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Alla riscossa

EGREGIO DIRETTORE del Minculpop

presso Presidenza del Consiglio – Arcore

Come cittadino, come intellettuale e come stipendiato Fininvest,
sento il dovere di segnalare un esempio di denigrazione del nostro
paese all’estero, a mio parere ancora più grave della
Piovra, in quanto perdurante da maggior tempo. È
stato infatti tradotto e diffuso in vari paesi europei ed
extracomunitari un ignobile libello che traccia un ritratto
fosco e pessimista dell’Italia, deturpandone ingiustamente
l’immagine che milioni di lavoratori sereni ed entusiasti
ogni giorno. Teatro dell’azione è la Lombardia, centro
produttivo del nostro paese, qua trasformato in un Far-west
caotico e mafioso dove imperversano sonde camorriste e un
potente boss fa rapire una povera ragazza mentre il clero
locale, codardo, non muove un dito. Il fidanzato della
ragazza si reca subito a delegare il suo diritto a un
giudice cialtrone e ambiguo (questa forse è la
parte migliore) e si trova poi invischiato in una serie
di disgustose avventure. Dapprima capita in un convento,
vera fogna di vizi, dove le suore se la fanno coi signorotti
locali, quindi partecipa a una manifestazione sindacale a
Milano, si ubriaca, insulta il governo, viene arrestato e
subito liberato da un aggressione leoncavallina alla polizia.
Intanto la rapita è prigioniera di un misterioso mandante,
di cui non si fa il nome, appartenente a chissà quale
(scusi la parola) loggia. Tutt’intorno, le condizioni igieniche
del paese, sempre secondo l’ignobile scribacchino, sono così
disastrose che scoppia una epidemia di peste. Il fidanzato ritrova
la giovane rapita la quale gli racconta che il Potente Senzanome
l’ha lasciata andare senza nemmeno sfiorarla. Lo stolido giovanotto
le crede, e un prete comunista benedice la sordida unione. In un
ipocrita lieto fine, il Senzanome si pente del suo passato e si
candida nelle file dei progressisti, mentre il giovane bandito e
la finta verginella si sposano in barba a ogni decenza. Il titolo
di questo libello, che scredita l’immagine dell’Italia e della
Lombardia nel mondo, è I Promessi sposi e l’autore,
tale Sandro Manzoni, è figlio di una relazione adulterina,
educato in ambienti giacobini, di idee voltairiane tardivamente
riciclate in un cattolicesimo da Prima Repubblica. Mi auguro che
lei riferisca subito al presidente di questo sconcio, affinché
libri simili non abbiano più a circolare né dentro
né fuori d’Italia, in quanto non permetteremo che pochi
scrittoruncoli come Manzoni abbiano a avvelenare la cultura del
Buongiorno, dei Tatarella, dei D’Onofrio, dei Castagna.

Per un futuro sempre più imbecille!

Distinti saluti,

il segnalatore Minculpop numero 1812

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