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Alla riscossa

Il giorno del grande decreto



Roma, un caldo pomeriggio.

Il Consiglio dei Ministri è riunito in tutta la sua potenza
creatrice. Alcuni leggono la Gazzetta dello Sport, altri suggono granite,
altri sono assopiti. Ferrara dorme disteso su un tavolo, con due cellulari
legati alle orecchie. Maroni legge dei vecchi dossier porno e suona
l’armonica. Gnutti e Costa litigano per sedersi sul condizionatore.

Un gruppo ride di gusto ascoltando D’Onofrio che racconta una barzelletta,
accorgendosi solo alla fine che sta parlando del Nuovo piano per la Scuola.
Fiori, Storace e Buontempo leggono le cronache mondane de l’Espresso
e provano dei passi di merengue. Si apre la porta ed entra un volto nuovo.
È Biondi, in maniche di camicia.

Con uno scossone, sveglia Ferrara.

– Ehi, c’è il capo?

– No, è in Tunisia – dice Ferrara, destandosi di
soprassalto.

– Voglio dire Silvio, cretino.

– Non c’è. È da Versace a scegliere le trecento divise
per i suoi Corazzieri personali, poi andava alla Tomba di famiglia ad
aggiungere due nuove piramidi e poi a Retequattro perché durante
un suo discorso è previsto un breve telegiornale.

– Ma io devo fargli approvare quel decreto legge che mi aveva
ordinato…

– Mi dispiace, non so quando tornerà…

– Ma io questo decreto lo dovrò pur far leggere a qualcuno.
Fini c’è?

– No, è in crociera su un U-boat. Torna domani.

– Letta?

– È dal parrucchiere. Torna dopo-domani.

– Tatarella?

– Sta disegnando il nuovo organigramma Rai insieme a Capello e Mike
Buongiorno, non puoi disturbarli per così poco. Vai da Maroni,
che è l’unico che lavora.

Biondi si avvicina al collega con aria innocente,
tenendo il decreto dietro la schiena.

– Scusa, Bobo, avrei qui un decretino rapido rapido sulla carcerazione
cautelare. Potresti approvarlo tu, visto che gli altri sono tutti
impegnati?

– Va bene, ma cosa sono questi numerini?

– Beh… sono articoli del codice di procedura penale.

– E cosa vogliono dire?

– E che ne so? Sono ministro io, mica avvocato.

– Accidenti, che roba complicata… e questa parola qui,
"concussione", cosa vuol dire?

– Ma come, non lo sai? Al termine di ogni dibattito cosa succede?
Si tirano le con-cussioni!

– Ah già ora ricordo. Firmo, ma bada che non mi freghi!

Biondi esce rapidissimo e subito viene bloccato da D’Alema e Salvi.

– Altolà! Dove va, Ministro, con quell’aria furbetta e
furtiva?

– Ho preparato un nuovo decreto legge. Legga pure, tanto ormai
è approvato.

D’Alema legge corrugando la fronte.

– Ma è ignobile! Ma è un colpo di spugna! Cosa
dirà Di Pietro? E Borrelli? E Montanelli? E l’opposizione?
Voglio proprio vedere stavolta cosa farà l’opposizione!

[Salvi gli sussurra qualcosa all’orecchio]

– Ah già, è vero, siamo noi l’opposizione! Caro
Biondi, stavolta questo decreto non passa!

– Guardi, se non passa – dice deciso Biondi – ci dimettiamo
io, Ferrara e metà governo. Glielo giuro sulla mia faccia nuova.

[Si fa sera. Italia e Brasile scalpitano negli spogliatoi. Come
andrà a finire stavolta?]

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