numero cala.
Questa è statistica, altro che utopia terzomondista.
E la classe politica italiana?

Straordinaria, in America non abbiamo avuto niente di simile, forse l’unico
paragone è il wrestling, o la Chicago anni trenta. Berlusconi è un
re dell’assoluzione, se lo avessimo studiato prima, forse avremmo salvato Nixon.
Tremonti è un modello per tutti. In America lo chiamiamo Nibor Dooh,
l’eroe che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Forse ne faremo anche un
pupazzetto e dei gadget. Mi piace anche quel Bossi, un nordista che sarebbe
piaciuto al generale Lee. Fini sembra uno dei nostri vice-manager. Casini
troverebbe sicuramente posto nel business cinematografico americano.
Attore?

No, venditore di pop-corn.
E del resto del nostro paese che ne pensa?

Bello, pieno di cose tipiche italiane come il gossip, il fitness, il marketing e
l’audience. Sono rimasto favorevolmente colpito dalla stampa: dopo un mese di
Berlusconi avete già il novanta per cento delle televisioni e dei
giornali sdraiati sulle veline governative. E’ un obiettivo che anch’io vorrei
raggiungere.
E degli altri partecipanti al G8 cosa dice?

Putin non mi piace, fa il doppio gioco coi cinesi. Blair si è comportato
bene in guerra ma in pace tira troppo a sinistra. I francesi li farei fuori
tutti meno il signor Pernod. I giapponesi ci fanno concorrenza economica. I
tedeschi hanno un grande passato ma sono diventati mollaccioni. E poi non
capisco perché i francesi e gli inglesi li hanno invitati due volte.
Guardi che quelli sono i canadesi.

I cosa?
Lasciamo perdere. Lei è favorevole all’entrata della Cina nel
Wto?

Non decido io, decidono Mc Donald i benzinai texani e Bill Gates. Se loro sono
d’accordo sono d’accordo anch’io.
Cosa pensa dei tribunali contro i crimini di guerra?

Buffonate. Kissinger ha solo eseguito degli ordini.
Veramente stavamo riferendoci a Milosevic.

Ah, in questo caso sono più che favorevole.
Cosa risponde a queste critiche? Dicono che lei beve un po’ troppo, che stato
eletto perché suo cugino, governatore della Florida, ha mangiato
diecimila schede con i voti di Al Gore, e che lei è tanto ignorante da
confondere la Slovenia con la Slovacchia.

Le rispondo, anche se lei è molto curioso per essere un veterinario.
Anzitutto, nella mia vita mi sono ubriacato solo una volta nel 1986 e da allora
non ho più toccato un bicchiere di whisky.
Davvero?

Sì, adesso bevo dalla bottiglia. Ma andiamo avanti. Punto due: non
è vero che mio cugino governatore ha mangiato le schede col voto di Al
Gore, le ha sepolte in giardino. Terzo: so benissimo la geografia, ad esempio
qua siamo in Liguria, che è una provincia della Lombardia che confina a
ovest con la Sampdoria e la Spagna, e a nord con una zona montagnosa tipo
Colorado, poi nel mare a Sud c’è un’isola che si chiama Scortica, dove
odiano i francesi, e poi la Costa Smeralda, le basi Nato alla Maddalena e
più giù la Sicilia dove ci sono i picciotti.
E’ preoccupato per l’Etna?

Sì, l’Etna ci dà parecchi problemi, e forse dovremo intervenire
per impedire che invada la Lituania.
Se dovesse dare un consiglio sul conflitto di interessi a Berlusconi cosa gli
direbbe?

Per noi potenti i conflitti di interesse non esistono, esistono solo gli
interessi multipli.
Lei pensa che a Genova avverranno incidenti?

Chissà. La campagna di drammatizzazione è stata ben condotta. Da
una parte abbiamo i più collaudati servizi segreti e le polizie scelte
del mondo. Dall’altra parte centomila contestatori, una multinazionale del caos
di saccopelisti, froci e preti. La storia insegna che bisogna fingere di avere
paura dei più deboli, così nessuno si accorge di cosa possono
combinare i più forti.
Presidente cosa ne pensa di questa schermatura dei telefonini? In America
succederebbe?

No. In America li sequestreremmo e poi li rivenderemmo. Non avete il senso del
business.
Un’ultima domanda. Quelli che la circondano sono agenti travestiti da
pinguini, vero?

Come ha fatto a scoprirlo?
I pinguini non masticano gomma americana.

Accidenti, siete un popolo di grandi osservatori. Mi piacciono gli italiani,
così furbi, così cortesi. Scajola mi ha baciato le mani sette
volte. Poi la scorta gli ha fatto sputare il mio Rolex. Mi piacciono i vini
italiani le pizze italiane, le mine anti-uomo italiane, mi piace D’Alema che ha
fatto la guerra al nostro fianco.
Sa che il partito di d’Alema sarà in piazza coi no global?

Ah ah, buona questa (risata) e mi piacciono anche le barzellette
italiane. Ma adesso la congedo, ho da fare. Ho un summit segreto con Putin
dentro un sottomarino, lo stanno caricando sul molo proprio adesso. Speriamo che
nessuno lo noti. E poi ho tanti impegni. Staremo qui tre giorni, mangeremo,
festeggeremo, e naturalmente penseremo ai poveri. Mi piace Genova, mi sa che ci
tornerò in vacanza, ho già detto a Silvio che non tolga più
le grate. Faremo di Genova la California italiana, anzi l’Alcatraz italiana. E
poi mi piace questo ristorante, bel panorama e grande varietà di
pesci.
Veramente non è un ristorante, è un
acquario.
Decido io cos’è. Allora, quando arriva il delfino col
ketchup?

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